Italia, l’allarme di Confindustria: crescita a zero e ulteriori rallentamenti

Marco Ciotola

02/02/2019

Mentre il premier Conte parla di 2019 “bellissimo”, da Confindustria arriva la previsione di un rallentamento superiore a gennaio. Vincenzo Boccia: “Reagire subito”

Italia, l’allarme di Confindustria: crescita a zero e ulteriori rallentamenti

In arrivo a gennaio un rallentamento superiore rispetto al quarto trimestre del 2018.

È questa l’analisi dell’economia del Belpaese targata Confindustria, che elenca tra le cause del peggioramento l’indebolirsi generale dell’economia mondiale e della Germania, invitando poi - tramite il Presidente Vincenzo Boccia - a una ripartenza immediata, che muova da investimenti pubblici e privati e una rapida “riapertura dei cantieri”.

Il commento è racchiuso nel documento Congiuntura Flash, prodotto periodicamente dal Centro Studi Confindustria. Al suo interno, si fa luce su un Pmi manifatturiero destinato a scendere sotto soglia 50 a gennaio e una crescita “vicina alla zero”.

Una lettura della situazione nel Belpaese che non concilia certamente con le previsioni targate 5 Stelle, che prefigurano un 2019 di sorprese positive, e che segue di sole poche ore un dato statistico certo: siamo ufficialmente in recessione tecnica.

Come infatti certificato dall’Istat, negli ultimi tre mesi del 2018 il Pil dell’Italia è diminuito dello 0,2% rispetto al trimestre precedente, con un aumento complessivo annuale - pari all’1% - che si confronta con il +1,6% dell’anno precedente.

Per il 2019 il rallentamento dell’Italia è evidente secondo Vincenzo Boccia, numero uno di Confindustria, che invita però a non fermarsi ai dati e “reagire” con rapidità:

“C’è un rallentamento dell’economia globale, un rallentamento dell’economia della Germania, ed era ed è evidente che ci sarebbe stato un rallentamento anche dell’Italia, essendo il nostro un Paese ad alta vocazione all’export. Questo significa non fermarci alla constatazione dei dati. Evidentemente bisogna prendere atto della nuova fase e costruire delle dimensioni compensative della manovra economica”.

Italia, l’allarme di Confindustria: crescita a zero e ulteriori rallentamenti

I dati dell’Istat non hanno scoraggiato il governo gialloverde, portando il premier, Giuseppe Conte, a parlare di un 2019 “bellissimo” e un’Italia con in cantiere “un programma di ripresa credibile”, destinato a garantire continui avanzamenti dello stato dell’economia.

Secondo il Presidente del Consiglio le avvisaglie di un futuro brillante ci sono tutte; in più - ha evidenziato - ci sono l’entusiasmo e la fiducia necessari nei cittadini, uniti alla “determinazione del governo”.

Anche il ministro dell’Economia, Giovanni Tria, sebbene più cauto di fronte alla constatazione statistica di un Paese in recessione tecnica, ha invitato a non fare drammi, parlando solo di una lieve contrazione:

“Drammatizzare è inutile e controproducente, siamo solo di fronte a una lieve contrazione. Ora bisogna muoversi per investire di più. Ci sono tutte le condizioni per una ripresa dell’economia italiana, dobbiamo combattere il pessimismo sugli investimenti: tutti sono convinti che i fondamentali dell’Italia sono solidi”.

Tutte letture radicalmente opposte rispetto a quella effettuata da viale dell’Astronomia, che ha parlato persino di un’Italia che ha in qualche modo già “ipotecato il 2019”, locuzione da intendersi in questo caso in termini purtroppo prettamente negativi.

L’indebolimento evidente registrato nella seconda metà del 2018 provoca un inevitabile “effetto trascinamento” secondo Confindustria, e c’è da aspettarsi una crescita annua del Pil per il 2019 di poco superiore allo zero.

A spingere un dato simile sarebbero un Pmi manifatturiero sotto soglia 50 a gennaio, così come quello dei servizi.
Ma l’analisi di Confindustria non è priva di ricette per cercare di invertire la tendenza negativa, e l’invito - che arriva direttamente dal numero uno Boccia - è in primis quello di “aprire immediatamente i cantieri”.

Secondo Boccia esistono infatti “risorse già stanziate per oltre 26 miliardi di euro”, cifra che può superare i 30 miliardi di euro tenendo presente anche la tanto contestata Tav. Ecco perché - spiega - la speranza è che il governo segua e faccia sua la linea di una rapida accelerazione dei lavori.

Intanto il Fondo monetario internazionale ha tagliato le stime sulla crescita del Belpaese, prevedendo un +0,6% contro il +1% dello scorso ottobre.

Una decisione che trova origine, secondo l’Fmi, nella “debole domanda domestica e i maggiori costi di finanziamento dovuti ai rendimenti elevati sui titoli di Stato”.

Una mossa che segue di pochi giorni il taglio di Bankitalia e che, secondo molti osservatori e analisti, anticipa la revisione al ribasso da parte dell’Ocse, in arrivo per il prossimo marzo dopo che già lo scorso novembre le stime erano state rivisitate in negativo.

Per nulla positiva anche la visione del governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, che ha parlato scarsi risultati sul piano strutturale, per cui i rallentamenti fisiologici, presenti anche altrove, possono trasformarsi in un “ristagno o in un calo dell’attività produttiva” nel Belpaese.

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