Abascal segue la linea di Giorgia Meloni nel presentare il suo partito, Vox: nessun compromesso, nessuna alleanza. E le somiglianze con FdI non finiscono qui.
Quando Giorgia Meloni nello scorso ottobre salì sul palco durante la convention di Vox a Madrid, riuscendo con il suo impeccabile spagnolo a entusiasmare la folla quasi al pari del leader di partito Santi Abascal, Fratelli d’Italia era da poco diventato, secondo le intenzioni di voto, il primo partito italiano.
I due partiti della destra europea, che appartengono alla famiglia dell’Ecr, guidata dalla stessa Meloni (grazie al sapiente laborio diplomatico dei suoi due scudieri a Bruxelles Raffaele Fitto e Carlo Fidanza), da tempo legati da un rapporto speciale, sembrano essere contraddistinti anche da un destino comune: essere diventati in poco tempo decisivi e fondamentali nei rispettivi paesi, Italia e Spagna.
Perché, se ormai FdI ha consolidato la sua prima posizione nei sondaggi, Vox, dopo un periodo di appannamento, sembra stia riconquistando voti e consensi, a scapito non solo dei popolari ma anche degli stessi socialisti.
Secondo un ultimissimo clamoroso sondaggio del quotidiano Okdiario. il partito sarebbe al 20% dei consensi, con popolari e socialisti appaiati al 24%.
«L’unica cosa che ci interessa è sorpassare il Psoe», ha detto Abascal durante un recente comizio, parole che sembrano assai simili a quelle più volte pronunciate da Giorgia Meloni, a proposito della supposta rivalità all’interno della coalizione di centrodestra.
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Ma le sue ambizioni non hanno limiti, perché in un’altra intervista ha affermato senza mezzi termini di auspicare per il suo partito di essere il primo nel paese. Difficile dire se questa rimarrà solo una bella intenzione, o se avrà qualche possibilità di realizzarsi. Intanto Abascal vuole ottenere un grande risultato elettorale nelle prossime importantissime elezioni in Andalusia dove, secondo tutti i sondaggi, avrebbe la maggioranza assoluta insieme ai popolari.
Vox e FdI: la stessa linea di coerenza
Ma Abascal non vuole vivacchiare o arrivare al governo attraverso manovre di palazzo, ed è proprio questa sua coerenza, simile a quella mostrata più volte in Italia da Giorgia Meloni, che evidentemente l’elettorato apprezza.
«Mai con il Pd e i cinque stelle», ha ribadito la Meloni, pochi giorni fa, rispondendo ad alcune indiscrezioni di stampa, che preconizzava una possibile alleanza di larghe intese tra i due maggiori partiti italiani. Allo stesso modo, Abascal in parlamento qualche giorno fa ha duramente criticato la decisione dei popolari di astenersi sulla Ley Audiovisual, che era stata bocciata da Podemos e dai partiti indipendentisti che appoggiano il governo Sanchez.
«Siamo vicini a battere il Psoe, per potere governare questo paese», ha affermato Abascal in una intervista al quotidiano El confidencial. I due partiti, accomunati dagli stessi ideali e principi, non sembrano assolutamente volersi piegare alle logiche del mainstream, che considera ancora le due forze di destra come inadatte a governare, spesso adducendo un legame revanscista con il franchismo da una parte e con il fascismo dall’altra.
Ma i due partiti continuano a proseguire nella loro solitaria posizione di opposizione (di fatto in Italia e formalmente in Spagna, considerando come ormai il Pp sembra sempre più dedito a una sorta di desistenza, più che di vera opposizione al governo di Sanchez), e nella riforma di quel partito conservatore che da troppo tempo manca sia in Spagna che in Italia.
Isabela Ayuso, il vero astro nascente dei popolari spagnoli, non a caso viene considerata come la politica dei popolari più vicina alle idee di Vox e l’unica forse in grado di resuscitare un partito sempre più smarritosi alla ricerca perenne del suo Godot.
Vox e FdI rappresentano un unicum: entrambi i partiti in pochi anni sono riusciti a costruire due realtà determinanti nella vita politica dei due paesi latini, partendo da una posizione di sostanziale irrilevanza. E a essere sorpresi maggiormente sono stati forse proprio i partiti con i quali naturalmente dovrebbero allearsi, cioè i popolari in Spagna e Lega e FI in Italia.
Il 2023 potrebbe essere l’anno della effettiva consacrazione di questi due partiti, così simili da essere spesso definiti come «gemelli d’Europa». Due gemelli terribili, cresciuti e consapevoli della maturità raggiunta e che certo non sembrano intenzionati a fermarsi qui.
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