Durante la loro lite Trump ha accusato Zelensky di giocare con la terza guerra mondiale: l’Europa ora corre ad armarsi perché è convinta di un imminente conflitto con la Russia.
Siamo più vicini alla terza guerra mondiale dopo la lite di venerdì tra Donald Trump e Volodymyr Zelensky andata in scena - nello stupore generale - nello Studio Ovale?
La clamorosa rottura tra Trump e Zelensky potrebbe essere uno di quegli eventi capaci di entrare di diritto nei libri di storia, con i leader europei che non a caso si sono affrettati a confrontarsi in una fitta serie di vertici e incontri bilaterali.
La domanda che tutti si stanno facendo è questa: lo strappo tra Usa e Ucraina è ricucibile? E se così non fosse, quale sarebbe il destino di questa guerra che da tre anni sta infiammando la parte orientale dell’Europa?
In uno dei momenti più caldi del duro botta e risposta tra Zelensky e Trump, il presidente americano ha ammonito il suo omologo ucraino di “ giocare con la terza guerra mondiale ”, una frase che in quel contesto ha avuto lo stesso effetto di un petardo lanciato in una stanza vuota, ma il rimbombo è stato più assordante soprattutto in Europa.
Il motivo è presto detto: Washington e Mosca ormai sembrerebbero andare a braccetto uniti ora dagli stessi intenti, ovvero gli affari, mentre le maggiori cancellerie del Vecchio Continente sono convinte che la Russia muoverà guerra ai Paesi baltici - membri della Nato e dell’Unione europea - entro il 2029.
Il timore di una terza guerra mondiale è così forte adesso che tutti i Paesi europei stanno accelerando nell’aumentare la propria spesa militare, compresa l’Italia nonostante gli equilibrismi di Giorgia Meloni che ancora non ha deciso da che parte stare.
Il rischio di una terza guerra mondiale
Gli Stati Uniti presto potrebbero chiudere tutti i rubinetti degli aiuti all’Ucraina, lasciando l’onere del sostenere Kiev nella guerra contro la Russia tutto sulle spalle dell’Europa.
In più Elon Musk - sempre più deus ex machina della Casa Bianca - starebbe avallando l’ipotesi di una fuoriuscita degli Usa dalla Nato e dall’Onu, un modo questo per non avere più obblighi negli affari europei e per avere le mani libere in Asia o in Centro America.
Se Trump non dovesse riuscire nel suo intento di arrivare a una pace in Ucraina entro poche settimane, presto l’amministrazione americana potrebbe disinteressarsi totalmente di questa guerra che la Russia sta lentamente vincendo, anche se presto potrebbe sfondare senza più il supporto statunitense.
Per capire il perché dei timori di una terza guerra mondiale che serpeggiano in Europa bisogna andare indietro fino al giugno dello scorso anno, quando l’ormai ex ministro della Difesa tedesco, Boris Pistorius, ha pronunciato queste ormai note parole: “ Vladimir Putin non si fermerà all’Ucraina e quindi dobbiamo essere in grado entro il 2029 di affrontare una guerra ”.
Dopo la lite tra Trump e Zelensky, diversi giornali hanno sottolineato come questa convinzione sia ancora ben radicata non solo in Germania, ma anche nel Regno Unito e in Francia, con Ursula von der Leyen che ha accelerato nello spianare la strada a un massiccio aumento della spesa militare in Europa.
Anche se a livello numerico un esercito europeo sarebbe in grado di competere con la Russia, in caso di una terza guerra mondiale però le nostre truppe si troverebbero ad affrontare un esercito ben rodato e meglio armato, senza considerare l’arsenale nucleare.
La dura realtà dei fatti è che i nostri arsenali sono quasi vuoti e la nostra industria bellica non è all’altezza di quella attuale russa, motivo per cui presto ci indebiteremo pesantemente per poter avere più armi e mezzi.
In sostanza la Russia, sconfitta l’Ucraina, potrebbe approfittare della debolezza europea e del disimpegno americano per invadere altri territori una volta facenti parte del blocco sovietico, un’occasione irripetibile.
Se i timori di Berlino dovessero essere fondati, allora la rottura tra Trump e Zelensky potrebbe veramente avvicinarci a una terza guerra mondiale, anche se Putin mai ha dichiarato - o fatto intuire - di volere andare avanti una volta vinto il conflitto con l’Ucraina.
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