Nelle grandi economie dell’Ue cresce solo in Francia e Spagna, mentre l’Italia fa segnare l’ennesimo calo legato (anche) alle difficoltà della Germania.
Da una parte c’è la Germania, con le sue difficoltà. Dall’altra, una debole domanda interna rallentata dall’inflazione. E nel mezzo c’è la crisi della produzione industriale italiana, che riguarda principalmente i beni di consumo durevoli e lo scorso aprile ha fatto segnare un calo tendenziale per il quindicesimo mese consecutivo. La Germania è arrivata invece al suo decimo mese consecutivo di flessione: la crisi produttiva tedesca sta durando da meno tempo di quella italiana, anche se è più marcata rispetto alle previsioni. Tra settembre e dicembre 2023 la Germania ha subìto un calo medio della produzione industriale del 4,5% rispetto all’analogo periodo del 2022, mentre negli stessi quattro mesi l’Italia ha avuto una flessione “solo” del 1,5%. Tuttavia, c’è poco da rallegrarsi perché i destini dell’industria italiana e di quella tedesca sono decisamente legati.
Secondo l’Istat, in Italia nei primi quattro mesi del 2024 soltanto il comparto alimentare e il settore della fabbricazione di coke e prodotti petroliferi raffinati sono riusciti ad aumentare i volumi prodotti negli stessi mesi del 2023. Tutto il resto della produzione è stato in calo: in generale del 3,3% e per alcuni ambiti a livelli davvero pesanti. È il caso soprattutto delle industrie tessili, dell’abbigliamento e di pelli e accessori, che nei primi quattro mesi di quest’anno hanno prodotto il 9,9% in meno rispetto al periodo gennaio-aprile 2023. Ma un’altra crisi produttiva evidente è legata alla fabbricazione dei mezzi di trasporto, in flessione del 5,4% sullo scorso anno.
Il calo della produzione industriale italiana riguarda principalmente i beni di consumo (-4,8% tra gennaio e aprile 2024 rispetto al 2023) e in particolare quelli durevoli (-8,7%). Una flessione di questo tipo è solitamente rivelatrice di una bassa capacità di spesa, dovuta all’inflazione e alla scarsa capacità di risparmio, e di aspettative incerte per il futuro da parte di consumatori e imprese. [...]
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