Tonfo per la lira turca che scivola sui minimi, indebolita dalle rinnovate tensioni geopolitiche e dalle ultime mosse della banca centrale.
La lira turca tocca nuovi minimi storici e il cambio USDTRY sfonda quota 8,28 nella giornata di oggi, mercoledì 28 ottobre.
A pesare sul tonfo della valuta di Ankara sono le crescenti tensioni geopolitiche alimentate dalle provocazioni di Erdogan e le ultime decisioni della banca centrale sui tassi di interesse.
La debolezza della lira turca ha quindi raggiunto livelli record, mai così allarmanti. Gli esperti non escludono tempi ancora peggiori per l’economia del Paese.
Lira turca crolla: i motivi
Lira turca sotto i riflettori: la valuta imbocca la via del ribasso segnando nuovi drammatici record. Il cambio USDTRY ha registrato un aumento dell’1,5% nelle ultime 24 ore e di oltre il 5% in una settimana, che rappresenta un indebolimento storico per la divisa turca. In un mese, il cambio ha evidenziato un rialzo del 6,3%.
Anche nei confronti dell’euro il tonfo è significativo. Oggi, la coppia EURTRY sta salendo a 9.69.
La lira turca affonda più di ogni altra valuta dei mercati emergenti ed estende il deprezzamento già in corso da nove settimane, segnando la disfatta più lunga dal 1999. La valuta di Ankara ha perso il 28% del suo valore quest’anno e più del 50% dal 2017.
La svalutazione record della divisa turca è la diretta conseguenza di una combinazione di eventi, che hanno reso molto cupo il clima di fiducia nei confronti della Turchia. Tra i fattori più incisivi sulla debolezza della divisa sono da menzionare:
- aumento dell’inflazione;
- decisione della banca centrale sui tassi di interesse;
- tensioni geopolitiche;
- politica provocatoria di Erdogan contro Francia;
- minaccia di sanzioni USA contro la Turchia.
Nello specifico, investitori e analisti hanno messo in discussione il ruolo della banca centrale dello Stato, dubitando sulla sua capacità di dare sostegno al Paese con la politica monetaria.
Banca centrale turca sotto assedio
La banca centrale turca ha deciso giovedì 22 ottobre di mantenere i tassi di interesse fermi al 10,25%, deludendo le attese di un ritocco al rialzo.
L’istituto ha già speso le riserve di valuta estera più velocemente di qualsiasi altra grande economia in via di sviluppo per cercare di sostenere la lira. Gli investitori stranieri hanno venduto 13,3 miliardi di dollari di azioni e obbligazioni turche quest’anno, il massimo dal 2005 almeno.
Il continuo calo della valuta, inoltre, rischia di alimentare ulteriormente l’inflazione cronicamente alta della Turchia, che il mese scorso era a un tasso annuo dell’11,75%, oltre ad aumentare la pressione sulle società gravate dal debito in valuta estera.
Per questo investitori e analisti hanno accusato la banca centrale di incapacità. Nigel Rendell, analista senior di Medley Global Advisors, ha dichiarato:
“La banca centrale ha seminato confusione e incertezza politica la scorsa settimana e ora sta raccogliendo un’altra grande svendita di valuta”
Scenario in peggioramento
La lira turca sta affondando in acque molto agitate anche a causa dell’atteggiamento bellicoso di Erdogan.
Le tensioni tra Turchia, Unione europea e Stati Uniti hanno esacerbato le preoccupazioni circa la gestione dell’economia da parte di Erdogan e il peggioramento del sentiment verso Ankara.
Il presidente turco ha alzato i toni di provocazione contro la Francia, innescando una battaglia in difesa dell’islam e invitando a boicottare i prodotti transalpini. La reazione indignata di Parigi non ha fatto altro che aggravare i già tesi rapporti turco-europei per la questione delle acque mediterannee contese.
Inoltre, la Turchia ha apertamente sfidato gli Stati Uniti, indignati contro Ankara per l’appoggio militare all’Azerbaigian nella guerra contro l’Armenia e, soprattutto, per la politica di difesa. Erdogan ha acquistato aerei russi, scatenando l’ira di NATO e Casa Bianca. La minaccia di sanzioni è subito giunta da Washington.
In questo contesto, la lira turca rischia di imboccare una strada sempre più al ribasso.
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