Se Giorgia Meloni è la vincitrice indiscussa delle elezioni politiche, al contrario sono diversi gli sconfitti: da Matteo Salvini a Enrico Letta, passando anche per Carlo Calenda e Luigi Di Maio.
La vittoria di Giorgia Meloni non è in discussione. Le elezioni politiche del 25 settembre vedono non solo la vittoria del centrodestra, ma soprattutto l’affermazione della leader di Fratelli d’Italia. Meloni è senza dubbio la vincitrice di questa tornata elettorale, anche se non l’unica.
Chi sono invece i perdenti? Senza dubbio il risultato è stato molto deludente per Matteo Salvini, segretario della Lega, ed Enrico Letta, leader del Pd. Ma non possono festeggiare neanche Carlo Calenda e il suo terzo polo e tanti altri leader che si attendevano risultati migliori, a partire da Luigi Di Maio.
Chi potrebbe essere messo in discussione dopo il voto del 25 settembre? Quali teste salteranno con queste elezioni? Proviamo ad analizzare, basandoci sulle proiezioni, i risultati per i singoli leader di partito, per capire cosa potrebbe succedere nei prossimi giorni e mesi.
I vincitori delle elezioni politiche
Senza dubbio la vincitrice delle elezioni è Giorgia Meloni, leader del primo partito e con ampio margine su tutti gli altri. Possono festeggiare, o quantomeno tirare un sospiro di sollievo, anche Giuseppe Conte, a capo dei 5 Stelle, e Silvio Berlusconi, che ha tenuto guadagnando qualcosa rispetto ai sondaggi e ottenendo un dato che, stando alle proiezioni parziali, dovrebbe essere superiore a quello del terzo polo.
La prima testa che può saltare: Matteo Salvini
Il primo leader a rischio è sicuramente Matteo Salvini. La Lega, probabilmente, andrà al governo con la vittoria del centrodestra, ma per il Carroccio il risultato è deludente. Sotto il 10% per Salvini si poteva ritenere una sconfitta cocente. E addirittura la Lega pare non aver raggiunto neanche il 9%. Sembra inevitabile una resa dei conti nel Carroccio, con la testa del segretario che potrebbe saltare presto, forse persino prima della formazione del nuovo governo di cui Salvini spera di far parte.
Nel Pd si prepara la resa dei conti per Letta
Il Pd avrebbe dovuto raggiungere almeno il 20% dei voti per poter garantire al suo segretario Enrico Letta di rivendicare un risultato quantomeno accettabile. Per i dem, però, si profila un dato al di sotto del 20%, simile a quello del 2018, il più basso della storia del partito. Sembra inevitabile che dalle prossime ore in molti chiederanno la testa di Letta: la sua leadership verrà quasi certamente messa in discussione e c’è già chi punta alla segreteria per il dopo-Letta.
Terzo polo, per Calenda sconfitta a metà
Non si può di certo dire che tra i vincitori c’è Carlo Calenda, così come Matteo Renzi. Per il terzo polo non si può parlare di fallimento, anche se l’obiettivo sembrava essere quello di avvicinarsi al 10% (dovrebbero restare intorno all’8% o anche meno, dietro a Forza Italia).
Per Renzi sicuramente non sarà un successo, ma Calenda sembra uscire ancora più ridimensionato da queste elezioni per la netta sconfitta nel collegio uninominale in cui era candidato, al centro di Roma. Il leader di Azione è arrivato terzo, nettamente staccato da Emma Bonino e la candidata del centrodestra Mennuni: per lui un dato stimato poco al di sopra del 10%.
Gli altri delusi: da Paragone a Di Maio
Avevano aspettative diverse, ma comunque non hanno raggiunto gli obiettivi prefissati né Italexit né Impegno Civico. Gianluigi Paragone sperava di raggiungere la soglia di sbarramento del 3%, ma sembra probabile che non vada oltre il 2%. Ancora peggio va per il partito di Luigi Di Maio, che rischia di non raggiungere neanche l’1%. Peraltro lo stesso Di Maio è stato sconfitto nel suo collegio uninominale e non verrà eletto in Parlamento.
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