L’informazione relativa alla sicurezza online è al centro di diverse iniziative: basta ricercare in rete per accedere a informazioni sulle caratteristiche del phishing, smishing e social engineering.
Continuare a fare informazione su questi temi è fondamentale per cercare di contenerne l’impatto, ma l’ampia disponibilità di notizie genera anche la convinzione di poter riconoscere facilmente queste situazioni, portandoci ad abbassare la guardia.
Le tecniche e le strategie utilizzate dai truffatori continuano però ad evolvere, adattandosi all’attualità, ai nuovi timori e agli argomenti che ci trovano più sensibili. Mentre tra il 2020 e il 2021 la maggior parte delle truffe faceva leva su paure legate al Coronavirus, ad esempio, oggi al centro delle truffe più diffuse dei cosiddetti “scammer” ci sono le preoccupazioni per l’aumento del costo della vita.
È importante quindi non abbassare la guardia anche sulle truffe che crediamo di conoscere meglio: sono proprio quelle che ci danneggiano di più!
Secondo una indagine N26*, infatti, oltre il 90% degli italiani ritiene di conoscere le truffe online e oltre il 31% di questi pensa di essere un esperto in merito. Eppure, secondo alcuni dati della Banca d’Italia e Polizia Postale, nel corso del 2021 varie tipologie di frodi online hanno registrato un aumento: sono oltre 18.000 infatti i casi di furto di credenziali per accesso ai sistemi di home banking, di numeri di carte di credito, di chiavi private di wallet di criptovalute registrati nel 2021, pari al +27% rispetto al 2020. (Fonte: Polizia Postale).
E ancora, oltre il 39% degli esposti pervenuti alla Banca d’Italia nel 2021 riguardavano casi di smishing 39.2%, seguiti dal vishing con il 23% (Fonte: Banca d’Italia).
Numeri in crescita, che ci invitano a riflettere ancora di più perché si riferiscono ad una tipologia di frode che si distingue per la scarsa sofisticazione, e anzi caratterizzata da un meccanismo molto semplice secondo cui è il truffato in prima persona a dare al truffatore le “chiavi” per accedere a quanto ha di più importante: dati personali, conti e denaro.
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È facile pensare che la “colpa” di questi numeri sia legata agli utenti digitali più senior, che per età si sono dovuti adattare ad un mondo digitale in continua evoluzione e che, per questo motivo, possono compiere scelte meno informate.
Sorprendentemente, invece, secondo i dati N26, sono proprio i nativi digitali tra i 20 e i 34 anni a finire più facilmente nella rete dei truffatori online, cedendo a richieste che, osservate a posteriori, sono facilmente identificabili come situazioni pericolose: link con URL sospette, richieste di dati personali fatte all’improvviso, telefonate con toni emergenziali con richieste di accesso al proprio conto bancario, richiesta di password del proprio conto e dati sulle proprie carte di pagamento.
Nel mare magnum di informazioni disponibili sulla sicurezza, credo che le banche abbiano l’occasione di distinguersi per fare la differenza. Come attori del settore banking abbiamo una leva unica da poter utilizzare: possiamo parlare direttamente con la nostra customer base, senza intermediari ma attraverso le nostre piattaforme come app, blog, newsletter.
In questa direzione, abbiamo l’occasione di sperimentare modi sempre nuovi e diretti per comunicare con un duplice obiettivo: aiutare i nostri clienti ad identificare le truffe, informandoli regolarmente sull’evoluzione degli attacchi e allo stesso tempo accompagnarli in un percorso di consapevolezza delle conseguenze del proprio ruolo attivo quando, sfortunatamente, entrano in contatto con uno scammer.
I dati di Banca d’Italia e della Polizia Postale, nonché gli insight emersi dalla nostra indagine, ci dicono questo: non bastano più solo le informazioni teoriche.
Servono consigli molto pratici, che mettano a confronto ad esempio le testimonianze reali di comunicazioni fraudolente dei truffatori con quelle legittime della propria banca, accompagnando il lettore nella scoperta dei piccoli (ma sempre presenti!) particolari che rendono riconoscibile la truffa.
Risulta estremamente importante saper riconoscere gli indizi che potrebbero presagire una potenziale truffa.
Indicazioni concrete e facili da ricordare nel momento in cui ci arriva un sms, una mail o una chiamata inaspettata, che ci invita ad agire in fretta minando la tranquillità del nostro processo decisionale e a condividere dati sensibili.
Questo è l’approccio che abbiamo scelto in N26 e in particolare all’interno della pagina “Scan the Scam”, attraverso la quale guidiamo il lettore alla scoperta dei campanelli d’allarme e delle tracce che un truffatore può lasciare quando ci contatta.
Sono semplici ma fondamentali consigli da seguire per ridurre le possibilità di subire una truffa online e per aiutarci a non dimenticare una regola importante: davanti a una chiamata o ad una richiesta sospetta, meglio non fare nulla e contattare in un secondo momento il servizio clienti della propria banca.
*dati anonimi e aggregati relativi all'indagine condotta da N26 tra maggio e giugno 2022 sulla propria clientela inItalia
In collaborazione con Andrea Isola, General Manager Italia e South-Eastern Europe di N26.
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