Inutile illudersi di portare via il risparmio ai cittadini cinesi, inducendolo ad affidare le loro risorse ai grandi Fondi di investimento americano: il partito comunista non lo permetterà mai.
Esiste un monopolio geopolitico, l’Unipolarismo statunitense, che il ventennio di globalizzazione, dal 2001 al 2022, ha messo a rischio: per un verso, è emerso un colosso economico come la Cina; e per l’altro, è ritornata alla ribalta la Russia che non è più confinata nel ruolo di potenza regionale dopo la dissoluzione dell’URSS e la diaspora dei ben tredici Stati dichiaratisi indipendenti e sovrani dalla subentrata CSI.
Il dinamismo di Cina e Russia, le strette relazioni economiche e politiche che intercorrono tra questi due Paesi, la creazione del Gruppo dei BRICS insieme a Brasile, India e Sudafrica, esteso dal 1° gennaio di quest’anno ad Arabia Saudita, Egitto, Etiopia, Emirati Arabi Uniti ed Iran, hanno lanciato una sfida che mette a rischio il monopolio dell’Unilateralismo statunitense: un ruolo che non si limita solo alla guida l’Occidente, rappresentato dai Paesi del G7, ma che assume il compito storico di assicurare insieme ai suoi Alleati, anche mediante l’uso della forza, l’ordine internazionale.
L’Unione Europea è stata cruciale in questa dinamica dirompente, perché per un verso aveva stretto legami di grande dipendenza energetica dalla Russia, e per l’altro si era accinta ad ipotizzare un ruolo di indipendenza strategica tanto nei confronti degli Usa che della Cina: l’ipotizzato Esercito europeo e gli investimenti consistenti nelle tecnologie di punta avrebbero dovuto rappresentare gli strumenti indispensabili per raggiungere questo obiettivo. [...]
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