L’inflazione elevata è pur sempre un normale fenomeno ciclico dell’economia: è inutile quindi cercare di cronometrare i propri investimenti.
C’è stato un tempo in cui le banconote appena incassate dovevano esser spese per evitare che il giorno seguente perdessero di valore ma, in un continuo susseguirsi di nuove emissioni, molte ormai prive di valore venivano destinate direttamente al macero o utilizzate come carta da parati o bruciate direttamente nelle stufe. E stessa sorte toccava ai francobolli o altri valori bollati. Non siamo a Weimar nell’autunno del 1923, ma quelle immagini che ritroviamo nelle foto dell’epoca, nelle Opere e nelle Poesie di Bertolt Brecht o nell’architettura Bauhaus, riecheggiano nella nostra memoria, riempiendo l’animo di angoscia.
Weimar è lontana, è vero, tuttavia echeggiano strane coincidenze, quando troviamo oggi un’Europa politicamente debole ed una classe politica inadeguata, una Guerra in corso ed il proliferare di una cultura nazionalista che non ha alcun senso in quel Mondo globale che stavamo costruendo. Qualcosa è cambiato, ma peggio dell’inflazione c’è solo la paura dell’inflazione.
L’inflazione è il tema dominante del quale si sente parlare ogni giorno da inizio 2022, qualcuno ha iniziato a preoccuparsene solo il 24 febbraio dello scorso anno quando, nel cuore della notte, ha visto i future crollare ed ha capito che le truppe russe che si erano addensate sul confine dell’Ucraina, avevano superato arbitrariamente il confine, dando avvio a quella “Operazione Speciale” cosi improbabile in un Mondo Globalizzato, governato dalle leggi dell’Economia e proiettato com’era verso un’inesorabile crescita senza confini e sempre più ampia e capillare, quasi si trattasse dell’espansione dell’Universo. [...]
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