Il Consiglio dei ministri ha firmato lo stato di emergenza per fronteggiare il conflitto in Ucraina. Ma in questo modo l’Italia è entrata in guerra? Cosa c’è da sapere.
Il Consiglio dei ministri ha firmato lo stato di emergenza umanitaria per l’accoglienza dei profughi ucraini in fuga dalla guerra. Con il provvedimento vengono incrementate le risorse del ministero dell’Interno destinate all’attivazione, locazione e gestione dei centri di trattenimento e di accoglienza.
Non è tutto. Uno stato di emergenza di fatto è collegato anche alla decisione del governo Draghi di autorizzare fino al 31 dicembre 2022 la vendita di armi alle autorità ucraine, in deroga alle disposizioni della legge 9 luglio 1990 che vieta «l’esportazione e il transito di materiali di armamento verso i paesi in stato di conflitto armato».
Con la proclamazione dello stato di emergenza, è scoppiato un tam tam social: «L’Italia è entrata in guerra?». Ha chiarito tutto il ministro degli Esteri Luigi Di Maio. Entriamo nel dettaglio.
L’Italia proclama lo stato d’emergenza umanitaria
Oltre allo stanziamento di 10 milioni di euro destinato al Fondo per le emergenze nazionali (previsto dallo stato di emergenza), il decreto con misure urgenti per la crisi in Ucraina contiene anche i primi provvedimenti per far fronte alle esigenze di accoglienza dei profughi ucraini.
Vengono incrementate le risorse del ministero dell’Interno per poter usufruire di ulteriori 5 mila posti. Per lo stesso motivo è stata autorizzata l’attivazione di 3 mila posti nel Sistema di accoglienza e integrazione (SAI), gestito dagli enti locali e dedicato a famiglie e persone fragili.
Non è tutto. Uno stato di emergenza di fatto è collegato anche alla scelta del governo, ratificata dal Parlamento, di autorizzare la cessione di armi e equipaggiamenti militari alle autorità ucraine fino al 31 dicembre 2022. Scelta in deroga alla legge 9 luglio 1990 che vieta «l’esportazione ed il transito di materiali di armamento verso i Paesi in stato di conflitto armato».
Con lo stato di emergenza l’Italia entra in guerra? La posizione di Di Maio
Con l’approvazione dello stato di emergenza, è scoppiato un tam tam social. Tanti utenti hanno iniziato a chiedersi se l’Italia fosse entrata in guerra. In un’intervista a Mattino 5, il ministro degli Esteri Luigi Di Maio ha chiarito tutto: «No, non portiamo la Nato in guerra. Non c’è un solo soldato della Nato coinvolto in quella guerra proprio per evitare lo scontro e il conflitto in Europa. Noi stiamo lavorando dal primo giorno per evitare e mitigare l’impatto di quella guerra sulle famiglie e imprese italiane».
E continua: «I russi non si aspettavano che l’Unione europea reagisse così. L’Ue sta reagendo pacificamente utilizzando le sanzioni economiche e loro invece si aspettavano che l’Ue potesse disgregarsi, dividersi. Invece siamo rimasti uniti e stiamo rispondendo pacificamente contro l’aggressione all’Ucraina».
E sulla questione Italia in guerra, Di Maio ribadisce: «No, non stiamo entrando in guerra. Noi stiamo stiamo semplicemente rispondendo a una richiesta di aiuto fornendo supporto e strumenti per difendersi. Si tratta di un paese invaso da Putin, è legittima difesa. Stiamo facendo arretrare Putin che deve arrivare a un tavolo di pace. Ma non ci arriverà con la gentilezza, le sanzioni gli stanno facendo del male. Solo così possiamo farlo arretrare, ma lavoriamo per la pace e un cessate il fuoco».
Insomma, il mandato del Parlamento ricevuto dal governo è chiaro: l’Italia fornirà assistenza militare a Kiev, donando 110 milioni di euro e accogliendo i profughi ucraini. Ma il governo non è autorizzato a fare altro.
A sei giorni dall’inizio dell’invasione russa, sono già oltre 660 mila i cittadini ucraini fuggiti dalla guerra. Come riporta su Twitter Matteo Villa, analista dell’Ispi, «con i criteri che sembra stiano discutendo quest’anno, l’Italia dovrebbe accogliere 86 mila profughi».
© RIPRODUZIONE RISERVATA