L’Italia teme una nuova crisi con i tassi di interesse che aumentano, mentre dalla Germania si insiste su toni più aggressivi contro l’inflazione. Berlino e Roma distanti e Bce già sotto stress.
Italia-Germania: nuovo scontro all’orizzonte sulla politica dei tassi di interesse Bce.
Mentre il clima economico e finanziario globale si fa sempre più incerto e teso, si guarda già alla riunione di maggio della Banca centrale europea, con livelli di apprensione e aspettative diverse tra i diversi Paesi.
Proprio su questo terreno si sta già palesando la distanza - e anche ostilità - tra gli interessi italiani e tedeschi. In un conflitto mai del tutto finito (che ha forse visto un’attenuazione nella posizione scettica di entrambi i Paesi verso la decisione Ue di vendere solo auto elettriche dal 2035), Italia e Germania sperano in decisioni opposte da parte di Lagarde.
Il governatore della Bundesbank, Nagel, ha alzato di nuovo il tono sull’aumento dei tassi irrinunciabile per combattere l’inflazione. Molta più cautela, invece, era stata palesata da Visco, governatore di Bankitalia, che si era aggiunta all’indignazione di esponenti del Governo Meloni sulla recente decisione di alzare i tassi di altri 50 punti base.
L’Italia teme i falchi Bce e della Germania con il suo debito così elevato. La spinta sulla stretta monetaria dei tedeschi accelererà la crisi del Belpaese?
La Germania detta la linea della Bce: avanti con i tassi
Il capo della banca centrale tedesca non ha esitazioni: chi fissa i tassi dell’Eurozona deve essere “testardo” e continuare ad aumentare i costi di indebitamento per affrontare l’inflazione, scontando i timori che le recenti turbolenze finanziarie possano influenzare ulteriormente le banche europee.
“La nostra lotta contro l’inflazione non è finita”, ha detto Joachim Nagel al Financial Times. “Non c’è certamente dubbio che le pressioni sui prezzi siano forti e diffuse in tutta l’economia. Se vogliamo domarli, dovremo essere ancora più ostinati.”
L’inflazione dell’Eurozona deve scendere in “modo significativo e sostenibile dall’8,5%” - più di quattro volte l’obiettivo del 2% della Bce - prima che la banca smetta di aumentare i costi di indebitamento. Anche l’inflazione core, che esclude i prezzi dell’energia e dei generi alimentari, dovrebbe abbassarsi sufficientemente dopo aver toccato il record del 5,6% il mese scorso, ha affermato.
“C’è ancora molta strada da fare, ma ci stiamo avvicinando a un territorio restrittivo”, ha detto, aggiungendo che una volta che la Bce avrà smesso di aumentare i tassi, dovrà resistere alle richieste di ridurli. Ciò consentirebbe “all’inflazione di divampare di nuovo”, come accadde dopo gli shock dell’offerta di petrolio degli anni ’70.
Nagel è determinato dunque a mantenere la tradizionale posizione “da falco” dell’istituzione tedesca. In qualità di maggiore “azionista” della Bce, la Bundesbank ha un’importante influenza sulla politica dell’Eurotower.
Il governatore tedesco non teme la catastrofe in questo momento così delicato. Nagel ha affermato che è possibile che le banche diventino “più caute” nel concedere prestiti in seguito ai nervosismi del mercato. Tuttavia, ha aggiunto che è troppo presto per trarre la conclusione che la regione si stia dirigendo verso una stretta creditizia che potrebbe soffocare la domanda.
Infine, il consiglio economico tedesco ha avvertito che l’inflazione potrebbe rimanere elevata più a lungo del previsto o addirittura aumentare di nuovo se la politica monetaria dovesse essere indebolita dai rischi del mercato finanziario.
L’Italia teme nuovi rialzi dei tassi: sarà scontro con Berlino?
Dopo la riunione del 16 marzo, quando i tassi di interesse per l’Eurozona sono arrivati al 3,5%, la reazione dell’Italia è stata tutt’altro che accogliente.
Diverse voci molto critiche contro la decisione di Lagarde si sono alzate, preannunciando scenari davvero cupi per l’economia nazionale e non solo con costi di finanziamento così elevati.
Lo stesso Visco, governatore di Bankitalia, ha sempre assunto toni più prudenti sulla politica monetaria da seguire, pur avendo in mente la necessità di smorzare l’inflazione.
Con una crescita piatta e sotto osservazione costante in Ue, un’inflazione che preoccupa e un debito elevato e dagli oneri più alti per lo Stato con l’aumentare dei tassi, il nostro Paese spinge per una politica più prudente a Francoforte.
Il timore è che alzando ancora il costo del denaro ci possano essere ripercussioni sullo spread Btp-Bund, con impennate che possono minare la fiducia degli investitori. Inoltre, restringere l’accesso al credito per famiglie e imprese è visto negativamente proprio in questo momento così complesso, in cui bisogna ripartire dopo la stangata delle bollette energetiche e la perdita di potere d’acquisto.
Insomma, l’impressione è che di nuovo l’Italia, strutturalmente più debole nei conti pubblici soprattutto, tema un rallentamento, mentre la Germania tuona per tassi ancora alti.
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