Riforma della scuola dell’infanzia: il Senato contesta l’obbligo di laurea per l’insegnamento nel sistema integrato 0-6. Ecco quali titoli saranno sufficienti per insegnare nelle materne e negli asili nido.
Riforma della Scuola dell’Infanzia: ci sono delle novità molto importanti in merito alla delega riguardante la creazione del sistema integrato 0-6 attualmente in esame al Senato.
Secondo quanto rivelato da Italia Oggi l’Ufficio Studi del Senato ha contestato la delega nella parte relativa all’obbligo di laurea per gli insegnanti delle scuole materne e degli asili nido.
Facciamo un passo indietro; la riforma della Scuola dell’Infanzia prevista da una delle 8 deleghe che il Miur ha approvato il mese scorso, prevede la creazione di un sistema integrato 0-6 di cui faranno parte sia le materne che gli asili nido.
L’obiettivo è quello di accompagnare i bambini nella fase più delicata della loro crescita, nel periodo che va dalla nascita fino ai 6 anni. Per garantire un alto livello d’insegnamento, il Miur ha introdotto l’obbligo di laurea non solo per gli insegnanti della materna, ma anche per quelli degli asili nido pubblici e privati.
Nel dettaglio, l’unico titolo utile per insegnare negli asili nido a partire dall’a.s. 2019/2020 sarà la laurea triennale in Scienze dell’educazione nella classe L19, con indirizzo specifico per educatori dei servizi per l’infanzia.
Per insegnare nelle scuole materne, così come avviene anche oggi, sarà necessaria la laurea quinquennale a ciclo unico in Scienze della Formazione Primaria.
Tuttavia, sembra che il Senato non sia d’accordo del tutto con questa impostazione. La riforma della scuola dell’infanzia rischia di saltare?
Riforma dell’infanzia: niente obbligo di laurea per il sistema integrato 0-6
La riforma della Scuola dell’Infanzia si farà, nonostante nei giorni scorsi l’Ufficio Studi del Senato ne abbia contestato alcuni aspetti.
I tecnici, infatti, hanno fatto chiarezza su tutti quegli insegnanti che hanno conseguito il titolo prima dell’entrata in vigore del decreto ribadendo che per loro le nuove norme non saranno valide. I titoli conseguiti prima dell’entrata in vigore della riforma dell’infanzia, quindi, continueranno ad essere validi ai fini dell’insegnamento nelle scuole materne e negli asili nido, nell’ambito di specifiche normative regionali.
Ci sono delle buone notizie quindi per gli educatori e le maestre che temevano che con le nuove regole introdotte dalla riforma non avrebbero più potuto insegnare.
I tecnici del Senato, infatti, hanno ricordato che per le sezioni primavera nella Conferenza Unificata del 2007 è stato genericamente previsto che gli insegnanti dovessero avere “una specifica preparazione”, non facendo chiarezza su quale. Quindi, dal momento che mancava una precisa previsione normativa statale sono state le Regioni a stabilire i requisiti e i titoli necessari per l’insegnamento negli asili nido.
L’obbligo della laurea in scienze dell’educazione o di quella in scienze della formazione primaria, è stato introdotto solamente nel 2013.
Quindi tutti coloro che prima di questa data hanno conseguito un titolo abilitante all’insegnamento nella propria Regione, come ad esempio un diploma professionale regionale o uno come puericultrice triennale (titolo comunque in via di esaurimento) potranno continuare ad insegnare.
Per l’asilo, invece, i tecnici del Senato hanno ricordato che nonostante nel 1997 ci sia stato un decreto per la soppressione delle scuole e degli istituti magistrali, è stato comunque stabilito che i titoli di studio conseguiti entro l’a.s. 2001-2002 conservassero il loro valore legale permettendo ai diplomati magistrali di partecipare sia ai concorsi per la materna che addirittura a quelli per le elementari.
Riforma dell’infanzia: cosa ne sarà dell’organico di potenziamento?
I tecnici del Senato hanno fatto chiarezza anche sul tema delle assunzioni nel potenziamento dell’infanzia.
Nel decreto che riforma la scuola dell’infanzia viene stabilito che, per attuare gli obiettivi prefissati, alle materne statali verrà assegnata una quota delle risorse dell’organico di potenziamento definite dalla Tabella 1 della Buona Scuola. La legge 107/2015, infatti, aveva escluso la scuola dell’Infanzia dai posti di potenziamento, proprio nell’attesa della creazione del sistema integrato 0-6.
Adesso che il sistema 0-6 sta per diventare realtà molti si sono chiesti se per l’organico di potenziamento si verranno a creare dei nuovi posti oppure se saranno utilizzati quelli già esistenti.
Il Senato ha ribadito che ci sarà solamente una suddivisione differente delle stesse risorse tra i diversi ordini e gradi delle scuole attraverso una sostituzione della Tabella 1 della Buona Scuola. Niente posti in più quindi.
E le notizie negative non finiscono qui, poiché il Senato sembra aver bocciato anche il Buono Nido da 150€ introdotto dalla delega. I tecnici hanno fatto leva sul fatto che uno strumento simile è già stato introdotto dalla Legge di Bilancio 2017, facendo riferimento al Bonus Nido da 1.000€.
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