Perché doparsi è reato e cosa rischiano gli atleti che fanno uso di sostanze dopanti? Tutte le conseguenze secondo la legge.
Doparsi, oltre ad essere una condotta sportiva scorretta, è un vero e proprio reato con conseguenze penali gravi sia per chi assume le sostanze dopanti che per coloro che le producono e somministrano.
Oltre ai rischi legali, gli atleti che si dopano rischiano l’esclusione dalle competizioni e altre sanzioni stabilite dai regolamenti delle federazioni sportive.
Si considera doping sia l’assunzione di farmaci e integratori vietati che aumentano le prestazioni sportive sia alcune pratiche mediche come il doping ematico (il prelievo di una certa quantità di sangue) e le manipolazioni chimiche e fisiche dei campioni di urina prima delle gare.
Vediamo quali sono rischi e conseguenze del doping secondo la legge.
IL DOPING È REATO: LE SANZIONI
Cos’è il doping e come si definisce?
Il doping si definisce come l’uso o l’abuso di sostanze medicinali, sintetiche o naturali al fine di migliorare le prestazioni sportive. Si tratta di un modo rapido e scorretto per superare stanchezza e limiti fisici con effetti immediati sulle performance.
Perché doparsi è reato?
Doparsi costituisce un pericolo sia per la salute personale che pubblica, per questo è un reato punito dalla legge a prescindere dal verificarsi degli eventi dannosi (per questo in ambito giuridico si chiama “reato di pericolo”).
Che il doping sportivo sia reato è previsto dalla legge 376/2000 (“Disciplina della tutela sanitaria delle attività sportive e della lotta contro il doping”) dove sono elencate le sostanze e i metodi dopanti, le sanzioni penali per gli altri che si dopano e per chi gli procura e somministra le sostanze e l’obbligo per le federazioni sportive di adeguarsi ai divieti nazionali.
Secondo la legge 376/2000, costituiscono doping “la somministrazione o l’assunzione o la somministrazione di farmaci o di sostanze biologicamente o farmacologicamente attive e l’adozione o la sottoposizione a pratiche mediche non giustificate da condizioni patologiche e idonee a modificare le condizioni psicofisiche o biologiche dell’organismo al fine di alterare le prestazioni agonistiche degli atleti.”
Si tratta di un reato punito severamente (si rischia il carcere fino a 3 anni) perché, oltre a falsare i risultati sportivi e minare l’etica degli atleti, costituisce un grave rischio per la salute pubblica.
In quale reato incorre chi fa uso del doping?
Il reato commesso da chi si dopa è quello previsto all’articolo 586 bis del Codice penale, rubricato “Utilizzo o somministrazione di farmaci o di altre sostanze al fine di alterare le prestazioni agonistiche degli atleti”. Questa condotta, salvo che il fatto costituisca più grave reato, è punita con la reclusione da 3 mesi a 3 anni e la multa da 2.582 a 51.645 euro.
Queste le conseguenze penali per “chiunque procura ad altri, somministra, assume o favorisce comunque l’utilizzo di farmaci o di sostanze biologicamente o farmacologicamente attive, ricompresi nelle classi previste dalla legge... al fine di alterare le prestazioni agonistiche degli atleti, ovvero siano diretti a modificare i risultati dei controlli sull’uso di tali farmaci o sostanze.”
Quando un farmaco diventa doping?
È la legge a stabilire quando una sostanza si considera dopante e quindi vietata. Tra i farmaci si dividono tre categorie principali:
- quelli non espressamente vietati ma utilizzati per scopi diversi da quelli autorizzati;
- quelli vietati compresi nell’elenco del Ministero della Salute;
- alcune categorie di integratori.
Rientrano nella prima categoria i farmaci antinfiammatori non steroidei e i farmaci omeopatici, mentre tra i farmaci espressamente vietati per doping troviamo la Eritropoietina (e i suoi derivati), gli anabolizzanti e gli stimolanti.
Tra gli integratori alimentari sono vietati quelli che servono ad incrementare la massa muscolare o ridurre il grasso corporeo, migliorare velocità, resistenza e recupero fisico. Questi, non essendo farmaci, non sono elencati nelle sostanze dopanti da nessuna legge ma per essere immessi sul mercato richiedono una specifica autorizzazione ministeriale.
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