Il giorno dei dazi di Trump contro tutti è arrivato, cosa succede da oggi?

Violetta Silvestri

09/04/2025

Oggi i dazi reciproci di Trump entrano in vigore per tutti: cosa significa e come sta reagendo il mondo? I Paesi più colpiti e le contromosse.

Il giorno dei dazi di Trump contro tutti è arrivato, cosa succede da oggi?

Da oggi 9 aprile i dazi di Trump entrano in vigore per tutti.

Mentre gli Stati Uniti e la Cina si sono diretti verso una guerra commerciale totale e senza esclusione di colpi, intrappolati in un gioco ad alto rischio, la nuova ondata di tariffe contro i beni di decine di Paesi nel mondo diventa operativa. Con l’Europa coinvolta direttamente.

L’economia mondiale era stata scossa nel fine settimana scorso, quando sono entrate in vigore le tariffe del 10% negli Stati Uniti, che hanno innescato una drastica svendita sui mercati in tutto il mondo e alimentato i timori di una recessione.

I dazi sulle importazioni negli Stati Uniti da decine di economie sono ulteriormente aumentate dalla mezzanotte di mercoledì 9 aprile, con tariffe sui beni cinesi che hanno raggiunto un sorprendente 104%. Da oggi sono effettive anche tutte le altre aliquote, come quelle del 20% sull’Unione Europea, del 26% sull’India e del 49% sulla Cambogia.

La nuova tornata di dazi ha avuto un effetto immediato su alcuni mercati asiatici, con le azioni di Taiwan in calo del 5,8% nelle contrattazioni pomeridiane e l’indice di riferimento giapponese Nikkei crollato del 5%. Allo stesso tempo, lo yen si è apprezzato dell’1%, poiché gli investitori hanno cercato riparo dall’impatto del nuovo regime tariffario. L’indice di riferimento di Hong Kong, Hang Seng, ha perso l’1,6%, ma il mercato cinese sembrava aver superato la tempesta dopo gli interventi governativi. I prezzi del petrolio sono scesi ai minimi da oltre quattro anni.

C’è tensione e incertezza. Trump ha offerto agli investitori segnali contrastanti sul fatto che i dazi rimarranno in vigore a lungo termine, descrivendoli come “permanenti”, ma vantandosi anche del fatto che stanno funzionando come leva di pressione per spingere i singoli Paesi a negoziare. Ecco cosa cambia da oggi.

Dazi Trump contro tutti da oggi: cosa sta succedendo?

Da oggi, le importazioni da 86 Paesi sono ora soggette a tariffe doganali più elevate, che vanno dall′11% all′84%.

La Cina subirà dazi totali netti del 104% sulle sue merci esportate negli Stati Uniti. L’imponente nuova aliquota tariffaria riflette un dazio del 20% precedentemente imposto, un dazio aggiuntivo del 34% e un aumento del 50% firmato all’ultimo minuto da Trump martedì sera.

Dopo il dragone, il Lesotho è soggetto alla tariffa doganale più elevata applicata a una singola nazione nel nuovo ciclo di negoziati. Le esportazioni di questo Paese africano verso gli Stati Uniti sono soggette a un dazio del 50%.

Segue da vicino la Cambogia, con le importazioni da quella nazione soggette a tariffe del 49% a partire dl 9 aprile. Due dei vicini della Cambogia nel Sud-est asiatico, il Laos e il Vietnam, subiscono tariffe altrettanto drastiche, rispettivamente del 48% e del 46%.

In sintesi, le tariffe reciproche in vigore dal 9 aprile sono personalizzate per ogni Paese e si basano su una formula di calcolo discutibile e criticata dagli economisti, che divide il deficit commerciale dei beni per il doppio del valore totale delle importazioni.

I funzionari di Trump affermano che le nazioni colpite sono quelle che applicano tariffe più elevate sui prodotti statunitensi, impongono barriere “non tariffarie” al commercio statunitense o hanno comunque agito in modi che, a loro avviso, compromettono gli obiettivi economici americani.

