Servizio di home delivery, quali sono le regole per farlo legalmente?

Caterina Gastaldi

4 Agosto 2022 - 17:20

Chi vuole dare inizio a un servizio di home delivery deve rispettare alcune normative: ecco quali sono le regole da seguire.

Servizio di home delivery, quali sono le regole per farlo legalmente?

Se può sembrare un buon modo per aumentare i ricavi della propria attività - come nel caso della gestione di un ristorante con pochi coperti - dare inizio a un servizio di home delivery richiede anche il rispetto di specifiche normative, soprattutto per quel riguarda il rispetto degli standard sanitari.

Vediamo quindi cosa bisogna considerare nel momento in cui si decide di iniziare questo tipo di business e come muovere i primi passi per evitare problemi.

Chi può svolgere l’home delivery

La vendita di cibo con consegna a domicilio, quindi l’home delivery, può essere svolta da diverse realtà, in cui rientrano non solo i classici ristoranti. A seconda delle diverse tipologie di cibo di cui si parla (se confezionato come quello del supermercato o prodotto per essere consumato subito come accade nei ristoranti) a poter svolgere questo servizio sono:

  • supermercati e in generale i punti vendita di generi alimentari, discount compresi;
  • ristoranti, pasticcerie, gelaterie, bar, pub, e tutti gli esercizi simili.

Se durante la crisi della pandemia da Covid-19 non era necessario, per chi aveva deciso di svolgere questo tipo di attività, presentare la Scia al comune competente, ora si tratta di un obbligo da rispettare per poter cominciare questo tipo di attività.

Diverse tipologie di servizio

A volte l’home delivery viene confusa con altre tipologie di servizio simile, che però possono richiedere obblighi e competenze differenti.

Nello specifico infatti si può fare una distinzione tra:

  • delivery, ovvero consegna direttamente al domicilio dei clienti finali, che può essere fatta sia direttamente dall’esercente, sia appoggiandosi a servizi terzi che si occupano solo di questa fase;
  • take away, che prevede invece che sia il cliente a venire a ritirare quanto ordinato, telefonicamente, online, o di persona;
  • catering, che è un servizio fornito dalla ristorazione, direttamente dall’interessato;
  • drive through, che prevede l’ordinazione anche a distanza e il ritiro da parte del cliente. Si differenzia dal take away perché in questo caso il cliente non scende dall’auto.

C’è da segnalare anche il servizio di chef a domicilio, molto simile al catering.

Normativa sanitaria

Per poter svolgere il servizio di home delivery è necessario rispettare tutte le regole e le normative igienico-sanitarie riguardanti la trasformazione e la cucina degli alimenti.

Generalmente questo significa che realtà come ristoranti, bar, e locali, ma anche supermercati che si occupano della preparazione di piatti pronti da consumare, non hanno obblighi particolari, perché sono già stati assolti con l’apertura e la gestione del luogo in questione.

Per altri, come per esempio coloro che rientrano nel fenomeno delle “ghost kitchen", di cui parleremo a breve, è necessario che:

  • chi si occupa della preparazione degli alimenti abbia superato il corso, anche online, e ricevuto l’attestato HACCP;
  • gli alimenti vengano manipolati rispettando le regole previste, in spazi appositi, adibiti solo a questo tipo di operazione.

Inoltre è sempre fondamentale fornire ai clienti le informazioni riguardanti allergie e intolleranze, assicurarsi che i contenitori siano adatti al trasporto degli alimenti al loro interno inseriti, e che il trasporto venga fatto in sicurezza e rapidamente, entro la giornata.

Presentazione della Scia

Uno degli obblighi da rispettare nel momento in cui non si è ancora in regola per quel che riguarda le consegne a domicilio, è necessariamente la presentazione della Scia al comune di appartenenza.

Si tratta di una dichiarazione amministrativa che informa il comune dell’inizio di un’attività, permettendone quindi lo svolgimento. Il suo effetto è immediato e deve contenere al suo interno anche un’autodichiarazione che certifichi il possesso dei requisiti oggettivi e soggettivi.

Le attività di ristorazione devono presentare quella chiamata “Scia sanitaria", obbligatoria per tutte le attività che si occupano della manipolazione degli alimenti, che certifichi la presenza di tutti i requisiti richiesti per legge in questo caso.

Dark e ghost kitchen

Il fenomeno delle dark kitchen o ghost kitchen, non è ancora particolarmente diffuso in Italia, ma è pur sempre presente. Contrariamente a quanto potrebbe far credere il nome, non si tratta di nulla di illegale o pericoloso, a patto che vengano rispettati tutti gli adempimenti richiesti.

Le dark kitchen sono infatti quegli esercizi che si occupano solo ed esclusivamente della preparazione e dell’invio dei piatti ordinati a distanza, senza avere effettivamente un ristorante o un bar legato all’attività, similmente a una rosticceria.

A differenza della rosticceria però non esiste una parte fisica dedicata ai clienti, che possono fare ordinazioni solo online, e, tecnicamente, finché vengono rispettate tutte le richieste della legge, potrebbero anche essere svolte nella propria abitazione.

È sempre necessario l’invio della Scia sanitaria, il rispetto di tutte le regole previste per la ristorazione, lo spazio dedicato alla cucina professionale e che il personale adibito alla cucina degli alimenti sia in possesso dell’attestato HACCP.

Moca e prodotti monouso

Tutti coloro che offrono il servizio di home delivery devono occuparsi di inserire gli alimenti nei contenitori adatti. La normativa Moca è piuttosto articolata e complicata, poiché se è vero che esistono contenitori che sono considerati adatti al trasporto e alla conservazione degli alimenti, non è detto che un contenitore vada bene per tutto.

Bisogna infatti tenere conto della quantità di tempo che l’alimento passerà nel contenitore, della temperatura del cibo, oltre alla presenza di componenti liquide e solide, tipologia di trasporto, acidità o basicità dell’alimento. I ristoratori che offrono il servizio di home delivery devono assicurarsi di essere in regola anche su questo fronte.

Inoltre è fondamentale tenere in considerazione la normativa UE 904/2019 con cui il Parlamento Europeo e il Consiglio si sono impegnati a favorire la diminuzione e la messa al bando dei prodotti monouso entro il 2026, favorendo un’economia circolare.

Nel momento in cui si scelgono dei contenitori per il trasporto degli alimenti, bisognerà tenere conto delle nuove regole in atto.

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