Una grande azienda italiana ha deciso di adottare l’orario di lavoro di 7 ore e non è l’unica, ma quali sono i benefici per le aziende?
Ridurre l’orario di lavoro, aumentare i posti di lavoro senza rinunciare alla produttività. È questo il piano adottato da alcune aziende in via sperimentale per vedere se effettivamente diminuire il carico di lavoro per il singolo dipendente possa comportare dei benefici per l’azienda o meno.
Sembrerebbe quindi che qualcosa si stia cominciando a muovere nel mondo del lavoro in Italia, dopo anni di battaglie sindacali, come ha ricordato il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, diminuire il quantitativo delle ore, potrebbe non solo giovare alla salute dei lavoratori, ma potrebbe portare alla nascita di nuovi posti di lavoro e al miglioramento dei risultati delle aziende.
È forse quest’ultimo aspetto ad aver mosso alcune aziende ad adottare la settimana corta (composta di solo 4 giorni lavorativi su sette) o in altri casi a diminuire il carico di lavoro a 7 ore, come ha fatto una nota azienda dell’extra-lusso, cogliendo i possibili vantaggi economici.
Bulgari adotta l’orario di lavoro ridotto a 7 ore
Bulgari ha deciso di adottare un orario di lavoro ridotto a 7 ore anziché le canoniche otto ore. Il grande stabilimento dell’azienda, a Valenza, in provincia di Alessandria, ha deciso di ridurre il carico di lavoro di 200 addetti sul totale di 600, il salario, però, rimarrà invariato.
La riduzione dell’orario di lavoro, in via del tutto sperimentale, nasce per ragioni organizzative, come ha spiegato Maurizio Cantello, segretario Fiom Alessandria. La famosa azienda del settore del lusso, sta investendo per poter raddoppiare l’impianto, con l’obiettivo tra due anni di impiegare 1.200 persone. I cantieri hanno quindi costretto a rivedere i turni e in questo modo Fiom ha potuto siglare un accordo, definito “innovativo”.
Come ha precisato Cantello, la riduzione dell’orario di lavoro in Bulgari sarà in via sperimentale per due anni, “ma siamo convinti che mantenendo la stessa produttività, o perfino migliorandola, riusciremo a rinnovare l’accordo anche per il futuro”.
Orario di lavoro ridotto a 7 ore, perché e quali sono i vantaggi
La decisione di Bulgari di ridurre il carico delle ore è sicuramente un ottimo segnale per i lavoratori che da tempo chiedono non solo la sicurezza di un salario minimo ma anche la riduzione dell’orario di lavoro. Proprio in questi giorni la Cgil è riunita a Rimini per il 19° congresso nazionale e tra i temi caldi non potranno mancare questi appena citati, così come quello della settimana corta e della precarietà dei giovani, costantemente “infantilizzati” da un sistema che non pone solide basi per il loro futuro.
Bulgari, però, non è stata l’unica azienda ad aver attuato importanti modifiche all’orario di lavoro. Intesa Sanpaolo ha adottato la settimana corta, 4 giorni da 9 ore lavorative, seppur partendo senza un accordo sindacale; mentre Michelin a Cuneo ha optato per sei ore per turno con l’obiettivo di “stabilizzare i lavoratori somministrati in part-time”. Quest’ultimo evento è stata raccontato da Salvatore Ricciardi, Rsu (in rappresentanza sindacale unitaria) della fabbrica Michelin a Cuneo:
Abbiamo siglato un accordo, in via sperimentale, per tre mesi, per cercare di stabilizzare i lavoratori somministrati in part-time portando i turni a sei ore. La filiera automotive è sotto stress. Così creiamo le condizioni per garantire l’occupazione e anche la produttività.
Infatti, benché in Italia, come ormai è noto, si lavori di più rispetto agli altri Paesi europei - circa 1.669 ore l’anno contro una media di 1.559 ore - la produttività del Made in Italy resta il fanalino di coda in Europa. Evidentemente le logiche neo-liberali di aumentare le ore di lavoro per essere maggiormente competitivi non ottengono i risultati sperati.
Ridurre l’orario di lavoro lasciando invariato il salario non solo risulta essere benefico per la salute fisica e mentale del lavoratore ma anche delle aziende, in quanto riducendo il carico il lavoratore si trova più concentrato. Senza contare che la diminuzione dell’orario lavorativo comporterebbe un aumento dei posti di lavoro: una concreta risposta al problema dell’occupazione (giovanile e non) in Italia.
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