Israele e Iran sono in massima allerta dopo gli attacchi israeliani. Intanto a Gaza si aggrava la crisi umanitaria con migliaia di vittime civili. Ecco cosa sta accadendo in Medio Oriente.
La tensione in Medio Oriente ha raggiunto livelli allarmanti, con Israele che si prepara a una possibile risposta armata dall’Iran.
Negli ultimi giorni, le tensioni tra Israele e Iran hanno raggiunto nuovi livelli di intensità. In seguito a una serie di attacchi israeliani su infrastrutture militari iraniane, tra cui impianti missilistici e radar. Tel Aviv aveva giustificato i suoi attacchi utilizzando la retorica della “prevenzione” e protezione del proprio Stato da possibili attacchi futuri: retorica già ampliamente utilizzata mentre portava avanti il genocidio palestinese e gli attacchi in Libano.
La guida suprema dell’Iran, l’Ayatollah Ali Khamenei, ha ordinato al Consiglio per la Sicurezza Nazionale iraniano di preparare una risposta. Questa direttiva, riportata dal New York Times tramite fonti iraniane, arriva dopo che Teheran ha dichiarato l’intenzione di colpire Israele in modo «brutale» e «decisivo». Khamenei sembra considerare questi attacchi come un punto di non ritorno e, in questo clima di crescente ostilità, entrambi i Paesi sono ora in stato di massima allerta, mentre l’intero scenario mediorientale rischia di diventare il terreno di una nuova e pericolosa escalation militare.
Questa escalation ha allarmato anche le potenze mondiali, con gli Stati Uniti pronti a intervenire per sostenere Israele, ma anche a mediare una de-escalation che possa evitare un conflitto diretto e devastante.
Nel frattempo, la situazione nella Striscia di Gaza si aggrava, con attacchi che hanno causato migliaia di vittime e lasciato la popolazione senza risorse essenziali. La questione della sicurezza alimentare e sanitaria per i palestinesi si fa sempre più critica, e le Nazioni Unite lanciano un appello per salvaguardare i civili intrappolati in un conflitto che sembra non trovare soluzione. Ecco tutto quello che c’è da sapere a riguardo.
Tensioni Iran-Israele: c’è il rischio di un’escalation?
La crisi tra Iran e Israele ha radici profonde, ma gli ultimi sviluppi hanno portato la tensione a un punto di rottura. Gli attacchi aerei israeliani del 26 ottobre su siti militari e difensivi iraniani hanno causato forti reazioni a Teheran, che minaccia di rispondere con forza.
L’ayatollah Ali Khamenei ha dato istruzioni al Consiglio per la sicurezza nazionale di prepararsi a una rappresaglia contro Israele, con una risposta che, secondo fonti locali, potrebbe arrivare “prima delle elezioni americane”. Israele, dal canto suo, mantiene un “alto livello di prontezza”, allertando le proprie forze armate e la popolazione civile.
La CNN riporta che i raid israeliani hanno creato un dilemma strategico per Teheran, che ora deve decidere se rischiare un conflitto aperto oppure contenere la sua risposta. Infatti, la possibilità di un conflitto aperto tra Iran e Israele rappresenta una delle più grandi minacce per la stabilità del Medio Oriente e, indirettamente, per l’intero equilibrio geopolitico globale.
Con le due potenze militari in stato di massima allerta, anche un singolo incidente potrebbe innescare una risposta a catena e trascinare nella crisi altri attori regionali, come Hezbollah in Libano o vari gruppi filo-iraniani in Iraq e Siria. La regione potrebbe quindi vedere una moltiplicazione di conflitti simultanei, con il rischio che Stati Uniti e Russia siano coinvolti a loro volta, data la loro rispettiva alleanza con Israele e l’Iran.
Le possibilità di de-escalation appaiono quindi limitate, soprattutto considerando il contesto interno iraniano, dove la pressione sociale e politica sta aumentando per una risposta militare a seguito dei danni causati dagli attacchi israeliani. Secondo fonti militari, Teheran sta valutando i rischi di un attacco, che potrebbe però generare un conflitto prolungato e di difficile gestione.
Palestina: l’emergenza umanitaria a Gaza causata da Israele
Se le tensioni tra Iran e Israele dovessero esplodere in un conflitto diretto, le conseguenze per il Medio Oriente e per il mondo sarebbero drammatiche. Una guerra tra le due potenze rischia di coinvolgere altri attori regionali, come Siria e Iraq, e di scatenare una crisi di dimensioni senza precedenti.
Ma a pagare il prezzo più alto sarebbe ancora una volta la popolazione civile. Già oggi, la Striscia di Gaza vive una situazione disperata. Il Ministro della Sanità di Gaza, sotto il governo di Hamas, ha recentemente riferito che il bilancio delle vittime è salito a 43.259 persone, con 101.827 feriti dall’inizio del conflitto. Almeno 55 persone sono state uccise solo nelle ultime 24 ore, e dieci civili, tra cui bambini, hanno perso la vita in un raid su una scuola che ospitava sfollati nel campo di Nuseirat, come riportato dai media regionali come Al Jazeera con migliaia di morti e feriti in seguito ai bombardamenti israeliani.
La situazione umanitaria è aggravata dal blocco delle risorse: secondo l’Onu, la decisione di Israele di vietare l’accesso dell’UNRWA (l’agenzia per i rifugiati palestinesi) è una “condanna a morte” per migliaia di persone già alla fame. Il relatore speciale ONU sul diritto all’alimentazione ha dichiarato che la crisi alimentare e sanitaria a Gaza è una delle più gravi al mondo.
Con le infrastrutture distrutte, le famiglie sfollate e i sistemi sanitari al collasso, il popolo palestinese rischia un disastro umanitario. Le richieste internazionali di cessate il fuoco si moltiplicano, ma la situazione sembra peggiorare di giorno in giorno, lasciando il futuro della regione sospeso tra il rischio di un conflitto totale e la necessità urgente di una soluzione diplomatica, nonostante la comunità internazionale sembri del tutto incapace di trovare una vera soluzione per impedire una strage di innocenti.
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