Secondo Federcontribuenti i valori Isee delle famiglie sono crollati del 48% rispetto ai primi anni della pandemia. Il prof. Imbriani spiega a Money.it come aumentare il potere d’acquisto.
I valori Isee sono crollati del 48% rispetto ai primi anni della pandemia (2020 e 2021). A dirlo è Federcontribuenti, che denuncia l’aumento della povertà e la diminuzione del potere d’acquisto in Italia. Secondo il presidente Marco Paccagnella “a tenere in piedi la capacità reddituale degli italiani sono solo le proprietà immobiliari, che però non danno da mangiare”.
Una situazione drammatica, insomma, causata dagli strascichi del Covid-19, dall’inflazione e dal caro-energia. Le sacche di povertà aumentano e per Paccagnella in molti casi si vive anche “con meno di 700 euro nelle famiglie con pensionati e con meno di 1200 euro per le famiglie con contratti di lavoro da fame”. La soglia di ricchezza per oltre il 50% dei pensionati è poi al di sotto degli 800 euro mensili.
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Il tutto a fronte di un’inflazione ancora a doppia cifra, bollette ancora altissime e l’aumento del costo del carburante (che pesa molto, visto che oltre il 70% dei lavoratori nelle famiglie in difficoltà utilizzano il proprio mezzo di trasporto per andare al lavoro).
Per questo il presidente dell’associazione propone di rivedere il Reddito di cittadinanza in modo diverso da quanto previsto dal governo e istituire un “reddito universale con una soglia reddituale uguale per tutti, pensionati o lavoratori con meno di 1500 euro”.
Cesare Imbriani, professore di economia politica alla Luiss, spiega a Money.it, che una misura del genere sarebbe ad oggi praticamente impossibile da realizzare, per mancanza di coperture, ma conferma che è necessario e “urgente” prevedere nuovi aiuti e sostegni al reddito.
Potere d’acquisto ai minimi, le ricette del prof. Imbriani
Secondo Imbriani è il momento di pensare innanzitutto “ex novo a un meccanismo di sostegno alla nuova povertà, individuando le persone che erano a disagio e hanno un disagio aggravato dall’inflazione”. Per il professore va quindi fatta una ripartizione netta tra persone che devono essere sostenute perché non possono più intervenire nel mercato del lavoro e persone che devono essere aiutate a entrare nello stesso mercato.
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L’economista è poi convinto che si stia andando verso una “struttura dei contratti che contrasti il precariato, ma sicuramente una maggiore tendenza verso contratti a tempo indeterminato può aiutare”. Insomma: tagliare e disboscare l’attuale numero di contratti precari.
Altra misura fondamentale, secondo il professore, è un aumento degli stipendi tramite il taglio del cuneo fiscale, oltre quanto stabilito dal governo Meloni con l’ultima legge di Bilancio (con uno sconto del 3% sui contributi fino a 25mila euro di reddito e del 2% fino a 35mila), anticipando l’obiettivo di legislatura di un taglio di 5 punti tra lavoratori e imprese.
“Si tratta sicuramente - spiega - di una misura fondamentale da mettere in campo: l’inflazione è una tassa e colpisce sempre i più disagiati, con un reddito fisso e basso: una lotta seria alla corsa dei prezzi diminuisce il disagio sociale”.
Salgono le richieste di prestiti
Paccagnella segnala poi come da inizio gennaio sia arrivato un elevato numero di richieste quotidiane di famiglia che cercano dei prestiti, “liquidità per fare la spesa o mandare avanti i figli e le spese di tutti i giorni”. Tra i più poveri, dicono i dati, ci sono le famiglie con contratti di lavoro a tempo e part-time.
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Secondo Federcontribuenti, quindi, “al centro dell’agenda di governo deve esserci quindi l’urgenza di dotare tutti i cittadini italiani di un reddito pari al costo della vita”, a partire da un salario minimo e da sussidi per le famiglie con lavoratori che hanno contratti precari.
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