Lo spread detta legge, incubo debito non solo in Italia. Francia verso annuncio shock, più tasse e spending review

Laura Naka Antonelli

2 Ottobre 2024 - 19:30

È il nostro colossale debito la spada di Damocle che pende sulla nostra testa“, ha sentenziato il primo ministro francese Michel Barnier.

Lo spread detta legge, incubo debito non solo in Italia.  Francia verso annuncio shock, più tasse e spending review

Il governo di minoranza di Michel Barnier si appresta ad annunciare una manovra monstre per la Francia, alle prese con conti pubblici sempre più disastrati, caratterizzati da livelli di debito e deficit record della storia.

All’indomani del discorso con cui il premier francese, parlando al cospetto dell’Assemblea Nazionale del Paese, ha lanciato un nuovo allarme sulle casse dello Stato, un articolo di Bloomberg ha quantificato in 60 miliardi di euro circa l’insieme delle misure che l’esecutivo che si è appena insediato potrebbe annunciare per rimettere in riga le finanze pubbliche.

Le misure sono tali da far tornare alla ribalta quello che è stato uno dei vocaboli del dizionario della finanza mondiale più utilizzati nel periodo della crisi dei debiti sovrani, ovvero il termine “austerity”.

L’obiettivo, infatti, è tagliare la spesa pubblica e imporre tasse più alte.

A decidere, ancora una volta, sono gli stessi mercati, per la precisione lo spread: in questo caso lo spread OAT-Bund a 10 anni che, dopo essersi infiammato oltre la soglia di 80 punti base nei giorni precedenti le elezioni anticipate di fine giugno-inizi luglio, si era ristretto, per poi tornare nelle ultime settimane ad avvicinarsi di nuovo a valori allarmanti.

Francia: Barnier non indora la pillola dell’austerity in arrivo

D’altronde, Barnier ieri non aveva certo indorato la pillola dell’austerity in arrivo, rivolgendosi ai parlamentari francesi:
È il nostro colossale debito la spada di Damocle che pende sulla nostra testa ”.

L’imperativo, per il governo francese, è riconquistare la fiducia dei mercati, per la precisione di chi investe nei suoi titoli di stato OAT: una fiducia che è stata affossata prima dall’annuncio shock delle elezioni anticipate, arrivato subito dopo l’esito del voto europeo dal presidente Emmanuel Macron, poi, negli ultimi giorni, da una crisi politica che non solo non è stata risanata, ma che si è fatta ancora più conclamata, con la nascita di un governo, quello guidato dall’ex Commissario Ue Michel Barnier, che a mala pena riuscirà a rimanere in piedi.

Per quanto zoppicante, questo governo deve mettersi tuttavia all’opera, per dimostrare all’Unione europea (e ai mercati) di riuscire a fare i compiti, ovvero ad allinearsi alle nuove regole-soglie del debito e del deficit che sono ripiombate nel blocco, dopo una pausa di tre anni, dovuta prima all’esplosione della pandemia Covid-19, poi alla guerra in Ucraina.

I mercati, si sa, non perdonano i conti pubblici fuori controllo, come ha dimostrato più volte il caso dello spread BTP-Bund in Italia. E stavolta anche Parigi sarà costretta a mettere la propria spesa pubblica a dieta, per evitare che un attacco speculativo contro i suoi OAT finisca per innescare un circolo vizioso fatto di spese di interessi sul debito sempre più imponenti, che finiscano per dare il colpo di grazia alle sue finanze.

Che in Francia ci fosse aria di patrimoniale e di tasse più alte era chiaro già da qualche giorno.

Il sospetto è stato rafforzato nella giornata di ieri quando, nel suo discorso all’Assemblea Nazionale, Barnier ha detto che l’obiettivo del governo è “di ridurre il deficit al 5% (del Pil) nel 2025...per far sì che la soglia del 3% - quella decisa dal nuovo Patto di stabilità e di crescita UE entrato in vigore nell’aprile di questo anno - venga raggiunta nel 2029”: praticamente, ha ricordato il primo ministro, due anni dopo rispetto a quanto era stato inizialmente pianificato.

Barnier ha cercato di rassicurare chi paventa il peggio per le sue tasche, annunciando che due terzi dei tagli che il governo ha intenzione di varare arriveranno con la “riduzione della spesa”, dunque con l’esito della spending review.

Allo stesso tempo, il governo “chiederà alle grandi aziende che fanno grandi profitti di contribuire alla ripresa” della Francia.

Che dire invece dello spettro della patrimoniale? Oggi a fare maggior chiarezza è stato il ministro delle Finanze Antoine Armand, ribadendo che i contribuenti che appartengono alle fasce basse e medie di reddito non saranno toccati, e confermando allo stesso tempo che le imposte più alte colpiranno la fascia alta di reddito, i cosiddetti “ricchi”.

Armand ha parlato di “ uno sforzo eccezionale e temporaneo ” che sarà chiesto ai cittadini con “redditi estremamente elevati”, chiedendo ai contribuenti più benestanti di blindare la Francia, il suo debito e di conseguenza i suoi titoli di stato OAT con “ un contributo speciale ”.

I 60 miliardi di euro di tagli del governo Barnier dovrebbero dunque concretizzarsi in 40 miliardi di euro di tagli alla spesa pubblica e di 20 miliardi di più tasse.

Per quanto riguarda la mannaia che calerà sulla spesa pubblica, fonti vicine a Politico hanno riferito che Parigi colpirà le spese dei vari ministeri, provvedendo anche a posticipare l’indicizzazione delle pensioni all’inflazione fino al prossimo luglio e a rendere “più efficiente il sistema sanitario”.

Tutto, per far scendereil deficit-Pil della Francia dal 6,1% atteso per il 2024 almeno al 5%, nel corso del 2025, per poi andare avanti nel sentiero virtuoso di aggiustamento dei conti, allentando la piaga del debito pubblico da 3 trilioni di euro.

A conferma del fatto che lo spread detta legge, la notizia di una manovra pesante in arrivo e le varie indiscrezioni hanno frenato la speculazione che era tornata ad attaccare i titoli di stato francesi OAT.

Ma il grafico di Bloomberg conferma l’ansia che continua a persistere tra gli investitori che guardano al debito francese.

I tassi degli OAT a 10 anni sono scesi fino al 2,79%, complice il rally che ha interessato a partire dalla giornata di ieri tutti i titoli di stato dell’area euro, dopo la pubblicazione del dato relativo all’ inflazione dell’area euro di settembre.

Ma anche, evidentemente, a causa dell’impegno di Michel Barnier a eseguire i diktat di Bruxelles, nel caso specifico della Francia.

L’articolo di Bloomberg fa notare infatti che, se lo spread Francia-Germania si è ristretto a 78 punti base, è stato proprio perchè Parigi ha dato il segnale di voler ottemperare alle richieste dell’Ue. Detto questo, è stato rimarcato anche come il differenziale continui a oscillare ai livelli record in più di 10 anni.

Parigi si muova”: è l’appello che arriva dai mercati che, nelle ultime settimane, hanno allentato la presa ribassista sugli OAT non per i meriti della Francia, quanto per la prospettiva dell’arrivo di nuovi tagli dei tassi da parte della Bce di Christine Lagarde. Che, di nuovo e suo malgrado, continua a blindare i titoli di stato dell’Eurozona.

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