Il terremoto finanziario è finito? Gli investitori osservano con attenzione almeno 4 eventi cruciali che potrebbero provocare nuove e dannose scosse al sistema dei mercati globale.
Dopo una settimana di profonde turbolenze nei mercati, la finanza globale è in pieno allarme e i motivi sono almeno 4.
Il crollo del mercato obbligazionario, con i rendimenti saliti su nuovi massimi pluriennali nelle principali economie globali e il tonfo delle azioni con investitori intimoriti da scenari piuttosto incerti hanno dominato la scena finanziaria. Con banche centrali che promettono tassi ancora alti e i rischi recessione - soprattutto in Europa - che non arretrano, le Borse rischiano oscillazioni profonde.
Il dollaro forte ha innescato il caos anche nel mercato valutario e ora i mercati finanziari si stanno preparando ai dati sull’inflazione statunitense e all’inizio della stagione degli utili. Questi sono soltanto 2 eventi che possono travolgere il sentiment la prossima settimana.
Sotto i riflettori ci sono anche l’incontro annuale della Banca Mondiale/Fondo Monetario Internazionale e movimenti del settore energetico. I motivi di allarme sono almeno 4.
1. Quanto è ancora calda l’inflazione Usa?
Con i rendimenti dei titoli del Tesoro di riferimento intorno ai picchi di 16 anni, la posta in gioco è alta per il rapporto mensile sull’indice dei prezzi al consumo degli Stati Uniti di giovedì 12 ottobre, mentre gli investitori valuteranno quanto davvero la Fed può ancora aumentare i tassi di interesse.
I dati di agosto hanno mostrato l’aumento dell’inflazione più rapido in 14 mesi con l’impennata del costo della benzina, sebbene il rialzo annuale dell’inflazione sottostante sia stato il più basso in quasi due anni. Con i prezzi del petrolio intorno ai 90 dollari al barile, non c’è dubbio che l’energia sia al centro dell’attenzione.
Un rapporto scottante sull’inflazione potrebbe alimentare le preoccupazioni che l’atteggiamento della Fed sui tassi possa diventare ancora più aggressivo, dopo che il suo mantra “più alto per più tempo” a settembre ha spaventato i mercati.
La previsione per l’incontro di novembre è di un costo del denaro fermo, ma c’è chi comincia anche a scommettere su un altro rialzo.
2. Inizia la stagione degli utili. Banche in focus
I rapporti delle principali banche danno il via alla stagione degli utili del terzo trimestre per le società statunitensi, con gli investitori azionari desiderosi di catalizzatori per rilanciare le azioni a fronte dell’aumento dei rendimenti obbligazionari.
JPMorgan, Citigroup e Wells Fargo pubblicheranno i risultati il 13 ottobre e forniranno una prima lettura delle ricadute derivanti dall’aumento dei tassi su questioni che vanno dalla domanda di prestiti al comportamento dei consumatori.
Altre società che pubblicheranno i loro conti includono il colosso di snack e bevande PepsiCo martedì, Delta Air Lines giovedì e la compagnia di assicurazioni UnitedHealth Group il 13 ottobre.
Nel complesso, secondo LSEG IBES, le società dell’S&P 500 dovrebbero aumentare gli utili del terzo trimestre dell’1,6% rispetto allo stesso periodo di un anno fa, dopo che sono scesi del 2,8% nel secondo trimestre.
3. Petrolio e gas, prezzi in rialzo?
Il settore energetico potrebbe surriscaldarsi, con prezzi in aumento in grado di innescare nuove turbolenze, soprattutto per il ruolo giocato sull’inflazione.
Durante la prima settimana di ottobre, il Brent ha registrato un calo di circa l’11% e il WTI ha perso oltre l’8%, a causa delle preoccupazioni che i tassi di interesse persistentemente elevati rallenteranno la crescita globale e colpiranno la domanda di carburante, anche con forniture depresse dai tagli di Arabia Saudita e Russia.
Le statistiche per i prezzi del petrolio rimangono contrastanti. Una solida economia statunitense potrebbe sostenere il sentiment per la domanda di petrolio a breve termine, hanno detto gli analisti. Tuttavia, un dollaro Usa più forte e scommesse su un altro aumento dei tassi di interesse nel 2023 possono frenare la domanda e far abbassare le quotazioni di greggio. Da considerare, inoltre, la Cina. Se il dragone torna a pompare i consumi, la pressione della domanda può riportare in alto i prezzi.
Massima allerta c’è inoltre sul gas. I lavoratori dei due impianti di gas naturale liquefatto (GNL) della Chevron nell’Australia occidentale hanno votato per la ripresa degli scioperi venerdì, con i sindacati che accusano la major petrolifera americana di rinnegare un accordo fatto. Le agitazioni australiane sono in grado di influenzare l’approvvigionamento di gas naturale mondiale. Anche se questo carburante non arriva diretto in Europa, meno forniture a livello globale rischiano di deprimere un mercato comunque teso. E, quindi, far balzare come già accaduto il prezzo anche nel benchmark di riferimento europeo.
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Inoltre, negli Usa i futures sul gas naturale sono stati scambiati a 3,34 dollari per milione di unità termiche britanniche (MMBtu), in rialzo del 33% nell’ultimo mese e del 68% da quando hanno toccato il minimo di 52 settimane di 1,99 dollari a marzo.
Perché il balzo? Secondo gli esperti, la domanda ha registrato un picco quest’estate quando le temperature hanno raggiunto nuovi record in diverse parti del Paese; poiché le persone utilizzavano più aria condizionata, avevano bisogno di più elettricità generata dal gas naturale. I meteorologi prevedono inoltre che la domanda di gas aumenterà quest’inverno perché El Niño tende a provocare inverni più freddi, che richiederanno più gas naturale per il riscaldamento. Inoltre, la domanda di gas dal Messico è aumentata poiché sempre più fabbriche si trasferiscono lì in seguito all’ultimo accordo commerciale tra Stati Uniti e Messico.
Infine, a partire dalla primavera, i produttori Usa hanno iniziato a ridurre il numero di impianti che utilizzavano a causa dei prezzi bassi. Gli impianti di gas naturale in uso sono calati di oltre il 20% rispetto ai livelli di maggio. Tali decisioni stanno iniziando a dare i loro frutti ora, poiché la crescita dell’offerta si è attenuata anche se la domanda è aumentata.
4. La bomba debito nelle mani del Fmi
Funzionari finanziari e investitori di tutto il mondo si stanno dirigendo verso la città marocchina di Marrakech per le riunioni annuali del Fondo monetario internazionale della Banca mondiale.
L’incontro avviene in un momento in cui l’impennata dei rendimenti dei titoli di Stato statunitensi, che ha portato a un aumento globale dei costi di finanziamento, pesa sulle speranze che l’inflazione possa essere ridotta senza innescare una grave crisi.
I policy maker si trovano inoltre ad affrontare l’aggravarsi delle divisioni globali e le richieste da parte delle grandi economie emergenti come la Cina di riformare l’architettura finanziaria globale di Bretton Woods, quasi 80 anni dopo la sua creazione, e di renderla più rappresentativa.
In mezzo a queste tensioni, il Fmi e la Banca Mondiale stanno cercando di incrementare i loro prestiti. Nel frattempo, anche l’ iniziativa di ristrutturazione del debito del G20, il Quadro Comune, sarà al centro dell’attenzione poiché continua ad affrontare forti critiche per i ritardi e la mancanza di risultati concreti.
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