Il litio in Serbia diventa un caso. Cosa sta succedendo e cosa c’entra l’Europa?

Violetta Silvestri

19 Agosto 2024 - 12:17

La Serbia fornirà il litio necessario all’Europa per la rivoluzione green? La risposta è dubbia, mentre le proteste mandano in tilt il Paese, conteso tra Occidente e Russia.

Il litio in Serbia diventa un caso. Cosa sta succedendo e cosa c’entra l’Europa?

L’Europa a caccia di litio spera nella promettente miniera scoperta in Serbia. Ma qualcosa sta andando storto e il giacimento potrebbe non diventare mai operativo.

Sulle rive del fiume Jadar, in territorio serbo, da decenni si cerca questo minerale diventato indispensabile. Lì sono stati trovati ricchi depositi di “oro bianco” che, secondo alcune stime, potrebbero fornire fino al 90% del litio di cui l’Europa ha bisogno per alimentare la sua transizione verso trasporti senza emissioni.

Il gigante minerario anglo-australiano Rio Tinto è stato tra i primi cercatori, riuscendo a ottenere un permesso per sviluppare il giacimento Jadar nel 2017. Tuttavia, un’ondata di proteste due anni fa aveva bloccato il progetto.

Ora, la Serbia è di nuovo in mobilitazione e l’Europa non è semplice spettatrice. Sotto la pressione dell’Unione Europea, infatti, a cui la nazione serba aspira ad aderire, il governo ha cambiato idea a luglio, consentendo a Rio Tinto di rilanciare il progetto. La popolazione è tornata a protestare.

La multinazionale anglo-australiana afferma di aver già investito quasi 600 milioni di dollari per acquistare terreni, scavare 500 buche esplorative, commissionare studi e fare donazioni alla squadra di calcio locale e ad altre entità. Ma questa grande miniera di oro bianco potrebbe non attivarsi mai, mentre la corsa alle materie prime interroga sull’equilibrio tra costi e benefici per le comunità locali.

L’Europa a caccia di litio sconvolge la Serbia. Cosa succede?

Serbia in agitazione a causa del minerale più ricercato del momento. Manifestanti serbi si sono radunati per una protesta di massa lo scorso 10 agosto contro i piani di aprire la più grande miniera di litio d’Europa nella fertile valle di Jadar, nella parte occidentale del Paese, mentre anche la Cina, terzo produttore mondiale, sta cercando di mettere piede nella regione.

Le mobilitazioni sono alimentate dai timori per il drastico impatto ambientale dell’operazione pianificata da Rio Tinto.

Il Ministero delle miniere e dell’energia stima che la miniera, la cui apertura è prevista per il 2028, produrrà 58.000 tonnellate metriche entro il 2030, sufficienti per mettere le batterie in 1,1 milioni di veicoli elettrici. Rio Tinto ha stanziato 2,55 miliardi di $ (2,23 miliardi di €) per implementare il progetto.

Sulla scia di queste cifre, a luglio, il presidente serbo Vučić ha accolto con sfarzo il cancelliere tedesco Olaf Scholz e il responsabile del Green Deal dell’UE Maroš Šefčovič per firmare un accordo che formalizza il sostegno dell’UE alla miniera, insieme a diversi memorandum firmati con importanti case automobilistiche come Mercedes-Benz e Stellantis.

Solo due mesi prima, era stato riservato un benvenuto ancora più caloroso al presidente cinese Xi Jinping, con centinaia di serbi riuniti per salutarlo, sventolando bandiere cinesi e cantando lodi di una “ferrea amicizia” durante il suo primo viaggio in Europa dopo la pandemia di coronavirus.

La sete di litio è tanta, soprattutto per il suo impiego nell’industria automobilistica. Poiché i veicoli elettrici rappresentano una quota crescente delle vendite annuali di automobili (il 14,6% delle 10,5 milioni di unità vendute lo scorso anno in Europa, secondo l’associazione di categoria ACEA), il valore di mercato del carbonato di litio è destinato ad aumentare, anche se i prezzi sembrano essersi stabilizzati per ora a circa 13 dollari al chilo, dopo essere aumentati di cinque volte nel 2022.