Ecco un elenco dei principali partner commerciali soggetti a queste tariffe personalizzate (queste cifre includono la tariffa di base) da oggi 9 aprile:

  • Unione Europea: 20%
  • Vietnam: 46%
  • Thailandia: 36%
  • Giappone: 24%
  • Cambogia: 49%
  • Sud Africa: 30%
  • Taiwan: 32%

Sebbene la nuova tornata di tariffe applicate a livello globale riguardi la maggior parte dei beni esteri che entrano negli Stati Uniti, sono previste alcune eccezioni.

Secondo la scheda informativa della Casa Bianca, tra questi beni al momento esclusi rientrano rame, prodotti farmaceutici, semiconduttori, legname, lingotti, energia e “altri materiali specifici che non sono disponibili negli Stati Uniti”. Sono esentati anche gli articoli soggetti a una clausola del Codice degli Stati Uniti, ampiamente interpretati come «materiale informativo», comunicazioni e donazioni.

Le aliquote tariffarie non si applicano inoltre all’acciaio, all’alluminio, ai veicoli e ai componenti dei veicoli, ma questo perché sono soggetti a tariffe distinte del 25% su settori specifici.

Il presidente degli Stati Uniti ritiene che la sua politica rivitalizzerà la base manifatturiera americana perduta, costringendo le aziende a “delocalizzare” negli Stati Uniti. Ma molti esperti ed economisti si chiedono quanto velocemente – se mai – ciò possa avvenire, mettendo in guardia da un aumento dell’inflazione dovuto alla crescita dei prezzi spinti dai dazi.

Scott Bessent, segretario al Tesoro degli Stati Uniti, ha insistito sul fatto che le tariffe sono a livelli “massimi” e ha espresso fiducia che i negoziati le ridurranno.

Come stanno rispondendo i Paesi colpiti dai dazi?

Secondo un documento interno visionato da Politico, la Commissione UE sta valutando l’imposizione di tariffe fino al 25% su un’ampia gamma di esportazioni dagli Stati Uniti, per un valore di circa 22,1 miliardi di euro, sulla base delle importazioni dell’UE nel 2024.

L’elenco comprende materie prime agricole e industriali comuni, come soia, carne, tabacco, ferro, acciaio e alluminio, che colpiscono i settori americani che dipendono maggiormente dalle esportazioni transatlantiche.

In generale, stando alle indiscrezioni, una volta approvata la lista di beni USA da colpire, la prima serie di tariffe europee su prodotti come mirtilli rossi o succo d’arancia, inizialmente imposte dall’UE nel 2018 durante la prima presidenza Trump ma sospese nel 2021, entrerà in vigore il 15 aprile.

Dal 16 maggio si applicherà un dazio del 25% su un secondo lotto di prodotti importati, come acciaio, carne, cioccolato bianco e polietilene. Infine, il 1° dicembre entrerà in vigore un dazio del 25% su mandorle e soia.

Nel complesso, secondo l’analisi dei dati commerciali del 2024 condotta da Politico, i dazi dell’UE dovrebbero colpire fino a 13,5 miliardi di dollari di esportazioni dagli stati repubblicani.

La reazione di molti Paesi sottoposti alle tariffe è stata quella di pianificare dei negoziati con Trump. L Casa Bianca ha programmato dei colloqui con la Corea del Sud e il Giappone, due stretti alleati e importanti partner commerciali; la prossima settimana è prevista una visita del Primo Ministro italiano Giorgia Meloni.

Il vice primo ministro del Vietnam, il polo manifatturiero asiatico a basso costo colpito da alcuni dei dazi più elevati al mondo, incontrerà mercoledì più tardi il segretario al Tesoro di Trump, Scott Bessent. Altre nazioni stanno indirizzando il sostegno fiscale verso settori chiave dell’export, con la Corea del Sud che ha annunciato una serie di misure di emergenza per le case automobilistiche, tra cui tagli fiscali e sussidi.

L’attenzione massima è sulla Cina: il dragone non sembra intenzionato a negoziare, ma a dare battaglia contro i ricatti di Trump.

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