La Polonia torna a essere guidata da Donald Tusk. Cosa cambierà? La traiettoria del Paese su molti campi appare già consolidata in senso atlantista e antirusso.
Donald Tusk è tornato e per il nuovo premier polacco inizia la terza fase della sua carriera istituzionale. Dopo la guida della Polonia dal 2007 al 2014 e quella del Consiglio Europeo dal 2014 al 2019 il terzo mandato del leader di Piattaforma Civica, formazione di centrodestra moderato, si preannuncia come il più complesso. L’eredità di otto anni di governo dei nazional-conservatori di Diritto e Giustizia (PiS) finiti col flop al Sejm, il Parlamento polacco, della fiducia al terzo esecutivo di Mateusz Morawiecki hanno profondamente cambiato la Polonia ed evoluto la sua proiezione geopolitica.
La fine dell’egemonia dei conservatori
Essenzialmente, fino ad oggi la Polonia è stata un bastione della Nato, un proconsolato americano in Europa armato fino ai denti in funzione di deterrenza anti-russa e una continuatrice della linea cara a Washington e Londra del divide et impera in campo europeo. Le problematiche sullo Stato di diritto e il controllo stringente del PiS sulla giustizia sono state annacquate dalla grande campagna di riarmo di Varsavia e dal suo ruolo di avanguardia della fornitura d’armi all’Ucraina. Al contempo, i nazional-conservatori del PiS, che sul fronte delle politiche economiche e sociali hanno invertito le privatizzazioni e mirato a un rafforzamento, politicamente giustificato, del welfare, sono stati un grande alibi per l’Europa. [...]
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