Gli analisti di BMI parte di Fitch Group prevedono a fine giugno un aumento più modesto, ma comunque significativo, a poco più di 15 dollari quest’anno e poi 20 dollari nel 2025, con una produzione in aumento che soddisferà ampiamente la domanda.

Ma il prezzo sul mercato globale non è l’unica ragione per cui l’Europa vuole estrarre il materiale più vicino a casa: vuole evitare di dipendere da grandi fornitori esterni in un’epoca di crescente tensione geopolitica, come dimostra quanto stabilito dal recente Critical Raw Materials Act.

Le ambizioni estrattive serbe ed europee - oltre che cinesi - si traducono però in frustrazione popolare. Laa questione ha generato un’ondata di rabbia pubblica in Serbia, dove i timori che la miniera possa avvelenare l’aria e l’acqua hanno scatenato enormi proteste di piazza contro il presidente Aleksandar Vucic.

L’Europa ha bisogno del litio serbo

L’Europa ha un sacco di litio e più di 20 progetti di estrazione per il minerale in varie fasi di sviluppo, ha ricordato un’analisi del New York Times. Ma nessuno ha iniziato a produrre litio per batterie. Il gigantesco progetto in Serbia mirava a colmare proprio questa lacuna.

“Non esiste transizione verde in Europa senza questo litio”, ha affermato Chad Blewitt, responsabile delle operazioni serbe di Rio Tinto.

Un rapporto del Centro per gli studi strategici dell’Aja stima che, se si vuole raggiungere l’obiettivo della neutralità carbonica entro il 2050, l’Europa avrà bisogno di una quantità di litio 60 volte superiore a quella importata nel 2020 dalla Cina e da altri Paesi.

Michael Schmidt, esperto di litio presso l’Istituto federale tedesco per le geoscienze e le risorse naturali, ha affermato che l’Europa potrebbe riuscire a raggiungere i propri obiettivi senza le forniture dalla Serbia. Ma, ha detto, il progetto serbo è uno dei più grandi, ed è per questo che è così significativo.

Russia, Europa, Serbia: cosa c’è oltre la questione litio?

La miniera progettata in Serbia non ha solo scatenato l’ira degli agricoltori, degli ambientalisti e dei cittadini comuni, ma è anche diventata un campo di battaglia per procura nei tentativi dell’Occidente di sottrarre il Paese all’orbita della Russia, suo tradizionale alleato, e della Cina.

Non a caso, Mosca ha un forte sostegno tra i nazionalisti serbi più intransigenti e alcuni diplomatici e analisti affermano che sta fomentando i disordini per la miniera, stando a quanto riportato dal New York Times. Vucic, tuttavia, ha affermato che secondo Mosca l’Occidente sta orchestrando le proteste perché vuole rovesciarlo.

L’inchiesta sottolinea che tra coloro che hanno preso parte alle recenti manifestazioni nazionali contro Rio Tinto ci sono stati i leader di People’s Patrol, un gruppo ultranazionalista allineato con Mosca. Gli account dei social media noti per la diffusione di disinformazione russa sono stati attivi nel promuovere storie dell’orrore sulla miniera di litio pianificata.

Ma anche esponenti della sinistra e filoeuropei moderati si sono uniti alle proteste, esprimendo slogan contro un progetto che è diventato il fulcro di diverse critiche contro il governo. Inoltre, la fiducia del popolo serbo nell’Ue è crollata, secondo gli analisti, poiché le promesse dei leader del blocco di promuovere i valori democratici nel candidato all’adesione suonano sempre più vuote.

“L’UE si sta comportando in modo ipocrita, perché sta sostenendo un dittatore in Serbia che ha bloccato la magistratura, i media e tutto il resto, ma per loro è accettabile perché fornirà il litio di cui hanno tanto bisogno”, ha detto Nebojša Petković, leader della protesta di Gornje Nedeljice, un villaggio nella Serbia nordoccidentale situato nei pressi del sito principale della miniera in progetto.

Dietro il progetto minerario, quindi, si celano tante realtà e frustrazioni. E diversi interessi politici, in un contesto come quello attuale pieno di incertezze e nuovi equilibri tra potenze.

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