In Europa la disinflazione non è iniziata. E la Bce tuona da falco

Violetta Silvestri

17/02/2023

I mercati stanno sottovalutando la persistenza dell’inflazione e la Bce sarà ancora aggressiva: queste le ultime parole di Schnabel, dell’Eurotower. L’allarme è chiaro: la disinflazione non c’è.

In Europa la disinflazione non è iniziata. E la Bce tuona da falco

Che ci sia una tensione tra falchi e colombe nella Bce ormai è palese. Non è un caso, infatti, che all’indomani dei toni più prudenti di Panetta siano arrivate le parole del membro del Comitato esecutivo Schnabel, con toni tutt’altro che cauti.

Gli investitori rischiano di sottovalutare la persistenza dell’inflazione e la risposta necessaria per portarla sotto controllo, ha ribadito la funzionaria Bce.

“Siamo ancora lontani dal rivendicare la vittoria”, ha detto in un’intervista su Bloomberg Schnabel, citando la forza delle pressioni sui prezzi sottostanti e gli aumenti salariali più rapidi. “La reazione dell’economia agli aumenti dei tassi di interesse potrebbe rivelarsi più debole rispetto agli episodi precedenti e, se ciò dovesse accadere, potremmo dover agire con più forza.”

A questo punto non solo il rialzo da 50 punti base appare scontato a marzo, ma si profila un braccio di ferro importante in Eurozona per i prossimi incontri. Il clima è di una lotta ancora aspra a colpi di costo del denaro in aumento.

La disinflazione in Europa non c’è: lo dice la Bce

Da chiarire, innanzitutto, che per disinflazione si intende un decremento del tasso di inflazione, che certifica un rallentamento della crescita dei prezzi. Il fenomeno è più che mai atteso in Eurozona, ma non si intravede nemmeno al momento.

A dichiararlo è Isabel Schnabel: “Un ampio processo di disinflazione non è nemmeno iniziato.”

La frase ha un effetto dirompente, poiché significa che la strada aggressiva della Bce è ancora lunga. Nello specifico, Schnabel, che è il funzionario della Bce responsabile dei mercati e uno dei membri più falco del Comitato esecutivo, ha suggerito che è improbabile che i responsabili politici giudichino soddisfacenti le prospettive di inflazione quando rilasceranno nuove proiezioni a marzo.

“Un aumento di 50 punti base il mese prossimo è necessario praticamente in tutti gli scenari plausibili”, ha affermato, insistendo sul fatto “che non c’è incoerenza tra il nostro principio di dipendenza dai dati e queste intenzioni perché è molto improbabile che i dati in arrivo mettano in dubbio questa intenzione”.

Mentre l’inflazione primaria nella zona euro a 20 nazioni è diminuita più rapidamente del previsto insieme ai costi energetici, gli indicatori che escludono le componenti volatili sono ancora aggrappati a livelli record e questo è il punto di osservazione privilegiato dalla Bce.

I salari, per esempio, sono una preoccupazione. Le previsioni per un aumento delle retribuzioni fino al 5% nei prossimi anni sono elevate e impattano negativamente sul target di inflazione del 2% della banca.

“La crescita dei salari è aumentata notevolmente”, ha affermato Schnabel. “Data una durata più lunga dei contratti salariali rispetto agli Stati Uniti e un processo di contrattazione più centralizzato, ci si potrebbe aspettare che la crescita dei salari nell’area dell’euro sia più persistente.”

In più, Schnabel non è così sicura che l’attuale posizione degli oneri finanziari stia limitando la crescita ( e quindi la crescita dei prezzi).

“Non è così facile giudicare se le nostre misure siano già restrittive”, ha affermato, sostenendo che il costo del denaro ha svolto finora solo un ruolo molto piccolo nel frenare l’appetito delle banche a prestare.

Ha anche evidenziato che il passaggio dai mutui a tasso variabile a quello fisso, scadenze obbligazionarie più brevi o più lunghe, un forte mercato del lavoro e investimenti per far avanzare la transizione verde significano che l’economia potrebbe essere meno reattiva alla politica della Bce.

I mercati monetari hanno rafforzato le scommesse sull’aumento dei tassi dopo le osservazioni di Schnabel, prezzando un picco del 3,72% del tasso sui depositi entro la fine del terzo trimestre e rimuovendo quasi tutte le scommesse sui tagli nel 2023.

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