La crisi economica mondiale si aggrava: lo dicono i mercati

Violetta Silvestri

18 Novembre 2022 - 08:40

I mercati lanciano messaggi chiari: la crisi economica è ovunque e si aggrava tra recessione in arrivo, inflazione in aumento, tassi di interesse delle banche centrali visti ancora in rialzo.

La crisi economica mondiale si aggrava: lo dicono i mercati

I mercati lanciano segnali di crisi.

Le azioni asiatiche scambiano con una certa cautela e oscillano, dopo che i funzionari della Federal Reserve hanno utilizzato ancora toni aggressivi, avvertendo su prossimi aumenti dei tassi di interesse.

Intanto, l’aumento dei casi di coronavirus in Cina e le tensioni di liquidità nel suo mercato obbligazionario hanno aggravato il clima di incertezza.

Con l’Europa intrappolata nell’incognita guerra in Ucraina e conseguente crisi del gas e il Regno Unito che ha annunciato la recessione, i venti economici sono burrascosi. E i mercati viaggiano nella volatilità.

Inflazione, recessione, banche centrali: questi i driver dei mercati oggi

Le azioni dell’area Asia-Pacifico si apprestano a chiudere la seduta in rosso.

L’indice principale dei prezzi al consumo del Giappone per ottobre è aumentato del 3,6% rispetto a un anno fa, più del previsto e al ritmo più veloce degli ultimi 40 anni. La nazione ha visto l’ultima volta lo stesso livello nel febbraio 1982, hanno mostrato i dati Refinitiv.

Le blue chip cinesi si sono mosse poco, a causa delle notizie secondo cui Pechino avrebbe chiesto alle banche di controllare la liquidità nel mercato obbligazionario dopo che l’aumento dei rendimenti ha causato perdite ad alcuni investitori.

Stanno crescendo anche le preoccupazioni su una nuova ondata Covid in Cina, che potrebbe mettere in discussione i piani per allentare le restrizioni che hanno soffocato l’economia.

Negli Usa, sia il dollaro che i rendimenti obbligazionari sono stati spinti più in alto durante la notte, quando il presidente della Fed di St. Louis James Bullard ha affermato che i tassi di interesse potrebbero dover raggiungere un intervallo compreso tra il 5% e il 7% per essere «sufficientemente restrittivi» e frenare l’inflazione.

Questo è stato un duro colpo per gli investitori che avevano scommesso che i tassi avrebbero raggiunto il picco del 5%. I rendimenti a due anni sono risaliti al 4,46%, lasciandoli 69 punti base sopra i rendimenti a 10 anni, la più grande inversione dal 1981.

I futures sul petrolio stanno riguadagnando terreno, dopo aver registrato forti perdite per la settimana a causa delle preoccupazioni sulla domanda cinese e sui tassi di interesse statunitensi sempre più elevati.

Da evidenziare, infine, che il Regno Unito è scivolato in recessione, secondo quanto dichiarato nella giornata di ieri dal ministro delle finanze Jeremy Hunt. L’ultima volta che la nazione è stata in recessione risale alla crisi finanziaria del 2008, che ha sconvolto l’economia globale.

La quinta economia più grande del mondo è stata colpita dall’aumento dell’inflazione e dei prezzi dell’energia. I problemi economici sono dovuti in gran parte alla guerra in Ucraina e alle interruzioni della catena di approvvigionamento dovute alla pandemia.

Al centro delle proposte di Hunt c’è un doloroso mix di aumenti delle tasse e tagli alla spesa pubblica, volti a colmare quello che gli economisti hanno descritto come un «enorme buco nero» nelle finanze del governo: un gap di circa 64 miliardi di dollari.

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