Regalare soldi per spingere i consumi: questa l’ultima idea per rilanciare l’economia della Cina. Le conseguenze sarebbero mondiali e con effetti anche in Italia.
Più che un annuncio, è una proposta: la Cina dovrebbe regalare soldi ai suoi cittadini per rilanciare spesa e consumi, così deboli in questa fase storica del dragone da ostacolare la ripresa economica attesa da tempo.
Nel dibattito vivace che ormai si è aperto sul destino economico della seconda potenza mondiale - così cruciale per lo sviluppo del commercio e per la crescita globali - spicca la voce dell’economista Li Daokui, molto rispettato e seguito in patria. La sua idea per rilanciare una domanda interna depressa è semplice quanto rivoluzionaria: il Governo di Pechino dovrebbe regalare soldi contanti ai suoi cittadini per dare una vera spinta ai consumi e, quindi, all’economia.
Iniettare 1.000 miliardi di yuan direttamente nelle tasche dei consumatori sarebbe una svolta epocale, soprattutto in una nazione come la Cina da sempre orientata allo stimolo dell’offerta - con le esportazioni nel mondo a dominare le entrate - piuttosto che alla domanda interna. Tuttavia, dinanzi alla oggettiva realtà della crescita lenta in patria, con consumatori sfiduciati e dell’acuirsi della guerra commerciale a colpi di dazi nel mondo, la prospettiva di far spendere di più i cinesi è interessante.
L’impatto sarebbe mondiale e stimolare gli acquisti di un esercito di consumatori - come quello del dragone - avrebbe degli effetti anche in Italia.
Cina: regalare 1.000 miliardi di yuan ai cittadini per la ripresa. La proposta
Con una proposta senza precedenti, la Cina potrebbe investire quasi 1.000 miliardi di yuan nei consumi dei suoi cittadini. Il piano, sostenuto dall’esperto Li Daokui, mira a rompere il ciclo di bassa domanda che finora gli interventi governativi contro la crisi non è riuscito a scuotere.
L’economista ritiene che il Paese abbia bisogno di un approccio radicale per combattere il rallentamento economico e la sua idea di offrire direttamente contanti per spendere sta guadagnando slancio negli ambienti di alto potere in Cina.
In sintesi, Daokui suggerisce che il Governo cinese sovvenzioni parte della spesa dei consumatori durante la Golden Week, la popolare vacanza di una settimana in ottobre. La proposta di Li, secondo China Daily e People’s Daily, è semplice ma potente. Pechino darebbe denaro per coprire fino al 20% degli acquisti effettuati durante la Golden Week.
In altre parole, per ogni 1.000 yuan spesi, 200 verrebbero pagati dal Governo cinese. L’intenzione è quella di stimolare i consumi diretti e rimettere in moto una crescita economica che stenta a decollare in modo convincente.
Per l’economista, l’attuale crisi economica richiede un approccio più orientato al consumo, qualcosa a cui la Cina ha sempre dato meno priorità rispetto all’offerta. “Abbiamo sempre creduto che l’economia dovesse essere stimolata dall’offerta, non dal consumo”, ha spiegato. Tuttavia, data la situazione critica odierna, Li ritiene che la scarsa propensione a spendere sia il principale ostacolo alla crescita, qualcosa che deve cambiare con il nuovo approccio.
Per esempio, le barriere interne che inibiscono i consumi, come le restrizioni sull’uso della moto in città come Pechino, devono essere rimosse. Questi standard sono visti come obsoleti e ostacolano il mercato interno. Non solo, in Cina solo il 50% circa delle persone che lavorano nelle aree urbane ci vive, con un impatto sui consumi locali. Le politiche devono quindi incoraggiare la migrazione urbana per avvantaggiare l’economia cinese.
Se il dragone viene spinto a spendere con più soldi in contanti disponibili la rivoluzione economica non è soltanto interna alla Cina, ma globale. I grandi numeri della potenza asiatica, infatti, la rendono cruciale per le conseguenze sull’economia del mondo. E, nel suo piccolo, anche sull’Italia.
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Più soldi ai cittadini cinesi: le conseguenze per il mondo e per l’Italia
Una Cina orientata ai consumi ha un impatto generale e per questo le vicende economiche di Pechino sono osservate molto attentamente nel mondo. Basta pensare che la depressione della spesa dei cinesi ha avuto effetti negativi diretti sui grandi marchi europei del lusso.
La proposta di regalare soldi da spendere ai cittadini in Cina durante la settimana del Golden Week significherebbe innanzitutto che essi avrebbero più soldi per viaggiare e spendere all’estero, con mete europee e italiane tra le preferite.
Secondo un’indagine di Global Blue e Retex China dell’estate 2024, il turista cinese che sceglie l’Italia è giovane e vuole spendere soprattutto nel settore dell’abbigliamento. I dati sullo shopping Tax Free del Q2 2024 hanno mostrato che i millennials cinesi hanno speso in media quasi 4.000 euro ciascuno nelle loro vacanze in Italia, optando per acquisti dei marchi del lusso Made in Italy. Milano, Firenze, Roma e Venezia sono le città che più di tutte le altre hanno guadagnato dalla ripresa del turismo cinese post-Covid, con percentuali di ripresa in termini economici di oltre il 50%.
I consumatori del dragone con più soldi a disposizione sono disposti a fare shopping in Italia, con la conseguenza di arricchire l’economia nazionale turistica e della moda.
Una Cina più orientata ai consumi interni, inoltre, potrebbe spingere la domanda di alcuni prodotti italiani esportati. Secondo l’ISTAT, nel 2023 l’export di prodotti agroalimentari della nostra nazione nel dragone ha superato i 540 milioni di euro di valore e ha evidenziato un +5% rispetto al 2022. La Cina, quindi, si è aggiudicata la seconda posizione di mercato asiatico destinatario di prodotti italiani, dopo il Giappone.
In generale, il commercio potrebbe trarne vantaggio, con l’ostacolo però delle politiche protezionistiche che si stanno sempre più affermando nella rivalità politico-economica tra Cina e Occidente. Nonostante la tendenza a chiudersi verso l’esterno e a favorire produzioni nazionali, un aumento di disponibilità e di fiducia dei consumatori cinesi - che sono molti - avrebbe un impatto positivo sul commercio mondiale. Più domanda di beni significa bisogno di maggiore prodotti anche importati, per fare un calcolo banale. Nemmeno la Cina può fare a meno degli scambi con il mondo esterno.
Solo per fare un esempio, i vini italiani sono la voce maggiore dell’export agroalimentare italiano in Cina. Queste eccellenze del Made in Italy hanno fruttato oltre 100 milioni di euro di vendite, anche se il trend è in calo. Una maggiore disponibilità di denaro da spendere tra i cinesi potrebbe però spingere il consumo di questi prodotti già molto apprezzati.
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