Il BTP 5,75% ha la stessa scadenza del BTP Più che ha tassi fissi e crescenti, ma chi rende di più?

Stefano Vozza

23 Febbraio 2025 - 08:50

Rendimenti a confronto tra titoli di Stato del Tesoro pari durata ma differente struttura dei rendimenti: fissa e costante e fissa e crescente

Il BTP 5,75% ha la stessa scadenza del BTP Più che ha tassi fissi e crescenti, ma chi rende di più?

Per il neo bond retail del Tesoro a 8 anni in emissione in questi giorni, i giochi sono fatti. Come da previsione, gli importi complessivi e per contratto medio più alti si sono avuti a inizio settimana, per poi scendere progressivamente. Nulla di nuovo, dato che chi era convinto del fatto suo non ha perso tempo e ha solo atteso l’apertura dei mercati per passare all’acquisto.
Qui lo metteremo a confronto con un altro titolo del Tesoro pari durata residua del Più, ma dalla cedola più ricca. In particolare, il BTP 5,75% ha la stessa scadenza del BTP Più che ha tassi fissi e crescenti, ma chi rende di più?

I tassi definitivi fissi e crescenti del BTP Più

Al contrario delle previsioni, a collocamento concluso il MEF ha ritoccato la serie dei tassi minimi garantiti preannunciata venerdì 14. Pertanto il titolo pagherà il 2,85% annuo lordo (2,49375% netto) per il 1°, 2°, 3° e 4° anno, e il 3,70% annuo lordo (3,2375% netto) per il 5°, il 6°, il 7° e l’8°.
Dunque, il ritorno complessivo lordo dei primi 48 mesi è dell’11,40% (cedole trimestrali), e del 14,80% nei successivi 48. Invece sommando tutti i tassi definitivi e dividendoli per gli 8 anni di durata complessiva, ne viene fuori un ritorno medio lordo teorico del 3,275%. Si tratta di un +0,075% annuo lordo medio teorico in più rispetto a quello preannunciato alla vigilia del collocamento, venerdì 14.
Ora si tratta di attendere martedì 25, data di regolamento, godimento e debutto del titolo sul MOT, per vedere quale accoglienza gli riserverà il mercato. Che faranno i corsi, si porteranno subito sopra cento? Chi lo ha acquistato spera di sì, così intanto si assicura una potenziale plusvalenza in caso di urgente necessità di rivenderlo anzitempo. Chi è stato fermo spera invece il contrario, così da ritrovarsi a valutare un titolo dal rendimento maggiore rispetto al nominale annuo offerto dal MEF.

Il BTP con cedola del 5,75% lordo in scadenza il 25 febbraio del 2033

Poi c’è da dire che è stata allungata la durata, una scelta in genere più conveniente per il debitore. A scadenza, infatti, potrebbe ritrovarsi a restituire un capitale reale inferiore a quello del prestito iniziale. Non a caso le durate dei bond della famiglia Valore finora sono andate progressivamente salendo da un’emissione alla successiva. Si è partiti dai 4 anni del Valore 2027 e si è arrivati all’attuale 8 (ma c’è l’opzione call nel 2029), dato che il rimborso del prestito avverrà il 25/02/’33.
Restiamo sullo stesso timeframe e confrontiamolo con un altro bond del Tesoro (ISIN IT0003256820) emesso nel 2002 e in scadenza il 1° febbraio 2033. Pur essendo un trentennale in origine, oggi la sua durata residua che bene o male coincide con quella del Più. Tuttavia, essendo stato collocato in un’era in cui i tassi erano maggiori degli attuali e per una durata decisamente lunga, il BTP 1fb33 ha una cedola annua lorda del 5,75%. Al netto della ritenuta “scende” al 5,03125% (date di stacco cedola: 1° agosto e 1° febbraio), ma si tratta pur sempre di un payout robusto.
A farne le spese è il rendimento, inferiore al nominale per via dell’attuale prezzo sopra al valore di rimborso finale e pari a 117,08 centesimi (credito d’imposta: 1,82%). A questi corsi il rendimento effettivo lordo e netto a scadenza è, nell’ordine, del 3,35% e del 2,69%. La duration modificata del titolo, infine, è pari a 6,38 (dati: Borsa Italiana)

Il BTP 5,75% ha la stessa scadenza del BTP Più che ha tassi fissi e crescenti, ma chi rende di più?

Come sempre aldilà dei ritorni vanno ponderati altri elementi, non ultimo (anzi!) quello riguardante la certezza di portare a termine l’investimento. Si tratta di valutazioni tutt’altro che secondarie o irrilevanti. A differenza dei buoni fruttiferi, per esempio, qui la certezza del valore nominale sottoscritto lo si ha solo a scadenza.
A titolo di esempio, a inizio decennio il BTP 1fb33 quotava in area 150-160, per cui pensiamo a chi lo ha comprato a prezzi decisamente maggiore degli attuali. Se da un lato si è assicurato un ricco flusso cedolare, dall’altro dovrà gestire le dinamiche dei prezzi, dato che da qui al termine è quasi impossibile che il bond riveda i corsi del passato. Anzi, con il passare degli anni il titolo si porterà inesorabilmente verso 100, il valore di rimborso finale.
Diverso il discorso di chi lo ha sottoscritto in principio o a corsi non distanti dalla parità. Questi risparmiatori difficilmente liquideranno il titolo prima del termine (a loro non conviene) dato che quelle cedole oggi sono solo un lontano ricordo del passato.
Il BTP Più di questi giorni, invece, è nato a 100 e tra 4 anni darà modo di rivenderlo al Tesoro alla pari, incassando nel frattempo un flusso cedolare certo e noto a priori. Fermo restando che l’obbligazione è liberamente rivendibile a mercato, e ai prezzi di mercato, anche prima della scadenza intermedia e finale. Oggi, per esempio, nessuno dei 4 BTP Valore, alla cui famiglia appartiene il Più, prezza a 100 o al di sotto. Non male per chi li ha sottoscritti a suo tempo.

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