L’economia russa ha retto fino a oggi, ma adesso può crollare: ecco perché

Violetta Silvestri

12/07/2023

La Russia può ancora reggere nonostante la guerra e il recente crollo del rublo? Ci sono alcuni fattori che fanno pensare al peggio per l’economia russa. Ecco perché può affondare.

L’economia russa ha retto fino a oggi, ma adesso può crollare: ecco perché

L’economia russa è davvero in grado di reggere ancora? Se lo chiedono analisti e strateghi soprattutto considerando gli ultimi eventi.

Non solo Putin ha tentennato con il colpo della Wagner - poi apparentemente rientrato - ma a livello finanziario ci sono segnali di fragilità. Il rublo, per esempio, è al livello più basso dal marzo 2022 e non sembra avere altro posto dove andare se non verso il basso. Con il calo delle entrate dalla vendita di idrocarburi, inoltre, lo scenario si fa più cupo.

Ci sono, infatti, fattori che possono giocare a sfavore dell’economia russa e il crollo potrebbe non essere lontano.

Perché l’economia russa può ancora crollare

L’economia della Russia viaggia nell’incertezza.

Nella primavera del 2022, i responsabili finanziari competenti della banca centrale e del ministero delle finanze russi, costretti a far fronte a sanzioni occidentali senza precedenti e a una fuga di capitali a quasi tre volte il tasso del 2021, hanno abbassato il tasso di cambio con controlli temporanei sui capitali.

Un aiuto ancora più grande è stato l’aumento dei prezzi dell’energia l’anno scorso, sui timori per l’Europa di restare senza gas. La Russia ha raccolto i suoi benefici fino all’attuale stagione fredda, che ha dimostrato che l’Europa poteva sopravvivere quasi senza gas russo e con molto meno petrolio russo di quello che usava.

Da quel primo shock, i prezzi dell’energia si sono stabilizzati e a dicembre è entrato in vigore un tetto massimo di $60 sulle forniture di petrolio russo. La Russia ha trovato il modo per mantenere stabili le esportazioni di petrolio e persino aumentare le consegne via mare nonostante un embargo occidentale: oltre il 70% delle forniture di greggio russo ora va in India e Cina, rispetto a meno del 20% prima dell’invasione.

Tuttavia, il price cap ha indebolito la posizione negoziale della Russia in Asia, e i timori di una crisi del carburante si sono attenuati. Allo stesso tempo, gli esportatori hanno trovato il modo di aggirare le sanzioni, passando a fornitori in Cina e nell’Asia meridionale e spostando merci occidentali attraverso la Turchia e alcune ex repubbliche sovietiche.

Nel primo trimestre del 2023, di conseguenza, la bilancia degli scambi di beni e servizi della Russia è scesa a 22,6 miliardi di dollari dai 91,4 miliardi di dollari del secondo trimestre del 2022. Esportazioni e prezzi energetici sono crollati e con essi la solidità russa.

Il bilancio, in sostanza, ha risentito delle sanzioni energetiche, della quasi cessazione delle forniture di gas via gasdotto all’Europa e del relativo slancio delle esportazioni verso l’Asia. Nei primi sei mesi di quest’anno, le entrate del bilancio federale russo sono diminuite di quasi il 19% in termini di rubli nominali e le entrate di petrolio e gas si sono dimezzate.

Secondo il trader indipendente Fabrizio Mastroforti, la catastrofe è stata evitata solo per un motivo. Nell’analisi elaborata su Il Giornale, l’esperto ha sottolineato quanto Mosca abbia dribblato la recessione “grazie alla straordinaria produzione bellica che sopperisce il calo dei consumi”.

Nonostante le rassicurazioni della governatrice della banca centrale Ėl’vira Nabiullina sull’assenza di rischi finanziari, l’instabilità del rublo è un fatto per Mastroforti e questo potrebbe portare i cittadini russi a correre agli sportelli per avere in cambio una valuta più solida (euro o dollari).

Inoltre, la Russia si sta trovando costretta a vendere scorte di valute straniere, come lo yuan cinese, per sopperire al crollo dei ricavi energetici.

Per il trader, “la situazione che si è creata ha un impatto forte sull’economia russa. Le sanzioni stanno lavorando ai fianchi l’orso. La Nabiullina sta rischiando un passo breve: da salvatrice del rublo a traghettatrice di una crisi”.

Ecco perché l’economia russa può ancora affondare.

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