Lo spread non tiene conto della ricchezza degli italiani: la falsa narrazione del debito pubblico

Vincenzo Imperatore

4 Settembre 2024 - 07:05

Se considerassimo il rapporto tra il debito pubblico e la ricchezza finanziaria netta delle famiglie, l’Italia si collocherebbe solo all’undicesimo posto tra i Paesi del G7 e dell’Eurozona.

Lo spread non tiene conto della ricchezza degli italiani: la falsa narrazione del debito pubblico

Spesso, ci convinciamo di alcune idee senza prendere il tempo di guardare i numeri veri. Questi pensieri diventano poi pregiudizi che influenzano il modo in cui vediamo la realtà. Un esempio classico è il debito pubblico dell’Italia. Sentiamo spesso dire che il nostro Paese è troppo indebitato, che spendiamo troppo e che per questo dobbiamo pagare un prezzo alto. Ma se guardiamo bene i numeri e li confrontiamo con quelli di altri Paesi come Francia e Germania, ci rendiamo conto che la realtà è molto diversa da come ce la raccontano.

In Europa, si parla spesso di quanto ogni Paese deve restituire a chi gli ha prestato soldi, ovvero il debito pubblic. L’Italia è sempre al centro di queste discussioni, ma se confrontiamo la nostra situazione con quella di Francia e Germania, vediamo che c’è qualcosa di strano. Nel 2022, i debiti di Francia e Germania messi insieme erano più del doppio del nostro: ben 5.515 miliardi di euro contro i nostri 2.758 miliardi. Eppure, l’Italia ha dovuto pagare 83 miliardi di euro in interessi, cioè più di quanto hanno pagato insieme Francia e Germania (77 miliardi).

Nel 2023, la situazione è rimasta quasi la stessa. I debiti di Francia e Germania sono saliti a 5.724 miliardi, mentre quello italiano era di 2.863 miliardi. Nonostante questo, l’Italia ha pagato quasi la stessa cifra in interessi rispetto ai due Paesi messi insieme: 79 miliardi contro 84 miliardi. Questo succede perché l’Italia paga tassi di interesse molto più alti rispetto a Francia e Germania. Nel 2022, il nostro tasso era del 3,1%, mentre la Germania pagava solo l’1,1% e la Francia l’1,8%. Anche nel 2023, la differenza è rimasta: l’Italia pagava il 2,9%, mentre Germania e Francia solo l’1,4% e l’1,6%.
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