Il petrolio corre, il balzo dei prezzi aiuta la Russia?

Violetta Silvestri

25/09/2023

I prezzi del petrolio sono in aumento, con conseguenze sulle principali economie mondiali. Cosa sta accadendo al greggio, quali previsioni e quanto la Russia può beneficiare di petrolio a 90 dollari?

Il petrolio corre, il balzo dei prezzi aiuta la Russia?

Il prezzo del petrolio continua a correre, preoccupando l’Occidente e sostenendo la Russia.

Con i benchmark ancora ampiamente sopra i 90 dollari al barile e in crescita, gli automobilisti pagano di più per la benzina e i camionisti e gli agricoltori di più per il diesel. L’aumento complica anche la lotta globale contro l’inflazione e alimenta le finanze di guerra della Russia.

Nella mattinata di lunedì 25 settembre, i futures sul Brent scambiano a 92 dollari al barile circa e quelli WTI a 90 dollari al barile. Entrambe le quotazioni sono in netto rialzo da quando l’Arabia Saudita ha deciso in modo unilaterale e al di fuori dell’Opec di tagliare la produzione di greggio fino alla fine dell’anno, con prezzi che si attestava a circa 74 (Brent) e 68 (WTI) prima della decisione.

Entrambi i contratti erano però crollati la scorsa settimana, dopo che l’atteggiamento aggressivo della Federal Reserve ha scosso i mercati finanziari globali e sollevato preoccupazioni sulla domanda. La questione di un’offerta limitata, però, rimane centrale e sta ora spingendo i prezzi del petrolio in alto. Con inevitabili conseguenze sull’economia mondiale e le casse della Russia.

Petrolio sempre più in alto, ecco perché

I prezzi del petrolio aumentano con gli investitori certi che i mercati petroliferi diventeranno sempre più rigidi.

Gli analisti sottolineano i segnali di una contrazione del mercato provocata dagli sforzi dell’Arabia Saudita e della Russia per restringere il flusso di petrolio e dei suoi derivati ​​verso il mercato globale. Alcuni osservatori ritengono che il petrolio potrebbe raggiungere i 100 dollari al barile sulla base di una domanda robusta e di un’offerta limitata. Ma questo non è l’unico punto di vista.

Il greggio è volatile, e anche se può superare brevemente i 100 dollari nei prossimi mesi, è improbabile che rimanga lì, ha affermato Jorge Leon, vicepresidente senior per i mercati petroliferi di Rystad Energy. Prevede prezzi in media intorno ai 90 dollari negli ultimi tre mesi dell’anno. Si tratta di un valore storicamente ancora elevato, ha affermato, sostenuto da una domanda “resiliente” di carburante per guidare e volare.

Un grafico Ispi mostra chiaramente quanto il livello delle quotazioni sia alto:

Prezzi petrolio dal 2019 Prezzi petrolio dal 2019 Balzo dalla guerra in Ucraina in poi

Da ricordare che la decisione dell’Arabia Saudita di ridurre la quantità di petrolio inviato ai mercati globali ha spinto i prezzi al rialzo. Il secondo fornitore mondiale della materia prima ha tagliato la produzione di 1 milione di barili al giorno da luglio e ha deciso questo mese di estendere il taglio fino alla fine dell’anno.

Anche la Russia ha allungato il proprio taglio di 300.000 barili al mese fino al 2023.

La scorsa settimana, inoltre, Mosca ha temporaneamente vietato le esportazioni di benzina e diesel verso la maggior parte dei Paesi al fine di stabilizzare il mercato interno, alimentando le preoccupazioni per una scarsa fornitura di prodotti, soprattutto per il gasolio da riscaldamento, mentre l’emisfero settentrionale si avvia verso l’inverno.

Negli Stati Uniti, intanto, il numero di piattaforme petrolifere operative è sceso di otto a 507 la scorsa settimana, il livello più basso da febbraio 2022, nonostante i prezzi più alti, come ha mostrato venerdì un rapporto settimanale di Baker Hughes.

Attenzione, però, a fattori di altra natura, che potrebbero fermare in parte i prezzi del petrolio. Una maggiore quantità di greggio iraniano potrebbe arrivare sul mercato mentre gli Stati Uniti “chiudono un occhio” sull’applicazione delle sanzioni per impedire un ulteriore aumento dei prezzi, ha detto Leon, vicepresidente senior per i mercati petroliferi di Rystad Energy. Ciò potrebbe aggiungere da 200.000 a 300.000 barili al giorno.

Inoltre, “gran parte dell’impennata dei prezzi oltre gli 85 dollari al barile è dovuta a un’ondata di denaro speculativo, mentre fondamentalmente c’è ancora molto petrolio nel mondo per soddisfare la domanda per ora”, ha affermato Gary Peach, analista dei mercati petroliferi presso Energy Intelligence.

“Riteniamo che il potenziale di rialzo del prezzo del petrolio sia praticamente esaurito e semmai prevediamo un potenziale di battuta d’arresto vista la debolezza dell’economia, ha invece sottolineato Thu Lan Nguyen, responsabile della ricerca sulle materie prime della Commerzbank.

Il greggio più costoso affonda gli Usa e aiuta la Russia

Il prezzo più alto del petrolio si traduce in costo maggiori per benzina e diesel, soprattutto negli Stati Uniti, dove circa la metà del prezzo alla pompa riflette quello delle quotazioni.

Anche in Europa, dove le tasse sul carburante sono molto più alte, l’impennata del Brent esercita una pressione negativa per i consumatori. In Italia, per esempio, i prezzi alla pompa sono schizzati a 2 euro al litro.

I prezzi medi negli Stati Uniti sono ancora ben al di sotto del record di 5 dollari al gallone registrato nell’estate 2022. Tuttavia, a 3,85 dollari al gallone, sono ancora in aumento di 15 centesimi rispetto a un anno fa.

Anche i prezzi del diesel sono balzati e questo danneggia gli agricoltori, che utilizzano molto diesel, e aumenta il prezzo dei beni di consumo trasportati su camion. Le economie occidentali, in generale, sono quindi danneggiate da queste fiammate dei costi del carburante, con il timore che l’inflazione trovi nuova linfa e costringa le banche centrali a essere più aggressive.

E la Russia? Il petrolio è la principale fonte di denaro per Mosca, quindi i prezzi più alti aiutano Cremlino a pagare la guerra e a contrastare le radicali sanzioni occidentali.

Il recente aumento dei prezzi del petrolio, insieme a una riduzione dello sconto che le sanzioni hanno costretto la Russia a offrire ai clienti asiatici, significa che Mosca guadagnerà “entrate significativamente maggiori da tali esportazioni”, ha affermato Benjamin Hilgenstock, economista senior presso la Kyiv School of Economics.

Le entrate aggiuntive potrebbero raggiungere circa 17 miliardi di dollari quest’anno e 33 miliardi di dollari l’anno prossimo, secondo l’esperto.

C’è da dire, comunque, che la Russia ha perso circa 100 miliardi di dollari di entrate petrolifere con il divieto di importazione dell’Unione Europea e il tetto massimo di 60 dollari al barile imposto dalle principali economie del Gruppo dei Sette, che impedisce agli assicuratori e ai caricatori occidentali di gestire prezzi del petrolio superiori a tale livello.

La Russia avrebbe però trovato sempre più modi per aggirare il limite, compreso l’utilizzo di una flotta di petroliere fantasma che mascherano la proprietà e l’origine del greggio che trasportano.

Eventuali proventi aggiuntivi dalle esportazioni aiutano a sostenere la valuta russa e ciò che può importare, compresi i componenti delle armi.

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