Tra strategie sbagliate, una campagna elettorale impalpabile e sondaggi horror, Letta sembrerebbe essere il miglior garante per una vittoria extra large di Meloni alle elezioni.
Enrico Letta senza dubbio si sta spendendo molto in questa campagna elettorale, solo che tutto il suo impegno invece che giovare al Partito Democratico sembrerebbe essere il miglior assist possibile per Giorgia Meloni, che di certo al momento non ha bisogno di questi “regali” da parte dei suoi avversari politici.
Le imminenti elezioni politiche infatti potrebbero rivelarsi un autentico trionfo per la leader di Fratelli d’Italia, che a breve potrebbe diventare la prima donna in Italia alla guida di un governo che sarebbe in odore di poter contare anche su una maggioranza dei due terzi del Parlamento, numeri che andrebbero a garantire la possibilità di modificare la Costituzione senza che le opposizioni possano richiedere un referendum confermativo.
Un rischio di cui Letta è ben conscio, visto che di recente non sta facendo altro che invocare il voto utile per il Pd agitando lo spettro di un governo di centrodestra che abbia veramente i “pieni poteri”. Peccato che sia proprio lui uno dei maggiori responsabili di questa situazione.
Oltre ad avere sbagliato tutte le scelte strategiche, dalla rottura con il Movimento 5 Stelle fino al pastrocchio con Carlo Calenda, mentre il Paese è angosciato dal caro-bollette e dall’inflazione la campagna elettorale di Enrico Letta finora è stata assolutamente vacua, facendo notizia soprattutto per la discutibile campagna social che è stata buona solo per riempire di meme il web.
Elezioni politiche: la strategia sbagliata di Letta
Da quando è diventato segretario del Partito Democratico, Enrico Letta ha ottenuto ottimi risultati alle varie tornate delle amministrative, scegliendo di proseguire lungo la via che era stata tracciata dal suo predecessore Nicola Zingaretti.
L’asse con il Movimento 5 Stelle infatti, nato sulla scia del Conte bis e poi proseguito in molte città, sembrava aver rimesso in carreggiata il centrosinistra tanto che fino a un anno fa i sondaggi indicavano i giallorossi non lontani dal centrodestra.
Le scorie della crisi di governo che ha portato al passo indietro da parte di Mario Draghi, hanno prodotto però un irrigidimento di buona parte della classe politica del Pd, con Enrico Letta che alla fine ha deciso di chiudere subito la porta a ogni trattativa con i 5 Stelle in vista di questa elezioni anticipate. Uno strappo che ha portato anche alla divisione alle regionali in Sicilia dove, con un buon candidato come Caterina Chinnici, i giallorossi sarebbero potuti essere in partita.
Se questa rottura avesse portato a un accordo con Azione si sarebbe potuto comunque parlare di una scelta comprensibile, visto che il “campo largo” tanto evocato di fatto sarebbe stato impossibile: Carlo Calenda mai avrebbe accertato di fare squadra con Giuseppe Conte e viceversa.
Letta così ha fatto la sua scelta, salvo poi vedersi sfilare Calenda pochi giorni dopo la sigla dell’accordo. Una Caporetto insomma, che porterà il centrosinistra a regalare la quasi totalità dei collegi uninominali al centrodestra, con il Pd che spera di vincere soltanto nella manciata di feudi ancora rimanenti.
Una campagna elettorale impalpabile
Con al proprio fianco solo Più Europa, Verdi-Sinistra e Impegno Civico, che nel loro complesso valgono in termini di voti forse la metà del Movimento 5 Stelle, l’unica cosa rimasta da fare per Letta è stata quella di rimboccarsi le mani e cimentarsi in una campagna elettorale serrata.
Tralasciando la campagna comunicativa, dove il Pd è stato capace di passare da male in peggio, in un momento di grande crisi economica, energetica e sociale, Enrico Letta finora non è riuscito a dare neanche una risposta agli elettori in merito ai veri temi che preoccupano gli italiani.
Così negli ultimi giorni il segretario dem ha fatto notizia solo per i battibecchi social con Calenda e Renzi sulla legge elettorale, un argomento che di certo avrà appassionato chi si sta vedendo recapitare delle bollette da svenimento immediato.
Il risultato è stato che il Pd viene dato in forte calo dagli ultimi sondaggi, tutto a vantaggio del Movimento 5 Stelle che, cavalcando con maggiore convinzione temi di “sinistra” come il salario minimo e la difesa del reddito di cittadinanza, starebbe recuperando terreno tanto da essere dato ultimamente davanti alla Lega.
Un regalo a Giorgia Meloni
“La peggiore legge elettorale (voluta e votata dal Pd ndr) che ha visto il nostro Paese potrebbe dare uno scenario da incubo: con il 43% dei voti, la destra potrebbe arrivare al 70% dei seggi in Parlamento. Un più 4% di voti a noi consentirebbe di tenere la destra sotto il 55% e riportare la partita nella sfera della contendibilità”.
Parole queste pronunciate di recente proprio da Enrico Letta, che riassumono a pieno questa campagna elettorale avara di contenuti e colma solo richiami al voto utile per cercare di arginare l’avanzata di Giorgia Meloni e del centrodestra.
Meloni così oltre a ringraziare Letta per il favore di aver lasciato al centrodestra vittoria facile nella quasi totalità dei collegi uninominali, può giovare anche del fatto di avere un principale avversario che finora è stato solo capace solo di evocare (a ragione) scenari tetri (per colpa sua) per cercare di risalire la china nelle intenzioni di voto.
Il risultato è che nei corridoi del Pd già è iniziata la guerra per il dopo-Letta dando per scontata una sonora sconfitta alle urne: la sfida sarebbe tutta da Bonaccini e Provenzano, in una sorta di déjà vu della resa dei conti avvenuta all’interno dei dem dopo il disastro delle elezioni politiche del 2018.
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