Già fortemente debilitata, l’economia italiana potrebbe pagare un costo elevatissimo nel caso di nuovi lockdown.
Con nuove misure di lockdown, potremmo assistere ad uno scenario da incubo per le imprese italiane. È quanto emerge da un aggiornamento delle previsioni sull’impatto della pandemia sulle aziende italiane realizzato da Cerved Rating Agency.
Dallo studio, elaborato sulla base di un campione formato da 30 mila imprese, emerge come nel caso in cui il nostro Paese, a causa di un ritorno del Coronavirus, dovesse essere sottoposto a nuove misure di contenimento, il rischio di insolvenza per le aziende italiane potrebbe triplicare.
Italia: insolvenza aziende potrebbe triplicare
In particolare, il rischio di insolvenza delle aziende italiane, riporta lo studio intitolato “Evolution and impacts of the Covid-19 pandemic emergency on Italian non-financial corporates”, potrebbe passare dall’attuale 4,9 al 15,5%. A febbraio lo stesso dato era stato stimato al 10%.
«L’innalzamento della probabilità di default risulterà molto differenziata, non solo per il diverso impatto del Covid19, ma anche per le tendenze che potrebbero emergere nel post-Covid», ha commentato Fabrizio Negri, amministratore delegato di Cerved Rating Agency.
A livello dimensionale, le insolvenze maggiori dovrebbero registrarsi per le imprese piccole (dall’11% al 21% per le microimprese) e meno strutturate (28% per le imprese individuali), mentre dal punto di vista geografico i dati maggiori dovrebbero registrarsi al Sud (18%).
Italia: questi i settori più a rischio con nuovo lockdown
Nello studio sugli effetti del Covid sull’economia italiana, sono stati presi a riferimento tre scenari:
- uno “soft”, che prevede che non assisteremo a nuove ondate di contagli (probabilità default al 7,7%);
- uno “medio”, in cui una nuova ondata potrebbe portare a nuovi lockdown fino a 4 mesi (probabilità default al 9,7%) ;
- uno “hard”, in cui i nuovi lockdown potrebbero durare fino a 6 mesi (probabilità default al 15,5%).
Nonostante l’agenzia valuti che le probabilità di avveramento di quest’ultimo scenario siano basse (contro le alte e medie probabilità dei primi due), Cerved ha anche stilato una classifica a livello settoriale.
In caso di scenario “hard”, il settore a più alta probabilità di fallimento sarebbe quello delle costruzioni (22%), seguito dai servizi di alloggio e ristorazione e da quello che comprende le attività di supporto al settore turistico (entrambi al 19%).
Maggiore resilienza per le farmacie (6,5%), per l’industria alimentare (6,8%) e per il commercio al dettaglio alimentare (7,9%), per il quali il rischio default è compreso tra i sei punti e mezzo e gli otto punti percentuali.
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