Il concordato preventivo biennale che permette di pagare le tasse concordate con il Fisco, potrebbe nascondere delle trappole. Ecco cosa valutare prima di aderire alla misura.
L’adesione al concordato preventivo biennale è molta bassa, ma questo è dovuto soprattutto alle tante trappole che la misura nasconde. Interessate dall’accordo con il Fisco dovrebbero essere 2,7 milioni di partite Iva, visto che per quest’anno il concordato coinvolge anche i contribuenti forfettari (per una sola annualità) che hanno almeno 2 anni di imposta alle spalle (attività iniziata nel 2022 o prima).
Uno dei problemi della misura, ma non l’unico, è che prevede diversi paletti come, ad esempio, il non avere debiti tributari che superano i 5.000 euro. Altro obbligo per poter aderire è di aver presentato la dichiarazione reddituale per almeno un anno dei tre precedenti.
Per le partite Iva che aderiscono al concordato preventivo vi è la possibilità di sapere in anticipo le tasse da versare per il 2024, senza bisogno di attendere la dichiarazione dei redditi del prossimo anno. Ma conviene davvero a tutti aderire?
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L’adesione al concordato va valutata molto attentamente
Non sempre l’adesione al concordato preventivo è conveniente. Il vantaggio principale che la misura offre è che con l’adesione il contribuente non è soggetto a controlli (a meno che non si verifichino specifiche condizioni). Con l’accordo che si stipula con il Fisco, quindi, oltre a sapere prima le imposte da pagare si ha il vantaggio di non incorrere in controlli fiscali.
Questa, però, apparentemente è una situazione vantaggiosa solo per chi ha qualcosa da nascondere e vuole evitare che il Fisco metta il naso nei propri affari: chi è in regola con dichiarazioni, adempimenti e versamenti, sicuramente non ha nulla da temere da un controllo fiscale.
Al netto di questo vantaggio, che poi non è un vantaggio per tutti, quindi, ci si può trovare alle prese con una predeterminazione del reddito che non sempre è vantaggiosa visto che è rivalutato tenendo contro della base di calcolo che risulta dagli Isa e da variabili come le condizioni economiche complessive e il settore in cui si opera.
La nota dolente è rappresentata proprio dagli Isa, più il valore è distante dal 10, infatti, e più saranno alti gli importi da versare, che restano alti anche per chi ha un punteggio pari a 8 (e coloro che hanno questo punteggio rientrano nei virtuosi).
In quest’ottica l’adesione al concordato preventivo è poco conveniente per tutti coloro che non possono contare su una forte crescita del fatturato tra il 2024 e il 2025. Per chi ha Isa pari a 10 l’incremento delle imposte è di una percentuale pari al 2/3%, se l’anno prossimo, quindi, dovesse andare particolarmente bene potrebbe essere conveniente aderire al concordato.
Per tutti quelli, invece, che non hanno Isa pari a 10 la convenienza non è certa e, anzi, si corre il rischio di pagare più imposte del dovuto a fronte di una esclusione dai controlli fiscali (che per chi ha Isa pari a 8 non dovrebbero certo spaventare, visto che si tratta di contribuenti virtuosi).
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