Fed: a quando un taglio dei tassi d’interesse?

Tommaso Scarpellini

9 Gennaio 2023 - 13:12

Quando è lecito aspettarsi un taglio dei tassi di interesse da parte della Federal Reserve? Ecco cosa ci dicono le previsioni dei suoi membri e i dati sul mercato del lavoro.

Fed: a quando un taglio dei tassi d’interesse?

I recenti dati sull’occupazione e la pressione salariale negli Stati Uniti comunicano importanti indizi riguardo lo stato d’animo dell’economia, capaci di far tornare a chiedersi quando la Federal Reserve, banca centrale statunitense, tornerà ad alzare i tassi di interesse, ponendo fine all’attuale ciclo di rialzi.

I recenti ridimensionamenti salariali, specie nel mercato dei servizi, sembrano essere stati ben apprezzati dalla banca centrale. Molti funzionari si mostrano comunque contrari a una riduzione dei tassi nel 2023.

A quando un taglio dei tassi di interesse Fed?

James Bullard, il presidente della Federal Reserve Bank di St. Louis, ha affermato che i tassi d’interesse si stanno avvicinando a un livello abbastanza alto e che questo dovrebbe tradursi in una discesa dell’inflazione. Secondo Ballard è arrivato il momento di mostrarsi ottimisti riguardo il rallentamento del tasso d’inflazione per l’anno 2023. Dalla slide deck del presidente è emerso che «il tasso ufficiale non è ancora in una zona considerata sufficientemente restrittiva, ma ci si sta avvicinando». Secondo il suo punto di vista, un livello del 5,1% è più che sufficiente - attualmente i tassi di interesse Fed sono al 4,5%.

Gli altri funzionari si sono mostrati tendenzialmente tutti contrari riguardo un taglio del tasso d’interesse nel 2023 ma, nonostante questo, abbastanza fiduciosi riguardo l’operato della banca centrale. Sono stati anche emessi gli esiti del sondaggio riguardo le previsioni del 2023: 17 funzionari su 19 prevedono tassi superiori al 5% - quindi la maggioranza si aspetta che la politica monetaria statunitense rimanga restrittiva anche quest’anno.

L’impatto del mercato del lavoro sui tassi di interesse Fed

Il mercato del lavoro è rimasto forte, come confermato dal recente rapporto sui non-farm payroll. Si riducono quindi i rischi legati a una recessione nel breve termine e aumentano le possibilità che la Fed continui a incrementare i tassi d’interesse per tutto il 2023. Il 2022 è stato un anno quasi da record per l’occupazione nonostante gli sforzi delle banche centrali per raffreddare l’economia. Allo stesso modo i funzionari della Fed vedono nel recente leggero ribasso dei salari una buona notizia: la pressione salariale è un importante ostacolo per il raggiungimento dell’obiettivo delle banche centrali.

Randall Kroszner, ex governatore della Fed, ha dichiarato che l’interesse della banca centrale non risiede nella diminuzione dell’occupazione, piuttosto nel ridimensionamento dei salari, specie nel settore dei servizi. L’indice ISM, l’indicatore dei servizi statunitensi, è crollato di quasi sette punti a dicembre, al livello più basso da maggio 2020. Questo fa ben sperare riguardo le future decisioni di politica monetaria della Fed.

Guardando al 2023, i funzionari della banca centrale pronosticano un tasso di disoccupazione in aumento di circa un punto percentuale. Le prime conferme arrivano dal settore big tech e bancario, che hanno già iniziato un importante percorso di licenziamenti. Allo stesso modo, oramai molti esperti prevedono che gli Stati Uniti scivoleranno in una recessione artificiale che potrebbe terminare entro la fine del 2024.

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