C’è un settore che ogni giorno attira numerosi investitori, ma potrebbe ben presto riservare amare sorprese a causa di alcune somiglianze con la bolla speculativa Dot-com del 1999.
Investire nell’intelligenza artificiale potrebbe alla lunga rivelarsi un azzardo. Stando alla performatività del settore sempre più investitori sono attratti dal mondo high-tech e in special modo dalla robotica e intelligenza artificiale. D’altronde se anche l’“oracolo di Omaha” Warren Buffet ha investito in questo settore un motivo ci sarà.
Ma secondo Mike Coop, chief investment officer di Morningstar Investment Management la “troppa fiducia” che i partecipanti al mercato hanno sulla loro capacità di “prevedere gli effetti a lungo termine dell’intelligenza artificiale” potrebbe riservare amare sorprese.
Obiettivamente al momento il settore dell’intelligenza artificiale sta regalando grandi soddisfazioni agli investitori, basti pensare che la nuova startup sulla quale ha investi anche Buffet, Nvidia ha chiuso le negoziazioni di giovedì in rialzo del 190%, mentre Meta Platforms, società madre di Facebook, è aumentata di oltre il 154% e Tesla del 99%.
A preoccupare gli analisti come Coop è il fatto che l’andamento del settore presenta delle analogie con quello che accadde con la bolla speculativa delle Dot-com 1999. Ecco quali sono le analogie e le differenze e alcuni consigli per poter investire in maniera consapevole.
Investire nell’IA è un rischio? Differenze e somiglianze con la bolla speculativa del 1999
Se al momento il settore dell’IA sembra essere un porto sicuro per gli investimenti, potrebbe in futuro riservare spiacevoli sorprese. Morningstar ha tracciato parallelismi tra concentrazione di enormi valutazioni e la bolla Dot-com del 1999.
Dalla fine degli anni Novanta la capitalizzazione dei mercati registrò un rapido aumento del valore delle aziende attive nell’ambito di Internet e nei relativi settori. Quegli anni furono segnati dalla fondazione di un numero elevato di nuove aziende nel settore informatico (detto Dot-com) e successivi fallimenti.
Queste compagnie erano scarsamente capitalizzate, di piccole dimensioni e quindi molto esposte in un settore fortemente sovrastimato in una condizione fondamentale alla base delle bolle speculative. Coop ha però spiegato che la “caratteristica distintiva dell’attuale rally è che le aziende al suo centro sono giganti affermati con grandi vantaggi competitivi”.
Tutte le nostre ricerche aziendali suggeriscono che le aziende che hanno fatto bene quest’anno hanno una forma di sicurezza, sono redditizie e hanno vantaggi competitivi sostenibili, rispetto a quello che stava accadendo nel 1999 dove c’erano molte società speculative; quindi, ci sono basi più solide
La preoccupazione maggiore per Coop è la “troppa sicurezza” degli investitori di prevedere quale sarà l’impatto dell’IA. Il vero problema quindi per Coop è che gli effetti a lungo termine non sono prevedibili, come lo stesso Buffet aveva spiegato. Senza contare che la tendenza a investire in questo settore ha fatto sì che il mercato negli Stati Uniti si sia concentrato intorno un unico tema, il che è sempre un rischio.
Investire in maniera consapevole: ecco alcuni consigli utili
Davanti a un simile quadro, dove non è possibile prevedere gli effetti dell’IA nel lungo periodo, Coop ha voluto dare alcuni consigli su come investire in maniera consapevole.
- essere consapevoli di ciò che puoi veramente prevedere, specialmente quando si sta pagando un prezzo alto e si sta prendendo in considerazione lo “scenario migliore per un titolo”. Coop spiega che con “l’accelerazione del ritmo del cambiamento tecnologico,” non si può essere così sicuri di prevedere il futuro.
- Diversificare i portafogli
- Guardare alle azioni che sono in grado di isolare i portafogli dai rischi di recessione e che stanno “scontando uno scenario negativo” al punto da offrire un buon valore insieme alle obbligazioni.
Come ha concluso lo chief investment officer di Morningstar Investment Management. È fondamentale che gli investitori siano consapevoli di quanto alto sia il prezzo pagato per la promessa di ciò che l’IA può o meno offrire alle singole aziende.
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