Il dato preliminare di settembre non lascia dubbi: l’inflazione in Eurozona continua a galoppare, raggiungendo il 10%. La doppia cifra non era stata prevista, ma ora aumenta la pressione sulla Bce.
Non c’è tregua per l’inflazione in Europa. I dati preliminari di settembre hanno mostrato un nuovo record per l’aumento dei prezzi al consumo della zona euro: +10% annuale.
La crisi economica della regione si è intensificata con la prima lettura in assoluto dell’inflazione a due cifre, esercitando pressioni sulla Banca centrale europea affinché continui ad aumentare i tassi di interesse in modo aggressivo.
Pochi giorni fa proprio Christine Lagarde ha sottolineato che la priorità dell’Eurotower resta la lotta contro l’impennata dei prezzi, con il pericolo del rallentamento della crescita valutato secondariamente.
Secondo gli analisti, quindi, questi ultimi dati si stanno rilevando fondamentali nel giustificare l’aggressività dei mesi scorsi nel guidare lo slancio verso ampi rialzi dei tassi prossimi, incoraggiando le richieste di un altro grande intervento alla prossima riunione Bce il 27 ottobre.
Inflazione al 10% in Eurozona: tutti i dati
I prezzi al consumo nella lettura preliminare di settembre e per l’area euro sono aumentati del 10% rispetto a un anno fa, secondo i dati Eurostat. È un rialzo maggiore della previsione mediana del 9,7% in un sondaggio Bloomberg tra gli economisti e segna il quinto mese consecutivo in cui il risultato ha superato il consenso.
Energia e cibo ancora una volta hanno trainato l’inflazione, anche se una misura di fondo che li esclude ha anche superato le stime raggiungendo il massimo storico del 4,8%.
Nel dettaglio, come si legge sul comunicato Eurostat: osservando le componenti principali dell’inflazione nell’area dell’euro, si prevede che l’energia avrà il tasso annuo più elevato in assoluto a settembre (40,8%, rispetto al 38,6% di agosto), seguito da cibo, alcol e tabacco (11,8%, rispetto a 10,6% ad agosto), beni industriali non energetici (5,6%, contro il 5,1% di agosto) e servizi (4,3%, rispetto al 3,8% di agosto).
Da evidenziare che i balzi maggiori dell’inflazione annuale a settembre (preliminare) sono emersi in questi Paesi (indici armonizzati):
- Estonia: +24,2%;
- Lettonia: +22,4%;
- Lituania: +22,5%;
- Paesi Bassi: +17,1%;
- Slovacchia: +13,6%;
- Grecia: +12,1%;
- Belgio: +12,0%
- Austria: +11,0%
- Germania: +10,9%
L’Italia non ha varcato ancora la crescita a doppia cifra, fermandosi nella stima dell’indice armonizzato a +9,5%, che rappresenta comunque un record. Ad aumentare sono soprattutto i beni del carrello della spesa.
La Bce alle strette: la politica resterà aggressiva a lungo?
I funzionari Bce hanno intensificato la loro aggressività con una mossa da falco nelle dimensioni l’8 settembre, cercando però di differenziare l’esperienza della zona euro da quella degli Stati Uniti e insistendo sul fatto che l’inflazione nella loro regione è molto più guidata dall’offerta che dalla domanda.
Anche tenendo come base questa visione, comunque, i responsabili politici saranno nervosi all’ennesima lettura di livelli inflazionistici record. Boris Vujcic, il governatore della banca centrale croata che entrerà a far parte del Consiglio direttivo della BCE a gennaio, ha avvertito in un’intervista pubblicata questa settimana che “quando l’inflazione è alta, quando si avvicina a livelli a due cifre, può diventare una malattia in sé.”
Con la questione delle forniture di gas russo in Europa e l’inverno che si avvicina, l’Europa si sta preparando a mesi ancora più difficili. Gli aumenti dei prezzi possono accelerare ulteriormente in alcuni Paesi, mentre le recessioni stanno diventando sempre più probabili.
Lunedì i funzionari OCSE hanno alzato la loro proiezione per l’inflazione della zona euro il prossimo anno di 1,6 punti percentuali al 6,2%, superando notevolmente le prospettive della Bce. Ore dopo, la presidente Christine Lagarde ha ribadito che anche i suoi funzionari vedono il pericolo di un risultato più elevato.
“I rischi per le prospettive di inflazione sono principalmente al rialzo...Prevediamo di aumentare ulteriormente i tassi di interesse nei prossimi incontri per smorzare la domanda e proteggerci dal rischio di un persistente spostamento al rialzo delle aspettative di inflazione”, ha sottolineato Lagarde.
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