Le detenzioni di titoli di Stato italiani da parte di operatori stranieri sono condizionate da fattori che nulla hanno a che vedere con la solidità dei titoli o con le prospettive dell’economia.
Le famiglie italiane sono tornate ad investire direttamente in titoli di Stato: è un’ottima notizia, sotto tutti gli aspetti.
A settembre scorso, infatti, la consistenza delle detenzioni in titoli a medio e lungo termine delle Pubbliche Amministrazioni è arrivata a 207,6 miliardi di euro, una somma pari al 4% della ricchezza finanziaria delle famiglie, con un incremento di ben 92 miliardi rispetto al mese di settembre del 2022, quando le detenzioni erano state pari a 115 miliardi, una somma pari al 2,2% della ricchezza finanziaria. Quest’ultima percentuale aveva rappresentato una di quelle storicamente più basse mai registrate dal 1995, primo anno delle rilevazioni statistiche effettuate dalla Banca d’Italia.
Siamo dunque in presenza di un tendenziale raddoppio, dal 2,2% al 4%, della quota di ricchezza delle famiglie italiane che è detenuta in titoli di Stato, con una somma che a settembre scorso è stata inferiore in valori assoluti solo al livello record registrato nel marzo del 2013, prima del tracollo dovuto al temuto collasso dell’euro, quando le detenzioni erano arrivate a 154 miliardi di euro, un ammontare che anche allora era stato pari al 4% della ricchezza. [...]
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