Con la nuova presidenza, il Kenya tenta di avvicinarsi all’Occidente, condannando la strategia geopolitica ed economica di Pechino.
Dal Kenya giungono novità importanti in tema di politica estera e riforme economiche. Il primo e importante cambiamento di prospettiva diplomatica è giunto per il Regno del Marocco e per la sua sovranità territoriale. La Repubblica del Kenya ha deciso di sostenere il piano di autonomia lanciato dal Regno del Marocco come unica soluzione internazionale per risolvere la controversia questione dell’auto-proclamata Repubblica Saharawi e del Polisario, revocando il riconoscimento della sede diplomatica del Polisario a Nairobi.
Un riconoscimento importante che rafforza ulteriormente le relazioni economiche e diplomatiche tra il Kenya e il Marocco. Nel suo recente messaggio, il Re Mohammed VI si era congratulato con William Samoei Ruto per la sua elezione come Presidente della Repubblica del Kenya, accogliendo con favore il successo delle elezioni democratiche - svoltesi nel paese nell’agosto 2022 - e sottolineando che tali scadenze consolidano la posizione del Kenya come paese faro in termini di democrazia a livello continentale.
In tale ottica è possibile inquadrare anche la recente iniziativa nei confronti del Polisario, nel rispetto del diritto internazionale umanitario. Estremamente importante ribadire che le stesse Nazioni Unite non riconoscono il Polisario così come l’Unione europea e la Lega Araba.
Le nuove dinamiche della politica estera del Kenya aiutano a comprendere anche le proposte di riforma economica e di attrazione degli investimenti esteri che il Paese sta rilanciando, cercando di aumentare il proprio prestigio internazionale. Il nuovo presidente del Kenya, William Ruto, ha dichiarato che la sua amministrazione darà «grande priorità alla svolta economica, alla pace, alla riconciliazione e alla coesione».
Ruto si è impegnato a trasformare l’economia, a garantire che la crescita sia condivisa democraticamente e a unire il Paese dopo una stagione di campagna elettorale che ha registrato periodi e dinamiche interne molto conflittuali. Affermare i valori del diritto internazionale e della diplomazia è una risorsa importante per il Paese che deve superare problematiche economiche, sociali e ambientali di estrema importanza. Attualmente, i dieci Paesi al mondo più colpiti da eventi climatici estremi sono Somalia, Haiti, Gibuti, Kenya, Niger, Afghanistan, Guatemala, Madagascar, Burkina Faso e Zimbabwe.
In Kenya, la siccità ha ucciso quasi 2,5 milioni di capi di bestiame e ha lasciato 2,4 milioni di persone senza cibo, tra cui centinaia di migliaia di bambini. D’altronde, il Presidente Ruto ha ereditato un’economia che necessità di essere completamente rivista e riformata. Nel Paese, la disoccupazione è alle stelle, un fatto che ha alimentato il risentimento giovanile contro il governo dell’ex presidente Uhuru Kenyatta. L’economia del Kenya genera meno di 200.000 posti di lavoro, non riuscendo a soddisfare le esigenze lavorative per il milione di giovani che entrano nel mercato del lavoro ogni anno. Il paese è anche alle prese con un enorme debito pubblico che può essere affrontato attirando importanti investimenti esteri e ricucendo i rapporti diplomatici con i Paesi africani più innovativi ed economicamente progrediti e sostenibili.
Con la nuova presidenza, il Paese tenta di avvicinarsi all’Occidente e ai valori democratici e liberali condannando la strategia geopolitica ed economica della Cina. Il Presidente Ruto ha condannato le scelte «neo coloniali» della Cina, evidenziando che le colpe del debito del Kenya sono da addebitare alle scelte economiche della Cina e promettendo di porre fine ai prestiti del governo provenienti da Pechino. Al centro della nuova strategia estera del Kenya vi è la necessità di dare la priorità alle organizzazioni regionali ed espandere il mercato dei prodotti e servizi del Kenya, rilanciando una progettualità importante che include la creazione di una zona di libero scambio continentale africana, la crescita della Comunità dell’Africa orientale e il rafforzamento del mercato comune per l’Africa orientale e meridionale.
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