Legge di Bilancio 2025, il governo trema in vista del 20 settembre. I conti non tornano

Alessandro Cipolla

26/07/2024

Il prossimo 20 settembre il governo dovrà presentare il piano di strutturale di bilancio: la legge di Bilancio 2025 è tutta in salita, non ci sono i soldi anche per prorogare le misure in scadenza.

Legge di Bilancio 2025, il governo trema in vista del 20 settembre. I conti non tornano

La legge di Bilancio 2025 sarà la terza emanata dal governo Meloni, anche se la prima per ragioni di tempistiche è stata un sostanziale copia e incolla di quanto lasciato dall’esecutivo guidato da Draghi con l’aggiunta dell’addio al reddito di cittadinanza e agli sconti sui carburanti.

La scorsa legge di Bilancio - la prima totalmente made in Meloni - ha avuto un impatto di circa 20 miliardi per buona parte finanziato in deficit: la quasi totalità delle misure licenziate nella scorsa manovra, dal taglio al cuneo fiscale a quello dell’Irpef fino alle risorse stanziate per la famiglia e le briciole per le pensioni, dove anzi si è anche fatto cassa, andranno in scadenza a fine anno.

Facendo i conti della serva al governo nella legge di Bilancio 2025 serviranno una ventina di miliardi solo per rifinanziare le misure in scadenza, pena la diminuzione degli stipendi per circa 16 milioni lavoratori, tasse più alte e meno soldi per le famiglie e le fasce più in difficoltà.

A differenza del passato l’Italia, essendo sotto procedura di infrazione per debito eccessivo, non potrà ricorrere al deficit per finanziare le varie voci della manovra: se prevedi di spendere tot, nella colonna di fianco dovranno essere indicate uguali voci credibili di entrata.

Giusto per fare un esempio, in caso di una spesa pari a 10 miliardi per confermare il taglio al cuneo fiscale, il governo dovrà rendere noto dove prenderà queste risorse e non potrà tirare in ballo misure generiche come la lotta all’evasione fiscale, ma indicare entrate sicure come tagli alla spesa o nuove tasse.

A questi 20 miliardi solo per confermare i provvedimenti in scadenza, si devono aggiungere i 12 miliardi annui di tagli alla spesa pubblica che a breve andremo a concordare con la Commissione europea.

Una situazione da incubo che l’Italia sta vivendo nell’indifferenza più totale, con la maggioranza silenziosa nella speranza di passare un’estate tranquilla dopo aver ottenuto buoni risultati alle elezioni europee. Il 20 settembre però si sta avvicinando.

Legge di Bilancio 2025: cosa succede il 20 settembre

Dopo aver presentato in aprile un Def praticamente in bianco e senza numeri, in vista della legge di Bilancio 2025 il governo entro il prossimo 20 settembre dovrà rendere noto il piano strutturale di bilancio.

Si tratta di un documento che dovrà essere sottoposto al voto del Parlamento, con il governo che dovrà indicare in un orizzonte di quattro anni quali saranno le politiche di spesa, quali saranno le coperture e le eventuali riforme che si vuole realizzare.

Una sorta di ossatura della legge di Bilancio dove la maggioranza non potrà più giocare a nascondino, con il ministro Giancarlo Giorgetti che durante la Partita del Cuore ha cercato di sviare dal discorso con una battuta: “Meglio fare il portiere che il ministro”.

Le prime indiscrezioni relative alla legge di Bilancio 2025 parlano di un piccolo tesoretto nelle mani del Mef derivante dai dividenti delle partecipate e dalla dismissione di parte delle quote in pancia al Tesoro.

Altre entrate dovrebbero essere garantite da piccoli condoni e dal depennamento di tutta una serie di misure che non andrebbero a impattare sulla crescita del Paese. La somma di tutte queste voci però non arriverebbe agli agognati 20 miliardi.

In conclusione: il governo al momento non ha in cassa i soldi per prorogare di un anno tutte le misure in scadenza, dal cuneo fiscale all’Irpef fino alle famiglie, in più dovrà mettere in atto anche tagli alla spesa pubblica - meno soldi per sanità, istruzione ed enti locali - per 12 miliardi, cifra che poi dovrà essere ripetuta per altri sei anni fino a un totale di 84 miliardi.

Nella legge di Bilancio 2025 di conseguenza non ci sarà spazio per tutte quelle promesse fatte dal centrodestra in sede di campagna elettorale - leggere alla voce pensioni e fisco -, che furbescamente sono state rimandate all’entro la fine della legislatura, ma il 2027 è più vicino di quanto si possa credere e il futuro economico del nostro Paese appare plumbeo almeno per il prossimo decennio.

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