Grazie a un’inchiesta realizzata dalla trasmissione Report, sono state analizzate 32 acque minerali italiane dove stridono le differenze con i limiti concessi a quelle di rubinetto.
Quanto sappiamo in Italia delle acque minerali che beviamo? Questa è la domanda che si è posta la trasmissione di Rai Tre Report, che ha realizzato un’inchiesta condotta dalla giornalista Claudia Di Pasquale.
La storia parte alcuni anni fa, quando nel 2010 l’università del Sannio realizzò uno studio sulle acque minerali italiane che poi confluì in un’indagine europea dove si venne a realizzare una sorta di atlante riguardante il continente.
La ricerca degli studiosi aveva una matrice scientifica, in quanto studiando le acque che sgorgano dalle nostre sorgenti, si poteva così studiare la conformazione del sottosuolo delle zone interessate.
A stridere all’epoca furono le differenze di valori e di limiti tra le acque minerali e quelle che escono dal nostro rubinetto, con molte bottiglie che troviamo nei nostri supermercati che non avrebbero potuto superare i test di potabilità riservati alle acque delle case o delle fontane.
Report così ha deciso di ripetere questa indagine, facendo analizzare dal British Geological Survey 32 acque minerali tra quelle più famose in Italia. Il risultato è che rispetto al 2010 la situazione è rimasta identica, soprattutto per quanto riguarda le etichette delle bottiglie nei supermercati.
Acque minerali, l’inchiesta di Report
Dal servizio sui diamanti come investimenti sicuri fino a quello sulla presunta maxi tangente Eni in Nigeria, da sempre Report spazia in tutti i vari campi della nostra società per indagare su vicende poco chiare.
Questa volta sotto la lente d’ingrandimento della trasmissione di Rai Tre, che ha appena concluso la sua prima stagione senza la sua ideatrice e conduttrice storica Milena Gabanelli, è finita l’acqua minerale.
Per fortuna va subito precisata una cosa: tutte le acque italiane analizzate, così come avvenne nel 2010, rispettano in toto tutti i parametri imposti dalla legge, risultando anche tra le migliori d’Europa.
Lascia un pochino perplessi invece la differenza tra i limiti imposti alle acque potabili delle nostre case e a quelle che troviamo in bottiglia nei supermercati che, se dovessero uscire dal nostro rubinetto, in molte non risulterebbero potabili.
Questo perché per legge l’acqua minerale deve essere imbottigliata alla fonte, senza quindi ricevere tutti i trattamenti di potabilità riservati invece a quella che esce dai nostri rubinetti e dalle nostre fontane.
L’essere naturale e non trattata quindi comporta che alcuni parametri siano più permissivi, quanto a volte addirittura non previsti, per le acque in bottiglia rispetto a quelle potabili di casa nostra.
Ad esempio per il metallo leggero berillio non sono previsti limiti, mentre per elementi come manganese, alluminio, ferro e arsenico i parametri sono diversi: per la percentuale di queste sostanze presenti, molte acque minerali non potrebbero uscire dal nostro rubinetto.
Le percentuali di questi elementi poi non vengono neanche inserite nelle etichette, anche se come è bene ricordare nessuna delle acque analizzate risulta superare i limiti imposti dalla legge.
Il fatto però che l’Italia sia il secondo paese al mondo, dietro il Messico, in quanto a consumo di acqua minerale in bottiglia, dovrebbe spingere il governo a legiferare per delle etichette più esaustive possibili, così che ogni consumatore possa farsi un’idea totale del tipo di acqua che si sta apprestando a comprare e a bere.
Il servizio di Report sulle acque minerali è disponibile sul sito della Rai.
© RIPRODUZIONE RISERVATA