Per Unioncamere a luglio le aziende non riescono a fare 245mila assunzioni e per il ministro Calderone da noi ci sono 1,5 milioni di posti di lavoro liberi: sempre colpa del reddito di cittadinanza?
In Italia mancano i lavoratori anche ora che è stato cancellato il reddito di cittadinanza. I dati snocciolati dal ministero del Lavoro e dalla titolare del dicastero Marina Elvira Calderone parlano chiaro, solo che adesso l’argomento non sembrerebbe far più notizia visto che è stato raggiunto l’obiettivo dello stracciare il tanto indigesto assegno ora sostituito dall’enigmatico assegno di inclusione.
“Non è vero che in Italia non c’è lavoro - ha dichiarato il ministro Calderone lo scorso 6 luglio in occasione del Forum in Masseria a Manduria -. Le aziende hanno 1,5 milioni di posti di lavoro, dobbiamo trovare i lavoratori”.
Pochi giorni dopo è stato reso noto il Bollettino del Sistema informativo Excelsior, realizzato da Unioncamere e dal ministero del Lavoro. Stando a quanto si legge a luglio si attesta al 48,4% la difficoltà di reperimento dei profili ricercati dalle imprese dovuta prevalentemente alla mancanza di candidati.
In sostanza soltanto in questo mese di luglio le imprese non riescono a trovare 245.000 lavoratori, quasi la metà del totale dell’offerta: nel 32,3% dei casi il motivo è la mancanza dei candidati, con decine di migliaia di offerte di lavoro che cadono nel vuoto.
Non si odono però le lamentele dei Flavio Briatore di turno come fatto nel 2022 “i giovani non vogliono lavorare, colpa del reddito di cittadinanza”, con il ministro del Turismo, Daniela Santanchè, che ad aprile raggiante ha voluto sottolineare che “per i lavoratori stagionali c’è stato un incentivo gigantesco: abbiamo tolto il reddito di cittadinanza”. Evviva.
Per Santanchè la “situazione sta un po’ migliorando rispetto agli anni scorsi”, peccato che per la collega di governo Calderone manchino all’appello 1,5 milioni di lavoratori in Italia e solo a luglio per Unioncamere le imprese non riescono ad assumere un lavoratore su due.
Mancano lavoratori anche senza reddito di cittadinanza
Da quando è in carica il governo Meloni - oltre a prorogare alcune misure già in essere - ha messo in campo sostanzialmente solo due misure dal forte impatto economico: cancellare il reddito di cittadinanza e togliere gli sconti per il carburante e per le bollette. Non il massimo per una premier che viene dalla destra sociale.
La mancanza dei lavoratori è stato uno dei leitmotiv con cui il governo ha attaccato il reddito di cittadinanza, ma ora che la misura è stata superata le aziende continuano a far fatica ad assumere e restano tantissimi i posti di lavoro tuttora vacanti.
Il ministro Calderone e tutto il resto del governo farebbero bene a leggere quali sarebbero le professioni con il mismatch più elevato stando a quanto scritto a luglio dal Borsino delle professioni del Sistema Informativo Excelsior.
- operai specializzati 65,7%;
- professioni tecniche 54,3%;
- dirigenti e le professioni intellettuali, scientifiche e con elevata specializzazione 51,1%.
Entrando più nel dettaglio, per le imprese sarebbe praticamente impossibile trovare operai addetti a macchinari dell’industria tessile e delle confezioni (77,8%) oppure dei tecnici in campo ingegneristico (64,5%).
Del resto basta dare uno sguardo a cosa propongono i pochi corsi di formazione partiti - pizzaioli per gli uomini ed estetiste per le donne - per capire dov’è il problema di fondo del lavoro in Italia: manca la specializzazione, mentre i pochi laureati che produciamo spesso preferiscono trasferirsi all’estero attirati da stipendi più alti e una maggiore meritocrazia.
Chi ci amministra però non solo vive distaccato dalla realtà ben rinchiuso nel proprio mondo ovattato fatto di social e autoreferenzialità, ma sembrerebbe essere incapace anche di comprendere i dati elaborati dai propri ministeri: gli italiani così sembrerebbero continuare a essere sfaticati anche senza il reddito di cittadinanza, il tutto mentre la produttività nel nostro Paese continua a calare senza che il governo batta un ciglio.
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