Un navigator ha scritto alla nostra redazione: ecco il messaggio che vuole fare arrivare al Ministro per il Lavoro, Nunzia Catalfo.
Da tempo si dibatte sul lavoro svolto dai navigator, la nuova figura professionale in assistenza tecnica alle Regioni nella presa in carico dei beneficiari del Reddito di Cittadinanza. Come noto, il Reddito di Cittadinanza si compone non solo di un sostegno economico, ma anche di una politica attiva finalizzata al reinserimento lavorativo dei percettori della misura che risultano essere disoccupati. In questi giorni la Corte dei Conti ha certificato un primo fallimento di questo progetto, in quanto solo una piccola parte dei beneficiari del RdC ha trovato lavoro. Al che non sono mancate le critiche ai danni dei navigator, con gli attacchi che arrivano da parte degli organi di stampa e di esponenti politici (sia dell’opposizione che della maggioranza). Ma la colpa è davvero dei navigator? A tal proposito abbiamo deciso di dare spazio ad una lettera anonima che è arrivata alla nostra redazione, firmata da un navigator. Destinatario è il Ministro per il Lavoro, Nunzia Catalfo, alla quale - se vorrà - lasciamo lo spazio per rispondere.
Gentile Ministro Catalfo,
sono un “navigator”, assegnato dallo scorso mese di settembre ad un Centro per l’impiego di una grande città italiana.
Le scrivo perché sono stanco dei continui attacchi rivolti direttamente contro noi lavoratori dalla stampa e da alcuni esponenti politici, anche della maggioranza di Governo.
La nostra unica colpa è di aver partecipato ad una selezione pubblica e di essere risultati vincitori. Per questo, siamo costantemente oggetto di critiche feroci, talvolta al limite della diffamazione.
Sembra che la responsabilità del presunto fallimento delle politiche attive del lavoro venga interamente attribuita a noi, contrattualizzati alla fine di luglio 2019.
In realtà, sappiamo bene che le responsabilità dell’attuale situazione del mercato del lavoro italiano arrivano da lontano: risalgono almeno alle riforme degli anni Novanta perseguite in maniera unanime da governi di ogni colore politico.
In questo ambito operano molti soggetti: ANPAL ed ANPAL Servizi, le Province ormai abolite e le Regioni che ad oggi sono le uniche titolari dei servizi per il lavoro, nonché principali responsabili della loro organizzazione. Dall’altra parte le agenzie private per il lavoro che hanno percentuali di intermediazione molto simili a quelle dei Centri per l’Impiego (pur non avendone la rigidità amministrativa), gli enti di formazione e tutti i soggetti della Rete delle Politiche Attive del Lavoro (INAPP, scuole, Enti locali).
I 2.850 collaboratori assegnati ai Centri per l’Impiego, ultimi arrivati, hanno svolto le mansioni loro assegnate in assistenza tecnica alle Regioni, ed hanno continuato a svolgerle anche durante l’emergenza sanitaria, tra mille difficoltà, e non possono essere il capro espiatorio per nessuno.
Come Lei ben sa, nell’ambito del Reddito di Cittadinanza, per la prima volta in settant’anni, sono stati messi soldi e risorse nei servizi pubblici per il lavoro, ispirandosi ai migliori modelli europei.
I “navigator” sono stati assunti per supportare i servizi per il lavoro regionali, sotto-dimensionati rispetto agli standard europei. Il processo è complesso ed insidioso, visto il gran numeri di detrattori strumentali e di “competitor” interessati a farlo fallire.
Pertanto, chiedo a Lei ed al Governo di garantire le condizioni politiche affinché questo processo di rafforzamento dei servizi pubblici per il lavoro venga portato avanti: su questo, credo, vi sia sostanziale accordo all’interno delle forze politiche della maggioranza di governo, a prescindere da ogni altra considerazione accessoria.
Si tratta di ristabilire e garantire la dignità di un’intera categoria di lavoratori, altamente qualificati per svolgere il ruolo per il quale si è stati selezionati (anche grazie alla formazione a cura di ANPAL Servizi seguita in questi mesi).
Lavoratori che stanno lavorando con entusiasmo non facendo mai mancare il loro apporto ai Centri per l’Impiego, consapevoli dell’importanza della mission per la quale si è stati contrattualizzati.
Un “navigator”
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