Cibo e acqua possono innescare crisi, o addirittura conflitti, in Europa: è questo l’ultimo allarme lanciato dall’Ue. La scarsità alimentare e idrica può sconvolgere anche i Paesi più sicuri.
In Europa può scoppiare una crisi alimentare e una guerra dell’acqua? Gli scenari sono estremi, ma non più considerati impossibili.
La scarsità idrica rischia di innescare un conflitto tra i Paesi dell’Unione Europea impreparati a un mondo che si riscalda, avverte l’esecutivo europeo secondo un documento trapelato ottenuto dal Politico.eu.
Il settore alimentare, inoltre, è continuamente sottoposto alle pressioni dei cambiamenti climatici che stanno già impattando sulla resa produttiva di importanti materie prime agricole. Gli effetti nefasti di questi cambiamenti potrebbero giungere in Europa molto presto, anche se finora il vecchio continente ha mostrato di godere di una sicurezza alimentare solida. I timori di sconvolgimenti crescono ogni giorno di più e qualcuno a Bruxelles si è lasciato andare a ipotesi apocalittiche: “Carenza alimentare in Europa? L’unica domanda è quando, ma non ascoltano”.
Il mese scorso circa 60 funzionari dell’Unione Europea e del governo, esperti di sicurezza alimentare, rappresentanti dell’industria e alcuni giornalisti si sono riuniti per affrontare la possibilità di una crisi del cibo in piena regola tra i Paesi europei.
Si avverte l’urgenza di agire per evitare il peggio anche nelle aree del mondo meno vulnerabili: una guerra del cibo e dell’acqua può davvero colpire tutti, anche l’Europa.
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L’acqua è un problema per l’Europa. Sarà crisi idrica?
In un comunicato della Commissione europea visionato dai giornalisti di Politico.eu si implorano i Governi dell’Ue affinché velocizzino il ritmo nei loro preparativi per contrastare il cambiamento climatico. L’avvertimento suona come drammatico e urgente e vuole, probabilmente, esortare i Governi a non sminuire la grande iniziativa sul clima dell’Ue in vista delle elezioni di giugno in tutto il blocco.
In una bozza senza data del testo, stando alle anticipazioni, la Commissione identifica la carenza idrica come un problema che minaccia quasi ogni aspetto della vita: il cibo che mangiamo, l’acqua che beviamo e le infrastrutture che alimentano le attività economiche.
“Questi rischi possono manifestarsi in molteplici forme, alcune delle quali includono… una maggiore concorrenza sulle risorse idriche in tutti i settori e usi, compreso il potenziale rischio di conflitti all’interno e tra gli Stati membri sulle risorse idriche transfrontaliere”, afferma la bozza.
Alcune regioni stanno già litigando sulle forniture. In Spagna, la Catalogna colpita dalla siccità sta cercando di convincere il governo centrale spagnolo a deviare l’acqua del fiume dalla vicina Aragona, alimentando le tensioni politiche. L’anno scorso in Francia si sono verificati violenti scontri sui progetti di serbatoi d’acqua.
La missiva della Commissione accompagnerà la prima valutazione europea del rischio climatico, un rapporto completo dell’Agenzia europea dell’ambiente (AEA) che sarà pubblicato lunedì 11 marzo.
L’aumento degli eventi estremi legati alle acque, come inondazioni e siccità, è solo una delle minacce climatiche che l’Europa deve affrontare. La valutazione dell’AEA “ha individuato 36 rischi chiave per l’Europa, molti dei quali già a livelli catastrofici e di elevata urgenza”, afferma il documento della Commissione, senza fornire ulteriori dettagli.
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Per quanto riguarda le specifiche minacce sull’acqua, la Commissione stima anche che l’Ue potrebbe dover affrontare 1.600 miliardi di euro di danni annuali derivanti dalle inondazioni costiere. Dal 1980, siccità e inondazioni sono costate all’Europa rispettivamente circa 9 miliardi e 170 miliardi di euro l’anno.
La guerra del cibo esploderà in Europa
Le forze combinate di El Niño e La Niña hanno paralizzato la produzione di soia in America Latina. I coltivatori di grano ucraini e russi sono entrati in guerra. L’Indonesia ha vietato le spedizioni di olio di palma verso l’Europa, mentre la Cina è affamata di raccolti. La regione mediterranea sta diventando sempre più simile a un deserto.
In questo contesto di innegabili e allarmanti cambiamenti, nemmeno la ricca Europa è più al sicuro per quanto riguarda l’approvvigionamento di cibo. Per questo, a Bruxelles se ne comincia a parlare in modo serio.
Nell’arco di quattro anni, molteplici shock hanno scosso il modo in cui il cibo viene coltivato, distribuito e consumato. La pandemia, l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia e le interruzioni sulle principali rotte marittime hanno colpito le catene di approvvigionamento e fatto lievitare i prezzi. Il clima irregolare ed estremo ora impatta regolarmente l’agricoltura. I funzionari non si chiedono più quando potrebbe arrivare una crisi alimentare, ma piuttosto quante crisi potranno affrontare contemporaneamente.
Apparentemente l’Europa è in una posizione invidiabile. È uno dei maggiori fornitori mondiali di prodotti alimentari, dai cereali ai latticini, fino alla carne di maiale e all’olio d’oliva, con alcuni dei livelli di insicurezza alimentare più bassi. In media, nel 2021 solo il 14% della spesa delle famiglie è stata destinata al cibo, rispetto al 60% circa della Nigeria e al 40% dell’Egitto. Il Global Food Security Index classifica regolarmente i Paesi europei come i più sicuri al mondo.
Tuttavia, ci sono vulnerabilità. Gli eventi meteorologici e climatici colpiscono regolarmente gli agricoltori, costando all’Europa più di 50 miliardi di euro in perdite economiche nel 2022. Il costo dei fertilizzanti e dell’energia necessari per coltivare i raccolti e mantenere in funzione le serre è aumentato vertiginosamente in seguito all’invasione russa dell’Ucraina.
Lo scenario potrebbe peggiorare nel 2025. Proprio in Europa. D’altronde, i trattori sono già in marcia con proteste che segnalano falle nel sistema agricolo europeo.
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