Il paese sudamericano ha effettuato un nuovo pagamento all’FMI per un valore pari a 600 milioni di Diritti Speciali di Prelievo (DSP). Ma questa volta non ha usato il dollaro. Ecco perché.
L’Argentina ha effettuato un nuovo pagamento all’FMI per un valore pari a 600 milioni di Diritti Speciali di Prelievo (DSP), mettendo a dura prova le riserve della Banca Centrale, che hanno raggiunto il livello più basso dal 2006, quando l’allora Presidente Néstor Kirchner riuscì a saldare completamente il debito dell’Argentina con il Fondo.
Ciò che rende questo pagamento particolarmente interessante è il fatto che è stato effettuato in yuan cinese, in virtù dell’estensione dell’accordo di scambio di valuta tra l’Argentina e la Cina, del valore di 6,5 miliardi di dollari. Questo gesto sottolinea il crescente legame economico tra i due paesi e l’Argentina che si rivolge all’Estremo Oriente per risolvere le proprie esigenze finanziarie.
Tuttavia, il pagamento è stato effettuato in un momento insolito: quando in Argentina non c’era attività bancaria a causa di uno sciopero dei lavoratori bancari e in attesa dell’esito del ballottaggio presidenziale del 19 novembre. Dopo le elezioni, si prevedono nuove trattative tra il FMI e il nuovo leader argentino, che potrebbe essere il ministro dell’Economia Sergio Massa o il deputato libertario Javier Milei. [...]
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