L’intelligenza artificiale è pericolosa?

Chiara Esposito

20 Maggio 2023 - 23:35

L’esistenza e l’uso dell’intelligenza artificiale solleva una serie di questioni etiche che richiedono attenzione e discussione approfondite.

L’intelligenza artificiale è pericolosa?

Quello sui limiti etici da imporre all’AI è un dibattito ampio e complesso che ancora non trova una risposta univoca ma lascia spazio a molte preziose considerazioni. Se da un lato infatti non dobbiamo e non possiamo negare gli apporti positivi in fatto di automazione dei compiti e analisi dei dati con un miglioramento dell’efficienza e della produttività operativa aziendale, non possiamo sbilanciarci troppo su questa frontiera dell’innovazione. Ci sono dei concreti fattori di rischio e non si tratta dell’ennesima prospettiva complottista.

L’uso dell’intelligenza artificiale infatti è ancora poco regolamentato e in molteplici contesti si evidenzia la necessità di intervenire a tutela dei dati per non parlare degli effetti più strettamente economici ancora poco esplorati, primo fra tutti l’impatto sull’occupazione. A fronte di tutto ciò è quanto mai necessario un approccio riflessivo. Recuperiamo quindi le fila del discorso con alcune delle dichiarazioni più autorevoli in materia.

Grandi temi di dibattito

Prima di capire cosa ne pensano gli esperti sulla pericolosità dell’uso che facciamo oggi dell’AI dobbiamo fare luce sulla natura dei rischi che corriamo senza una stringente legislazione che vincoli strumenti di questo tipo.

Partiamo, ad esempio, dal fenomeno del bias algoritmico. Innumerevoli studi di epistemologia evidenziano come e quanto gli algoritmi di IA possano essere influenzati dai pregiudizi presenti nei dati di addestramento portando a discriminazioni o disuguaglianze nelle decisioni automatizzate. Un caso molto noto è quello dell’applicazione di questi processi ai sistemi di assunzione, prestiti bancari o nel sistema di assistenza sanitaria e di giustizia penale. Affidare tutto a un’AI potrebbe escludere cittadini e cittadine solo perché poco rappresentati nei set di dati con cui la macchina è stata addestrata, ma si parla quindi di ricadute sociali ed economiche di un certo peso.

C’è poi il famoso tema del margine d’errore in condizioni critiche, basti pensare alla guida autonoma e alla possibile gestione, in termini giudiziari, dall’uccisione di un passante. Non di meno questo si connette al tema già citato della privacy visto che l’IA richiede grandi quantità di dati per l’addestramento e il funzionamento. Il caso ChatGPT su questo fronte aveva dato da riflettere, soprattutto all’Autorità Garante.

O ancora il grande tema della creazione di intelligenza artificiale «forte» ovvero l’idea di sviluppare un’intelligenza artificiale che superi quella umana con capacità cognitive e decisionali superiori. È in questo terreno ancora oggi inesplorato che però nascerebbero (e stanno già nascendo) dibattiti sull’identità e sulla sicurezza.

AI e sicurezza: voce agli esperti

Torniamo però sul concreto e nell’ambito dei fenomeni già misurabili.
“I problemi sottolineati non derivano dall’AI di per sé, quanto piuttosto sulle scelte fatte dalle aziende e dalle società sull’utilizzo di tali tecnologie”, sottolinea l’economista Daron Kamer Acemoğlu.

Una soluzione potrebbe essere quella di garantire che l’IA sia sempre sotto il controllo umano offrendo ai ricercatori un ruolo attivo nel mitigare i possibili effetti negativi dell’AI. Ci sarebbero però dei limiti umani a questo processo. Resta così l’auspicio di potenziamento del sistema di vigilanza legislativa.

«Molti studiosi ma anche molti imprenditori americani sono tra i firmatari di questo appello che sottolinea la necessità di regolare lo sviluppo a larga scala dell’Intelligenza Artificiale - spiega la professoressa Rita Cucchiara - che richiedono a gran voce la creazione di un ente governativo di controllo».

Si tratta però solo di alcuni Paesi, come gli Stati Uniti e l’Europa in cui si è già iniziato a discutere di forme di regolamentazione per l’AI. La mancanza di un’ottica internazionale però rischierà presto di vanificare lo sforzo.

Iscriviti a Money.it