Sport e indennità di maternità: dal 2020 anche nel ciclismo le atlete donne potranno contare su uno stipendio minimo garantito in caso di gravidanza
L’indennità di maternità arriva anche nel ciclismo. Già a partire dalla prossima stagione, le squadre pagheranno le atlete donne anche quando non potranno correre perché in gravidanza.
È questa la più importante delle dodici novità, presente nell’articolo 12, introdotte nei regolamenti delle corse su strada lo scorso novembre dall’UCI, l’organo di governo mondiale del ciclismo.
Alcune delle altre modifiche apportate ai regolamenti: rafforzamento delle regole sull’abbigliamento, aumento dei punti da 500 a 600 per le vittorie delle Classiche Monumento previste nel WorldTour, novità per il ranking mondiale e nuove modifiche del sistema delle divisioni.
Indennità di maternità nel ciclismo: come funziona
L’indennità di maternità è l’ultima mossa dell’UCI per rendere le corse femminili e, di conseguenza il Women’s World Tour, più professionali e segue la notizia che saranno introdotti salari minimi.
Ecco cosa prevede la nuova regola:
“Un corridore temporaneamente impedito ad esercitare la sua attività di ciclista a causa della gravidanza ha diritto al 100 per cento del suo stipendio per un periodo di tre mesi e il 50% del loro stipendio per un altro periodo di cinque mesi e l’importo da pagare non può essere inferiore al salario minimo stabilito. Questo diritto cesserà alla fine della gravidanza o del contratto”.
Più nel dettaglio, le donne che corrono per i team WorldTour avranno diritto a uno stipendio minimo che aumenterà di anno in anno:
- 2020: € 15.000
- 2021: € 20.000
- 2022: € 27.500
Indennità di maternità negli altri sport
Il ciclismo non è l’unico sport ad aver detto di sì all’indennità di maternità per le atlete donne. Dal 2018 infatti è stato istituito presso l’Ufficio per lo sport della Presidenza del Consiglio dei Ministri il “Fondo Unico a sostegno del potenziamento del movimento sportivo italiano”, che permette alle atlete donne di avere un riconoscimento economico durante il periodo di gravidanza.
Per il fondo sono stati stanziati tre milioni di euro per il 2018, mezzo milione nel 2019, uno nel 2020 e per gli anni successivi a regime. Esso quindi prevede un contributo di mille euro al mese fino ad un massimo di dieci per tutte quelle donne che interrompono le attività sportive perché in gravidanza.
Dal provvedimento sono escluse quelle atlete che svolgono un’attività lavorativa che già prevede una tutela della maternità e quelle che appartengono ai gruppi sportivi militari o ad altri gruppi che garantiscono una tutela previdenziale per le future mamme.
Ecco le associazioni che hanno partecipato attivamente a questa riforma: l’AIC (Associazione Italiana Calciatori), la GIBA (Associazione Giocatori Italiani Basket) e la AIPAV (Associazione Pallavolisti).
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