Gli ultimi dati Istat hanno mostrato una crescita dell’industria in Italia. Tra le incertezze sulla variante Omicron e la crisi energetica con i prezzi alle stelle, il settore non è fuori pericolo.
L’attività dell’industria in Italia cresce: questo è emerso dai dati Istat di novembre.
La produzione industriale ha registrato un +1,9% rispetto al mese precedente, quando la rilevazione era stata negativa a -0,5%.
Manifattura ed energia hanno guidato il balzo, che fa ben sperare sulla crescita in Italia, ma allo stesso tempo cela ostacoli alla piena ripresa delle attività.
Uno di questi, il più difficile al momento da superare, è il caro elettricità che sta mettendo in ginocchio le produzioni di importanti settori del Made in Italy.
Per questo, l’industria italiana rischia un vero shock: luci e ombre della ripresa.
Industria italiana: i segnali della ripresa
Il commento Istat sui dati resi noti per il mese di novembre è stato esplicito:
“A novembre la produzione industriale torna a crescere in termini congiunturali, dopo il calo del mese precedente; il livello dell’indice supera del 3,1% il valore di febbraio 2020, mese antecedente l’inizio dell’emergenza sanitaria. Anche la dinamica congiunturale nella media degli ultimi tre mesi registra un aumento. Tutti i principali settori di attività crescono su base mensile, con un incremento più ampio per il settore dell’energia”
Rispetto al mese precedente, tutti i principali raggruppamenti di industrie hanno evidenziato risultati positivi: l’energia (+4,6%), i beni strumentali (+2,0%), i beni di consumo (+1,7%) e i beni intermedi (+0,8%).
Dinamici sono stati anche i settori bevande e costruzioni, spinti in parte dai bonus. In generale, come sottolineato da Andrea Volpi, economista di Intesa Sanpaolo, sul Corriere “ in Italia le strozzature all’offerta appaiono meno severe rispetto ad altri Paesi.”
Sulla stessa scia Fedele De Novellis, partner di Ref Ricerche: “l’industria italiana nel suo complesso ha dimostrato grande dinamismo nel ‘21 e nonostante l’assenza nell’informatica e la crisi dell’abbigliamento ha saputo tenere il campo.”
Un buon recupero della domanda interna e lo sprint dell’export hanno contribuito a stimolare l’industria.
Lo shock energia alle porte per l’industria
Il vero ostacolo al comparto industriale italiano resta uno solo: il rincaro energetico, con il gas alle stelle.
Secondo Confindustria, nel 2022 le imprese potrebbero spendere 37 miliardi di euro per l’elettricità.
Il vicepresidente dell’organizzazione per le filiere e le medie imprese, Maurizio Marchesini, ha commentato lapidario al Corriere:
“Lo shock energetico è un problema per tutte le filiere, il rischio che corriamo, oltre al blocco della produzione che sta già avvenendo in alcuni settori, è che le aziende spostino altrove la produzione. Il mondo della ceramica, della carta e il siderurgico stanno fermando gli impianti o producendo a ritmi molto ridotti”
A rischio tutto il sistema produttivo, anche quello delle piccole e medie imprese. Intanto, i venti contrari all’abbassamento del prezzo del gas soffiano, con origine soprattutto dal confine Russia-Ucraina.
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