L’Argentina si è liberata del deficit in un anno, ma ha 5 milioni di poveri in più

Violetta Silvestri

14 Dicembre 2024 - 16:45

L’Argentina di Milei ha raggiunto il traguardo storico del surplus del bilancio. La vittoria sul deficit, però, nasconde il lato oscuro dell’aumento della povertà.

L’Argentina si è liberata del deficit in un anno, ma ha 5 milioni di poveri in più

Tempo di bilanci per l’Argentina: a un anno dall’insediamento di Milei, il Paese sull’orlo del collasso economico e finanziario ha ottenuto ottimi risultati sul fronte del deficit. Il FMI si è congratulato e diversi analisti prevedono un ritorno degli investitori. Ma c’è un’altra faccia della medaglia.

Il prezzo pagato per questo traguardo è stato alto e si è riversato sulla società: i poveri sono aumentati, con un tasso che è il più alto dal 2004. Anche la disoccupazione è cresciuta e il Paese sarà l’unico tra i membri del G20 a soffrire di una grave recessione quest’anno.

Luci e ombre, quindi, stanno plasmando la “nuova” Argentina targata Milei. Il Presidente ha celebrato il suo primo anno di mandato con una dichiarazione al Paese piena di entusiasmo: “Il deficit era il cuore di tutti i nostri mali, perché senza deficit non c’è debito, né emissioni, né inflazione. Oggi, per la prima volta negli ultimi 123 anni, abbiamo raggiunto un surplus fiscale duraturo, ha osservato Javier Milei, come citato dal quotidiano La Nacion.

Tuttavia, un altro dato di fatto inconfutabile è che, da quando Milei è entrato in carica, in Argentina sono oltre cinque milioni le persone povere in più. Come osservato da Antonella Mori, ricercatrice universitaria di Politica Economica presso l’Università Bocconi e a capo del programma sull’America Latina di Ispi, “a causa della congiuntura economica negativa, caratterizzata da recessione e inflazione alta, e delle misure di austerità adottate dal governo, la povertà è aumentata tantissimo, toccando il livello più elevato degli ultimi venti anni.”

La celebre “motosega” di Milei, simbolo dei tagli alla spesa pubblica promessi e realizzati in un anno di governo, ha lasciato dei segni contraddittori. Il rischio è che la nazione abbia ancora molti ostacoli da superare per raggiungere una piena prosperità.

L’Argentina ha vinto la sfida del deficit. Milei esulta, ma c’è un lato oscura

L’economista libertario Milei, celebrato da alcuni come un riformatore visionario e liquidato da altri come “El Loco” (il pazzo) aveva promesso di prendere una motosega per colpire lo Stato e promuovere un approccio di libero mercato.

A un anno di distanza, il suo vanto è di essere stato di parola: “Abbiamo ridotto i ministeri da 18 a 8. Abbiamo eliminato quasi 100 tra segretariati e sottosegretariati. (…) Abbiamo licenziato più di 34mila dipendenti pubblici e sugli altri stiamo facendo i test di idoneità”, ha detto nel suo recente discorso.

In effetti, da quando è entrato in carica, le riforme sono state radicali e i tagli dolorosi. Il presidente argentino ha eliminato i sussidi per l’energia e i trasporti, bloccato praticamente tutti i progetti di infrastrutture pubbliche, posto fine alla maggior parte dei sussidi ai governi locali e congelato gli stipendi e le pensioni del settore pubblico.

Inoltre, da gennaio il nuovo Governo è riuscito a raggiungere un surplus di bilancio ogni mese (per la prima volta dal 2008), anche se a luglio è stato registrato di nuovo un leggero deficit. La disciplina di bilancio introdotta è un importante prerequisito per riprendere i negoziati di ristrutturazione del debito con il FMI, di cui l’Argentina è il maggiore debitore. Il prestito di 44 miliardi di dollari USA - e le necessarie misure di riforma graduale - sono stati negoziati nel 2018 sotto l’allora presidente Mauricio Macri.

L’inflazione mensile è scesa al 2,7% in ottobre dal picco del 26% dello scorso dicembre. Il peso si è rafforzato notevolmente. L’indice di rischio Paese dell’Argentina (che misura il rischio di investire in uno stato) è sceso in modo significativo.

Ma l’economia non è fuori pericolo. Da quando Milei è entrato in carica come presidente, l’Argentina ha oltre cinque milioni di poveri.

In Argentina ci sono sempre più poveri

Il tasso di povertà ha raggiunto il valore più alto dal 2004 (52,9%) nei primi sei mesi dell’anno, secondo i dati dell’Istituto Nazionale di Statistica argentino. Quasi sette bambini su dieci sono poveri.

In una sua analisi, la prof.ssa Antonella Mori ha inoltre specificato che i sussidi per le mense dei poveri e i programmi di welfare sono stati tagliati. Con un costo del paniere di prodotti di prima necessità, alimentari e non, in aumento e stipendi non allineati si è inoltre ridotto il potere d’acquisto. “In media la popolazione ha perso circa il 12% del potere d’acquisto nel periodo tra il secondo trimestre del 2023 e il secondo trimestre del 2024”.

I successi iniziali del nuovo governo nel ridurre l’inflazione e i deficit di bilancio non si sono ancora riflessi in un miglioramento della situazione economica reale del Paese. Al contrario, l’Argentina è in grave recessione e sia gli economisti argentini che quelli internazionali prevedono che il PIL scenderà di poco meno del 4% quest’anno, dopo essere già sceso del 3,4% nella prima metà dell’anno.

Anche la disoccupazione è cresciuta, passando dal 6,2% al 7,6% nella prima metà dell’anno, su base annua. La disuguaglianza nella distribuzione del reddito (indice di Gini) è anch’essa salita e settori cruciali come sanità e istruzione pubblica sono stati depauperati dai rigorosi tagli.

Le prospettive non sono così rosee. La graduale riduzione dei sussidi, ad esempio per cibo, energia e trasporti pubblici, probabilmente causerà naturalmente un aumento dei prezzi di questi beni e servizi, il che è già evidente nella vita di tutti i giorni. In secondo luogo, il calo dell’inflazione è dovuto anche in parte al calo della domanda dei consumatori correlato alla recessione.

Il peso è ora più forte e sopravvalutato, danneggiando gli esportatori e aumentando la prospettiva di una svalutazione e, con essa, di una maggiore inflazione.

Nel frattempo, la proposta di bilancio 2025 di Milei mira a un surplus di bilancio di oltre l’1,3% del PIL del Paese, il che richiede ulteriori tagli alla spesa. Ma le richieste di riavviare i lavori pubblici congelati e aumentare pensioni e salari diventeranno inevitabilmente più forti l’anno prossimo. Le tensioni sociali potrebbero inasprirsi.

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