Il mercato finanziario scommette che Pechino non userà il yuan come strumento per contrastare i dazi di Trump, puntando su una svalutazione graduale e controllata.
La prospettiva di un secondo mandato presidenziale di Donald Trump ha riacceso le tensioni sui mercati finanziari globali, ma questa volta la Cina sembra orientata a evitare manovre drastiche sul tasso di cambio del yuan.
Durante il primo mandato di Trump, il yuan aveva subito una svalutazione superiore al 12% tra il 2018 e il 2020, in risposta ai dazi americani. Ora, gli esperti prevedono una strategia più prudente per limitare i danni a un’economia già fragile.
Le previsioni di mercato indicano una svalutazione moderata, compresa tra il 5% e il 6% entro la fine dell’anno. Questa lenta discesa è alimentata principalmente dalla differenza nei tassi di interesse tra Stati Uniti e Cina, un divario di circa 300 punti base che spinge il dollaro verso livelli storicamente elevati. Il cambio attuale di 7,3 yuan per dollaro rappresenta già un valore vicino ai massimi. Per contestualizzare, il yuan era vicino a 6,3 per dollaro nel 2018, riflettendo un livello di forza ora lontano. [...]
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