Inflazione Usa ancora alta: mercati in tilt e Fed sempre più falco

Violetta Silvestri

13/10/2022

Si attende una Fed ancora aggressiva dopo la lettura dei dati dell’inflazione Usa: i prezzi non sono scesi e hanno mostrato un andamento ancora preoccupante verso il rialzo.

Inflazione Usa ancora alta: mercati in tilt e Fed sempre più falco

Inflazione Usa ancora calda secondo la lettura dei numeri odierni.

I futures azionari statunitensi sono crollati e i rendimenti dei Treasury sono aumentati dopo che i dati sull’inflazione hanno superato le stime, suggellando le aspettative per un altro forte aumento dei tassi di interesse. Il dollaro si è rafforzato.

I futures sull’S&P 500 hanno cancellato un guadagno dell’1% e sono scivolati di oltre il 2% dopo che i dati hanno mostrato prezzi al consumo ancora in aumento. Le scommesse su una Federal Reserve falco, con tassi più alti di tre quarti di punto percentuale ìil mese prossimo si stanno intensificando.

Il rendimento dei Treasury a due anni è balzato di 15 punti base e quello del titolo decennale di oltre il 4%. L’indice del dollaro ha aggiunto lo 0,4%.

Di quanto è aumentata - ancora - l’inflazione Usa?

L’indice dei prezzi al consumo negli Stati Uniti è cresciuto a un ritmo dell’8,2% il mese scorso rispetto a settembre 2021, in nuovi dati che potrebbero consolidare la percezione che Washington non sia riuscita a ridurre l’inflazione prima delle elezioni di medio termine di novembre.

La misura CPI core, che elimina i costi volatili dell’energia e dei generi alimentari, è balzata del 6,6% su base annua il mese scorso, più velocemente del tasso del 6,3% di agosto, segno che le pressioni inflazionistiche di fondo stavano ancora accelerando.

Rispetto ad agosto 2022, l’IPC complessivo è incrementato dello 0,4% mentre la misura principale è aumentata dello 0,6% su base mensile.

L’indice alimentare ha mostrato un +0,8% per il mese, lo stesso di agosto, e un +11,2% rispetto a un anno fa.

Tale aumento ha contribuito a compensare un calo del 2,1% dei prezzi dell’energia che includeva un ribasso del 4,9% della benzina. I prezzi dell’energia sono aumentati però in ottobre, con il prezzo della benzina normale alla pompa di quasi 20 centesimi in più rispetto a un mese fa.

L’insieme dei dati significa, in generale, che i prezzi che i consumatori pagano per un’ampia varietà di beni e servizi sono aumentati più del previsto a settembre, poiché le pressioni inflazionistiche hanno continuato a pesare sull’economia statunitense.

Anche gli sviluppi geopolitici potrebbero mantenere l’inflazione elevata. L’OPEC+ ha recentemente annunciato tagli alla produzione di petrolio e un potenziale divieto di esportazione di benzina da parte dell’amministrazione Biden potrebbe ritorcersi contro l’aumento dei prezzi alla pompa.

Inoltre, la guerra Russia-Ucraina continua a interrompere le forniture di materie prime come il grano, mentre la Casa Bianca sta anche valutando il divieto dell’alluminio russo - un componente chiave nelle automobili e negli iPhone - in risposta all’escalation militare del paese in Ucraina.

La Fed non sorprenderà sui tassi

Nonostante la continua moderazione con l’allentamento delle catene di approvvigionamento e il ritiro dei prezzi del petrolio dai massimi registrati in primavera, l’inflazione sta andando ben al di sopra dell’obiettivo del 2% fissato dalla Fed.

Per questo, nel prossimo incontro della banca centrale Usa non sono attese sorprese: probabilmente si procederà con un rialzo di altri 75 punti base dei tassi.

Da marzo la Fed ha alzato il suo tasso ufficiale da quasi zero all’attuale range del 3,00% al 3,25%. I verbali della riunione del 20-21 settembre pubblicati mercoledì hanno mostrato che i responsabili politici si aspettavano che le pressioni inflazionistiche persistessero nel breve termine.

Da evidenziare, che un’inflazione ostinatamente alta e un mercato del lavoro teso consentono alla banca centrale statunitense di mantenere per un po’ la sua politica monetaria aggressiva. La scorsa settimana il governo ha riportato una solida crescita dell’occupazione a settembre, con il tasso di disoccupazione che è tornato al minimo pre-pandemia del 3,5% dal 3,7% di agosto.

Alcune delle pressioni inflazionistiche provengono dal mercato del lavoro rigido. Un secondo rapporto del Dipartimento del Lavoro di giovedì ha reso noto che il numero di americani che hanno presentato nuove richieste di sussidi di disoccupazione è aumentato moderatamente la scorsa settimana. Le richieste iniziali di sussidi di disoccupazione statali sono aumentate di 9.000 a 228.000 destagionalizzato per la settimana terminata l’8 ottobre.

Gli economisti avevano previsto 225.000 domande per l’ultima settimana. Il mercato del lavoro resta teso. Ci sono state 1,7 offerte di lavoro per ogni disoccupato l’ultimo giorno di agosto e anche i licenziamenti rimangono bassi.

Iscriviti a Money.it

Trading online
in
Demo

Fai Trading Online senza rischi con un conto demo gratuito: puoi operare su Forex, Borsa, Indici, Materie prime e Criptovalute.