I mercati oggi si muovono sulla scia dei dati sull’inflazione Usa di ieri. Con i prezzi al consumo più alti del previsto, azioni, obbligazioni e dollaro sono sotto pressione. Cosa succede?
Mercati sotto pressione oggi dopo i dati sull’inflazione Usa di ieri più caldi del previsto.
Le azioni asiatiche hanno proseguito un’ondata di vendite globale, mentre i rendimenti del dollaro e dei titoli del Tesoro sono saliti. Il forte rimbalzo del biglietto verde, ora ridimensionato, ha portato martedì a un significativo ritiro su vasta scala degli asset orientati al rischio, facendo sì che il cambio EUR/USD scambiasse nella soglia dei 1,0700 e registrasse un nuovo minimo annuale.
Il rinnovato interesse per l’acquisto del dollaro ha coinciso con l’altrettanto forte aumento dei rendimenti statunitensi in vari intervalli temporali, poiché gli investitori ora vedono la possibilità che la Federal Reserve (Fed) intraprenda un ciclo di allentamento monetario, potenzialmente a partire da giugno.
Le azioni sono scese in Corea del Sud, Giappone e Australia. Al contrario, le azioni cinesi quotate a Hong Kong hanno invertito il calo iniziale nella ripresa delle negoziazioni dopo le vacanze del Capodanno lunare, con gli investitori concentrati sulle misure che Pechino può garantire per arginare la disfatta finanziaria ed economica. Gli indici cinesi sono ancora chiusi agli scambi per le vacanze.
Mercati scossi dall’inflazione Usa. Cosa aspettarsi sui tassi Fed?
I dati Usa sull’indice dei prezzi al consumo sono stati una delusione per gli investitori, dopo il recente calo delle pressioni inflazionistiche che ha contribuito a creare aspettative per tagli dei tassi quest’anno. I numeri hanno anche dato credito all’approccio attendista evidenziato da Jerome Powell e da altri funzionari.
I contratti swap riferimento delle riunioni politiche della Fed – che fino a metà gennaio scontavano pienamente un taglio dei tassi a maggio e un allentamento di 175 punti base entro la fine dell’anno – scontano nuove aspettative. Le probabilità di un taglio a maggio sono scese a circa il 32% dal 64% prima dei dati sull’inflazione, con meno di 90 punti base di diminuzione previsti quest’anno.
Ciò ha mantenuto la pressione sui titoli azionari globali, che avevano registrato un forte rialzo verso la fine dello scorso anno a causa delle scommesse su tagli aggressivi dei tassi da parte delle principali banche centrali a livello globale nel 2024.
“I dati più solidi respingono la speranza di un taglio dei tassi da parte della Federal Reserve in tempi brevi. Probabilmente dovremo aspettare la seconda metà dell’anno prima che la Fed inizi a tagliare, ma la questione non è tanto se la banca taglierà i tassi quest’anno, dato che a questo punto è quasi una certezza, ma quanti tagli dei tassi ci saranno”, ha affermato su Reuters Daniela Hathorn, analista di mercato senior di Capital.com.
Obbligazioni, rally finito?
I dati sull’inflazione statunitense hanno cancellato gli ultimi resti di un rally obbligazionario globale iniziato a dicembre con la speranza che la Federal Reserve si fosse finalmente orientata a favore dei tagli dei tassi di interesse.
L’indice Bloomberg del debito globale è sceso del 3,5% quest’anno, cancellando tutti i guadagni dal 12 dicembre. I rendimenti dei titoli del Tesoro a 10 anni erano al 4,31% in Asia dopo essere aumentati di 14 punti base nella sessione precedente, mentre i rendimenti a 10 anni del Giappone sono saliti fino a quattro punti base.
Le obbligazioni globali hanno registrato un calo netto quest’anno quando il presidente della Fed ha guidato i principali colleghi nel respingere con forza le scommesse del mercato secondo cui le banche centrali avrebbero avviato rapide misure di allentamento già a marzo. La disfatta si è accelerata dopo che i dati di martedì hanno mostrato che l’inflazione statunitense a gennaio è stata più forte del previsto, spingendo i trader a rinviare a luglio le scommesse sul primo taglio dei tassi di interesse della Fed.
Tassi di interesse più alti spingono i rendimenti obbligazionari che si muovono inversamente al prezzo dei titoli di Stato (con rendimenti più elevati, il valore del bond diminuisce).
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